"Ti pareva!" Esclama una volta in strada.
Piove.Apre l'ombrello e cammina svelta verso la salumeria, sperando di non scivolare, sperando di non bagnarsi troppo."Buongiorno". Saluta entrando mezza fradicia."Buongiorno! - ricambia il saluto il salumiere. - Visto che tempo?""Già". Mormora lei."E, dimmi, come procedono gli studi?" S'informa lui.Ata lo guarda tesa."Bene. - risponde. - Vorrei un etto di prosciutto, per piacere".Il salumiere comincia a fettare allegro il prosciutto."Eh, certo che preparare un esame in quindi giorni non è facile". Considera lui.Ata drizza le orecchie."E lei come lo sa?" Domanda sorpresa.Il salumiere ride divertito."Ciao Ata!" Esclama una signora entrando."Buongiorno". Risponde lei educatamente."Stai studiando? - s'informa l'altra. - La data si avvicina".Lei la guarda sbalordita.Ma come fanno tutti a sapere che dovrà sostenere un esame a breve?"Buongiorno!" Saluta la signora Rosetta entrando.Certo, come ha fatto a non pensarci prima."Buongiorno". Ricambia il saluto prendendo svelta la pasta e l'olio dagli scaffali.La signora Rosetta le si avvicina baldanzosa."Come vanno gli studi, piccola? - domanda con finta apprensione. - Ti ho sentita l'altra sera, sai? Hai lanciato un urlo, che sembrava ti volessero mangiare i cannibali".Ata arrossisce e abbassa gli occhi."Vanno. - risponde. - Mi può dare un pezzo di pane?" Chiede poi al salumiere.Ha fretta di andare via.Non vuole restare sotto le grinfie della signora Rosetta un minuto di più."Dai, - la incoraggia l'altra, - un altro piccolo sforzo e poi prenderai anche tu questa benedetta laurea!"Ata serra le labbra nervosa."Il conto, per piacere". Dice al salumiere."Mia nipote si è laureata ieri". Continua la signora Rosetta. "Auguri!" Esclama l'altra signora affianco a loro.Lei le fa gli auguri distrattamente mentre paga il conto."Ha ventitré anni". Butta lì la signora pettegola.Ata ingoia il rospo, aspetta il resto e non risponde.Che tortura!"Vabbe' - insiste la signora, - mia nipote è un fulmine, mi rendo conto che per te sia più difficile..."Lei si gira di scatto come punta da uno spillo. "In che senso per me è più difficile? - chiede rabbiosa. - Guardi che ci arrivo anch'io alle cose, sa?""Certo". Accondiscende la signora facendo una risatina beffarda.Ata ha i nervi a fior di pelle."E, quando voglio, so essere un fulmine anch'io!" Conclude infilando il resto nella borsa.Gira i tacchi e fa per andarsene, ma un lampo l'acceca, seguito da un tuono potentissimo.Il temporale impazza con tutta la sua furia.Non c'è la corrente.Resta solo il suono di un allarme impazzito.
Sono trascorsi alcuni giorni da quando Ata ha scoperto di avere pochissimo tempo per preparare l'esame.Giorni di studio indefesso, sofferti, stressanti.Sveglia alle 6:00, luce accesa, matita ed evidenziatori.Legge.Ritorna sulle pagine, cerca di memorizzare, rilegge ancora.Ce la farà?Il tempo sembra stringersi attorno a lei, le manca l'aria, le sale l'ansia... le viene fame.Posa la matita sul libro sospirando, si alza e si dirige in cucina."Sei ancora in pigiama?" L'apostrofa sua madre quando la vede.Ata si passa una mano sui capelli arruffati."Sto studiando." Risponde con tono lugubre prendendo la marmellata dal frigorifero."E che vuol dire? - domanda l'altra. - Sono le 11:00. E se viene qualcuno?"Ata sbuffa seccata mentre spalma la marmellata sul pane."Non è un mio problema. - afferma addentando la fetta farcita. - Sto studiando". Ripete come se il solo fatto di farlo giustificasse tutto.Questa volta è sua madre a sbuffare spazientita."Guarda che non l'ha stabilito nessuno che si debba studiare in pigiama e poi... devi andare a fare la spesa".Ata smette di mangiare."Io?" Chiede allibita."E chi se no?" Domanda la madre a sua volta.Lei alza gli occhi al cielo."Stè. - suggerisce. - Perchè non ci mandi lui?" "Perchè è al lavoro. Come sempre."Grattatina afflitta in testa."Ma non puoi preparare il pranzo con quello che abbiamo in casa? - propone. - Magari... potrei andarci stasera".Sua madre apre le ante del mobile.Scuote la testa."Non c'è la pasta ed è finito l'olio. - dice. - Devi andare. Cosa do da mangiare a quel poveretto di tuo padre?" Conclude guardandola di sottecchi.Ecco, ha toccato il suo punto debole.Suo padre.Fa un sospiro sconsolato e si alza."Va bene, - borbotta, - vado a prepararmi".