"come un cane in chiesa", leggendo don andrea gallo
Creato il 06 giugno 2013 da Alessandro @AleTrasforini"Le parole ribelli del Vangelo - [...] ho scelto di raccontare in questo libro le pagine più radicali e scandalose dei quattro Vangeli, quelle che amo di più, quelle a cui mi aggrappo da sempre, [...]. Mi auguro che almeno una di queste 'schegge' possa diventare nel cuore di chi legge una 'buona novella' dei miti e degli umili, che soprende e scuote, diverte e rincuora.[...]"
Attraverso le parole di Don Andrea Gallo, corredate dalle vignette di Vauro, vengono commentati passi del Vangelo e delle Scritture ritenute dimora implicita di "cani in chiesa" oggi (purtroppo) tremendamente dimenticati: barboni, sbandati, trans, senzalavoro e senzadiritti solo per citarne alcuni. Le colpe di queste dimenticanze a chi vanno attribuite? A chi spettano le colpe per aver ucciso e/o colpito mortalmente fasce deboli(ssime) come quelle sopra citate Le cause di questi comportamenti vanno ricercate, parafrasando il compianto prete, nella "[...]società del perbenismo di facciata[...]" che ha trasformato tutto e ribaltato qualsiasi valore possibile ed immaginabile. Il viaggio di questo "cane" in chiesa si snoda, silenzioso ma efficace, lungo una serie di ostacoli impervi e votati (forse) all'impedire moti di demolizione di questa società "di facciata", qualsiasi possano essere i volti ed i sentimenti da assegnarle:
I. "Il giorno del giudizio" - Avevo fame e mi avete dato da mangiare: risuonano come lampi a ciel serenissimo le parole del prete ribelle, secondo cui è opportuno adoperarsi per ritrovare nella società e nei suoi squilibri da migliorare una forma anche embrionale di speranza per un domani diverso e rinnovato. Tutto questo percorso è svolto alla ricerca della misericordia vera, di quella forma di "pietas" oggi soffocata da quei troppi valori "di facciata" che si è soliti ribadire e difendere solamente a parol(acc)e;
II. "Anche i trans ci precederanno" - I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio: consapevole della (pre)potenza delle sue parole, il "prete da marciapiede" ha continuato a ribadire fino all'ultimo le sue convinzioni: "[...] I miei lettori sanno che quel che faccio e dico dà fastidio a più di un benpensante. Don Gallo? Quello che parla solo di pu..ane e tossici? Ma pensi a fare il prete, che è meglio! Sono parole che sento dire nei miei confronti da anni, ma vorrei rassicurare quelli che nutrono per me simpatia umana: sono critiche che non toccano minimamente le mie convinzioni più profonde.[...]" Il punto fondamentale di un capitolo di indagine e denuncia si muove attorno a pochissimi valori chiave: uguaglianza, equità e recupero della dignità umana che deve (dovrebbe) essere assegnata (di diritto?) ad ogni essere umano (e non solo!);
III. "Beatitudini e felicità" - Beati gli operatori di pace: quale miglior augurio può essere dato oggi quando, senza retorica alcuna, si è soliti dire "siate felici"? Chi può definirsi realmente "felice"? Attraverso quali "strumenti" può essere costruita questa "felicità"? Dove dimora questo sentimento che sembra trovare alloggio addirittura in uno "Stupido Hotel" cantato da un Vasco che ha perduto l'amore? Possono esistere "tre C" per riequilibrare e restituire concetti importanti e di felicità? E' possibile diventare "felici" rendendo meno tristi gli altri? "[...] Sarebbe questa la giustizia umana? Sarebbe questo il cosiddetto sviluppo? Un abominio che prevede che per far crescere la qualità della vita di una parte del mondo l'altra si debba impoverire proporzionalmente? La frase latina 'a ciascuno il suo' è diventata 'a ciascuno il suo destino'. Se ti va bene, perchè nato nel nord del mondo, allora sei benestante e fortunato, se sei nato nel Sud del mondo, allora sei destinato alla fame ed alla miseria.[...]"
IV. "I sepolcri imbiancati di oggi" - Guai a voi, scribi e farisei ipocriti: a chi rivolgere il pacato epiteto di "sepolcri bianchi", storicamente sinonimo di fosse comuni di raccolta dei cadaveri coperte da pietre e calce bianca? Nell'attualizzare tale definizione, le parole del prete trovano troppo eloquente capacità chiarificatrice: "[...] E chi sono i sepolcri imbiancati di oggi? Non ho dubbi, sono i 'rispettabili' giocatori che muovono le pedine sulla scacchiera del mondo e tutte le incarnazioni del potere avido e perverso. E quando parlo di potere, intendo ogni genere di lobby di interesse: la politica, la finanza, le mafie dei colletti bianchi, le logge occulte, le caste degli ordini professionali...E, naturalmente, l'istituzione temporale della Chiesa, il primo tra i poteri ad essere ipocrita![...]" La denuncia di certi ripetuti crimini è un'attività da compiere, stoicamente e continuamente, per consegnare alla storia testimonianze importanti con cui scongiurare il ripetersi di certi orrori: quali strumenti utilizzare? Quali convinzioni (auto)alimentare per sentirsi meno soli e meno silenziati in questo combattimento? Fratellanza, dovere civico, ricerca della verità o capacità di arginare gli abusi di potere;
V. "Quelli che si credono 'a posto'" - Non sono venuto a chiamare i giusti: Quale lessico della speranza assegnare ad un tempo (apparentemente?) senza riscatto come quello contemporaneo? Quali parole riabilitare e riutilizzare per cercare di riscrivere un futuro diverso? "[...] In questi ultimi anni non si è fatto altro che parlare di crisi economica, di recessione, di tagli e di disagi, come se i poveri non facessero già da sempre sforzi sovrumani per vivere decentemente. La parola che sento dire da ogni parte è: sacrifici. Possibile che la politica non riesca a ritrovare un lessico della speranza? [...]" Basta dare voce a chi è mut(ilat)o per inaugurare un futuro migliore? Serve davvero combattere l'odio verso il fratello più prossimo? Quanto sforzo è necessario compiere per lasciarsi alle spalle certi 'vizi'?
VI. "A tavola con gli ultimi" - Conduci qui poveri, storpi, ciechi e zoppi: quali confini e quali voci si nascondono dentro coloro che cercano di lottare quotidianamente per restituire credibilità ed onore al mai cessato grido dei poveri? Quali colpe abbiamo come esseri umani, immersi in un tempo sempre più assurdo ed assurdamente frettoloso? "[...] Gli uomini di oggi, storditi dal rumore della loro vita, afferrati dall'ingranaggio dei propri affari, non sentono più il grido dei poveri. Passano accanto alla miseria senza vederla. Stanno troppo bene per capirla. Hanno troppo da fare per fermarsi. [...]" Sono ragioni veritiere o scuse retoriche e parzialmente (completamente) smentibili alla luce del numero sempre più esteso ed allargato di poveri?
VII. "Uomini che odiano le donne" - Chi di voi è senza peccato...: quale futuro attende la donna tradita e svilita sempre più spesso da forme indicibili ed assurde di quella forma di violenza travestita da "amore"? Quale domani attende quell'arcaico insieme di "reticolati" che tengono ancorati uomini e donne a forme cristallizzate di sessualità sempre identicamente valide per ogni tempo? Quali forme di educazione reale e realmente aperta è necessario insegnare per abituare le generazioni (passate e future) al rispetto nei confronti del corpo? Quante e quali cure spirituali è opportuno assegnare agli esseri umani bisognosi di punti di riferimento? "[...]La parola che usavano i primi cristiani per esprimere il perdono era 'metanoia',, che vuol dire letteralmente 'tagliar la testa e metterne una nuova', cioè cambiare idea, cambiar pensiero: questa è la vera penitenza, la vera conversione, la vera riconciliazione. Cambiare la testa e metterne una nuova: la dignità umana, la dignità dei figli e delle figlie di Dio, è a portata di mano. Cosa aspettiamo a prendercela?[...]"
VIII. "Gli altri siamo noi" - Amerai il tuo prossimo come te stesso: Cosa potrebbe accadere qualora fosse vero fino in fondo il modificato detto secondo cui si dice "Ama il prossimo, è te stesso"? Basta credere nell'uomo, recitando magari quanto riportato dal grandissimo Faber nella canzone "Laudate hominem"? "[...] Laudate hominem./ No, non voglio pensarti figlio di Dio ma figlio dell'uomo, fratello anche mio. Ma figlio dell'uomo, fratello anche mio./ Laudate hominem.[...]" Quale sarebbe il punto di vista dell'essere umano credente (e non?) qualora al posto di "peccato originale" ci fosse la "benedizione originale"? "[...]Anzichè di peccato originale, io preferisco parlare di una 'benedizione originale' di Dio su ogni uomo che nasce, e questa benedizione originale, che riguarda tutti gli esseri umani, è l'immagine e somiglianza con Dio e la capacità di scegliere il bene. Certo, rimane il mistero della fragilità umana, della sua parte oscura.[...]" Quali confini può avere l'impronta d'amore che caratterizza l'essere umano? A quanto serve credere nell'amore, avendo rispetto anche per sè stessi e per l'insieme di beni comuni che sono (oggi più che mai) da difendere con ogni sforzo possibile?
IX. "Se l'altra guancia brucia" - Amate i vostri nemici: quale può essere la definizione di 'nemico'? Quanto può distanziarsi dal concetto di 'altro', semplicemente 'differente' dal nostro punto di vista abitualmente usato per guardare il mondo? Quali sono i "credenti credibili"? Dove sono nascosti, se esistono ancora? Può essere la mancanza d'amore il principale peccato esistente oggi? Basta solo questa cosa ad uccidere il mondo, giorno dopo giorno? Quante e quali verità ha il punto di vista di chi è 'altro' differente da noi? Se l'amore è un sentimento inestimabile ed incommensurabile, quali confini e quali voci è necessario utilizzare per circoscrivere il significato del cosiddetto 'amore a perdere'? "[...]L'accoglienza dell'altro [...] è pratica dell'amore puro; un amore che non si nutre di pratiche devozionali, ma di gesti concreti: compagnia, soccorso, condivisione. E' un amore puro perchè i barboni, gli stranieri ed i disperati non potranno mai contraccambiare, ma proprio per questo la pratica di questo genere d'amore ci rende più umani e forse ci renderà degni, un giorno, di contemplare il volto di Cristo.[...]"
X. "La provvidenza non dimentica" - Guardate i gigli del campo: Quali forme di spiritualità e capacità di introspezione restano, nell'essere umano, in questi tempi di tragedie ed affanni collettivi senza apparente fine? La maledizione delle "tre A" sembra incombere sull'essere umano, finendo per devastare qualunque buona intenzione e bell'anima: apparire, appropriarsi ed avere. Questa maledizione ci ha definitivamente privato dell'etica dell'essere? Quali e quanti veli oscuri sono stati calati (definitivamente?) su creatività e laboriosità umane? E' possibile una qualsivoglia forma di riscatto e riconquista del bene comune? Quali confini avrà il dolore di esistere che l'umanità si trascina avanti sin dai tempi del decadentismo? A quali livelli l'essere umano riuscirà ad abitare il presente per migliorare il futuro, proprio e della collettività intera?
XI. "Una lezione di laicità" - Date a Cesare quel che è di Cesare: quali confini assegnare al rapporto fra Stato e Religione, all'insegna di valori fondamentali quali laicità ed onestà intellettuale? Possono convivere e convincere forme di rispettosa ricerca di un equilibrio fra credenti, scettici e totalmente estranei a qualsiasi forma di fede? Si tratta di una soluzione davvero così difficile da ricercare? "[...]Nel baratro dell'attuale scarsità globale di verità e giustizia, in cui tutto puzza di menzogna, la vigilanza e la denuncia sono la nostra unica salvezza. Vigiliamo affinchè il nostro Cesare amministri bene, con giustizia e lungimiranza.[...]";
XII. "Chiesa e Potere" - Chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti: quali sono i punti deboli del potere temporale, per una Chiesa che deve essere riformata e modificata per poter ritornare ad essere credibile agli occhi della collettività intera? Quanto c'è di attualmente vero nel detto secondo cui è necessario essere "ultimi fra gli ultimi"? Quando potrà essere completata la transizione da obbedienza ad autenticità?
A seguito di tante letture, altrettante domande. A seguito di tante testimonianze, altrettante riflessioni. A ricordo di un "prete da marciapiede" che, fino all'ultimo, ha cercato di lottare per difendere la sua forma di verità. Ciao, Don.
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