AMO è un'esposizione permanente situata a Palazzo Forti, inaugurata nel 2012 ed espressamente dedicata a valorizzare e divulgare la produzione operistica italiana. All'interno del percorso di visita si alternano fotografie d'epoca, lettere, libretti e bozzetti realizzati dai compositori o dagli impresari che, nel corso degli anni, hanno contribuito a far crescere la tradizione del melodramma nel nostro Paese.
Accanto a contributi tradizionali, però, AMO offre anche molte risorse digitali e interattive: oltre alla musica lirica che accompagna il visitatore per tutto il percorso, alcune aree sono dedicate alla visione di filmati e interviste attivabili dallo spettatore stesso tramite una tecnologia touch; la tappa più sorprendente del percorso è costituita da una sala scura riempita di leggii da orchestra, toccando i quali è possibile avviare l'ascolto delle più celebri arie operistiche e far scorrere foto d'epoca che documentano le rappresentazioni passate, fin dagli inizi del Novecento.
"Il concetto guida del nuovo Museo è accompagnare il visitatore attraverso il sorprendente processo creativo della messa in scena di un'opera: dal primo schizzo alla rappresentazione teatrale, dalla stesura del libretto alla scrittura della partitura, dal disegno delle scenografie e dei costumi alla preparazione dei cantanti, sino all'effettiva produzione teatrale"Così recita il comunicato stampa dedicato alla mostra, rendendo al meglio l'idea che si prova attraversando le sale del museo: passando da un ambiente all'altro superando porte chiuse da tende di velluto che, oltre ad avere una funzione di isolamento acustico, ricreano le atmosfere teatrali, si ha la sensazione di passeggiare dietro le quinte degli spettacoli, fra progetti, costumisti, autori di libretti e musicisti. AMO raccoglie numerosi spartiti e disegni e dedica una sala alle scenografie di Aida, un ambiente in cui confesso di essermi sentita in un ambiente sacro, come se fossi entrata in un tempio faraonico reale.
Fra le risorse mutimediali più curiose c'è una LIM musicale in cui è possibile seguire lo spartito selezionando le voci di tre interpreti diversi sulla stessa melodia, cogliendone le sfumature e potendo raffrontare voci differenti legati ad uno stesso personaggio. Scorrendo fra i costumi, poi, si rimane impressionati dalla ricchezza delle stoffe e dai particolari, curatissimi sebbene lo sguardo dello spettatore, dal suo posto lontano in platea, non li possa cogliere.
Ma non voglio dilungarmi sullo specifico di questo museo, bensì lodare l'originalità di tutte quelle strutture che, pur nel rispetto dell'essenza dell'arte che espongono, si dimostrano in grado di presentarla con strumenti nuovi, variegati e che invitano il visitatore ad una fruizione attiva: nell'era del digitale, delle immagini e dell'interazione uomo-macchina, il museo virtuale può essere forse la soluzione per attrarre un pubblico bisognoso di stimoli.
Sono però curiosa di sapere se avete mai visitato musei interattivi (di qualsiasi genere), cosa ne pensate e se avete qualche particolare struttura di questo genere da segnalare!
C.M.
NOTE:
Le foto raccolte in questo articolo sono tratte dal sito ufficiale di AMO.