Come sviluppare il Welfare Aziendale nelle Pmi?

Creato il 21 marzo 2016 da Propostalavoro @propostalavoro

Per dare un vero Welfare Aziendale a tutti i lavoratori italiani bisogna aprire le porte alle PMI. È infatti proprio in queste mini-aziende sotto i dieci dipendenti, cuore pulsante della nostra economia, che si trova metà della forza lavoro d'Italia. Aziende a cui è necessario portare le innovazioni ed i vantaggi del Welfare Aziendale.

Ma come aggirare il problema dei costi, spesso proibitivi per queste realtà produttive? Una possibilità che il paese ha esplorato negli ultimi anni è l'aggregazione in reti di impresa.

La rete di impresa è “un accordo che consente alle imprese di mettere in comune delle attività e delle risorse, allo scopo di migliorare il funzionamento di quelle attività, il tutto nell’ottica di rafforzare la competitività dell’attività imprenditoriale.”

Questo tipo di aggregazione permette al gruppo di PMI di competere sul mercato ed agire come una sola realtà, all'interno della quale può sicuramente essere più facile adottare sistemi di Welfare Aziendale. Welfare che, aprendosi all’esterno, può diventare Welfare di Comunità, capace di dialogare e creare legami con il territorio grazie a servizi calibrati ad hoc sulle economie e sulle condizioni sociali della realtà locale.

Quale dovrà essere quindi il principale obiettivo per le Pmi in questo ambito?

Le Pmi dovranno porsi come finalità essenziale quella di creare reti di comunicazione e condivisione reciproca che possano creare strategie vincenti finalizzate al benessere dei dipendenti e alla conciliazione tra vita familiare e lavoro.

Un’opportunità per queste imprese potrebbe venire dai finanziamenti erogati da bandi pubblici e privati, come quello proposto dalla Fondazione Cariplo, Welfare in Azione, che premia le migliori idee progettuali in ambito Welfare presentate da reti di impresa pubbliche e private con finanziamenti triennali e concrete azioni di accompagnamento da parte della Fondazione stessa.

Proprio il sostegno e il supporto continuo, che venga da enti erogatori privati come le società di consulenza in ambito Welfare o dalle istituzioni pubbliche, sarà fondamentale nell’aiutare le Pmi in questa fase di rinnovamento!

Bisognerà fornire ad esse strumenti sia tecnici, quali piattaforme online in cui gestire i propri servizi, sia consulenziali, come nel caso delle azioni di accompagnamento previsti dai bandi descritti in precedenza, adeguati e calibrati su misura per la progettazione di piani di welfare che si rivelino vantaggiose sia per il datore sia per i dipendenti e aiutarle nel diffondere la cultura di un welfare aziendale che riesca a venire incontro alle esigenze della popolazione lavorativa attraverso interventi concreti e mirati su tematiche quali, ad esempio la sanità e la previdenza integrativa, l’istruzione o l’assistenza alle madri lavoratrici.

E’ necessario creare una nuova cultura d’impresa che possa rispondere in modo efficace e sostenibile alle nuove esigenze dei lavoratori: in questo senso un aiuto importante potrebbe venire dalle nuove normative introdotte dalla Legge di Stabilità 2016 in ambito Welfare.

Nuovi spazi di manovra, come la possibilità di utilizzare i voucher per servizi legati alla famiglia e all’istruzione, l’inserimento all’interno dei benefit esenti da tassazione dei servizi per gli anziani non autosufficienti e la rimozione del vincolo di volontarietà per l’erogazione di alcuni beni a “finalità sociale”, potrebbero presto diventare “leve” efficaci per facilitare l’implementazione di pacchetti di Welfare Aziendale anche all’interno delle Pmi.

Ignazio Morali