E cosi’, e’ finita la mia avventura di salaryman. Oggi e’ il mio ultimo giorno di lavoro in Giappone. Restituiti il badge e la divisa della Spectre, mi dirigero’ verso la stazione di Shinagawa, dove prendero’ il bagaglio lasciato nel locker e mi imbarchero’ nel Narita Express in direzione (of course) Narita.
Domani nel primo pomeriggio dovrei atterrare all’aeroporto di Venezia. Da quel momento e per dieci giorni mi aspettano spritz, i tramezzini di Mestre, gli amici, il cibo di mamma, la pizza, e – sembra, almeno per questo weekend – la pioggia.
Ma non importa. Riflessioni sugli eventi di oggi e degli scorsi giorni non mi sento di farne, non ancora. Sto per salutare amici con cui ho condiviso momenti fantastici, per anni, e non ci voglio ancora pensare. Sto per lasciare il paese dove avrei voluto vivere da sempre, e lo faccio per motivi validi, di sicuro, credo, forse, non so.
Ma la vita e’ troppo corta per perdere tempo in chiacchiere. La Metropoli Tentacolare ti succhia il tempo e le energie, come un sogno psichedelico in cui non vai avanti ne’ indietro, ma resti sempre li’, intrappolato tra le luci, le giappine e il cemento mentre gli anni ti corrono via.
Sono sceso dalla giostra, prima che fosse troppo tardi. Non me ne pento, perche’ al di la’ dell’orizzonte, oltre i confini della Metropoli c’e’ molto altro da vedere e da vivere. E’ che se smetto di darmi ragioni e di cercare di convincermi, mi viene da sentirmi un po’ cosi’, vedete. Come un diciassettenne innamorato e confuso che rompe con la sua ragazza per motivi che, in fondo, non sa bene neanche lui quali siano.