Inauguriamo con quella che segue, una serie di interviste dedicate ai produttori dei cosiddetti enhanced books, libri interattivi accessibili tramite dispositivi mobile (come l’ultimo di Al Gore, per intenderci). In particolar modo, proveremo a scoprire come e se questi nuovi prodotti editoriali interferiranno sullo stile e sulle tecniche narrative degli scrittori.
Lo abbiamo chiesto per prima alla Element Apps, che opera da poco meno di 1 anno come “editore di nuova generazione”.
La Element Apps nasce (a giugno 2011) dalla convergenza di due grandi passioni – la letteratura e la tecnologia – e in un contesto dove la tecnologia è sinonimo di libertà e creatività mentre il mondo editoriale classico, chiuso e statico, incarna esattamente l’opposto di questi valori.
Element Apps è un’opportunità di sviluppo, crescita e sperimentazione in un settore e in un contesto dove le multinazionali dell’editoria non solo non potranno più esercitare l’usuale strapotere commerciale, ma anzi sono destinati a soccombere come giganti d’argilla.
Spiegate a noi “profani” cosa sono gli enhanced books?
Innanzitutto comincerei con il dire che quando si entra nel mondo della tecnologia bisogna abbandonare del tutto i vari dogmi con cui siamo abituati a confrontarci: ciò che si da per assodato e standard un giorno è già vecchio e sorpassato il giorno seguente.
Gli Enhanced Books vengono attualmente considerati (dai profani) uno degli standard evolutivi dei libri, ma in realtà è unicamente uno stage momentaneo di una complessa ramificazione già in atto, verso un modello che potrà facilmente essere contaminato da vari mezzi di comunicazione ed espressione.
Normalmente chi compra un Enhanced Book si aspetta di trovare libri animati ed interattivi e visivi, ricchi di pulsanti da schiacciare, suoni, e pagine che li sorprendano e li facciano deviare dal flusso predeterminato di una storia.
Che caratteristiche dovrebbe avere un romanzo per poter poi diventare un App?
Si sta già dibattendo da qualche tempo sul fatto che il mestiere di scrivere è destinato a diventare qualcosa di diverso fino ad ora conosciuto. Lo scrittore moderno dovrà manipolare una serie di nuove tecniche narrative e di sceneggiatura e dovrà avere una conoscenza di base dell’intreccio tra flusso narrativo e tecniche di programmazione.
Questo non vuol dire che i “vecchi” libri non possano diventare app, anzi, qualsiasi libro può diventare un app, ma deve per forza passare attraverso una rielaborazione del testo. E anche qui si scoprià che nasceranno nuovi mestieri legati all’editoria digitale, per esempio la figura dell’editor potrebbe diventare più complessa, più importante, e la sua bravura potrebbe incidere fino al 90% sul successo di un testo.
Noi, come Element Apps, abbiamo già al nostro interno una figura simile, ma per quanto riguarda la ricerca di manoscritti inediti ci atteniamo ancora ad un’unica regola: la qualità. Se un libro ci piace lo trasformiamo in app. Mentre parallelamente sviluppiamo nostre storie con cui collaudiamo nuove features per l’interazione e lo sviluppo del flusso narrativo.
Il cuore del “problema” per noi sta sempre nel conciliare il testo, le capacità dell’autore con la tecnologia che andiamo a provare: più ci spingiamo in avanti e più il testo scompare e diventa sintetico. E’ un flusso che a noi sembra inevitabile, ed assomiglia sempre di più alla nascita di un nuovo linguaggio.
Qualche tempo fa è apparso online un articolo dal titolo “Stories don’t need enhancements”, che ne pensate? I lettori hanno davvero bisogno degli enhanced books?
Steve Jobs diceva che la gente non ha la più vaga idea di quello di cui ha bisogno finché qualcuno non glielo mostra. Condivido al 100%.
Oggi è facile per un aspirante scrittore autopubblicare il prorio ebook. Ma cosa suggerireste agli autori che vogliono pubblicare la propria App?
Intanto direi che questa è un’affermazione che molti condividono ma che non si fonda sulla realtà dei fatti. Fare produrre un app ha un costo medio di 20 volte di più rispetto all’autopubblicazione cartacea. E lo dico per difetto. Naturalmente se per autopubblicazione si intende la conversione di un pdf in un formato che sia leggibile da iBooks allora il discorso cambia. Ma cambia anche radicalmente l’esito del successo.
Un nuovo ebook non è assolutamente quello che il mondo intorno a noi non vede l’ora di acquistare. Noi siamo assolutamente contrari all’autopubblicazione, anzi crediamo che sia uno de mali più profondi del nostro sistema. Noi premiamo unicamente la qualità e investiamo sulla qualità. Il problema vero, e molti scrittori non vogliono farselo dire, e che su 100 manoscritti che riceviamo a stento ne individuiamo uno che sia “decente”. Bisogna tornare a dare la considerazione e il rispetto dovuto agli scrittori e questo può avvenire unicamente se molti si faranno da parte: presunti scrittori da una parte e presunte case editrici dall’altra.
Oggi il grande vantaggio della tecnologia e della creatività applicata alla tecnologia ci permette di rendere estremamente commerciali titoli che su carta verrebbero etichettati come di nicchia o invendibili.
La Element Apps per il mese di Aprile farà uscire le riedizioni digitali per iPhone, iPad e iPod, di alcuni libri importanti. Tra gli autori che proporremo cito per esempio Kafka. Questo sarà uno step fondamentale per noi.
Chiunque fosse interessato/a a proporci il proprio manoscritto può inviarlo via mail a redazione@elementapps.it
Per i prossimi appuntamenti speriamo di avere su Storiacontinua: Enhanced Press (@epress_italia); Elastico App (@elasticoapp); e la Pecorenerecords (@sergiocovelli).
Anzi, se siete interessati a scoprire come il vostro libro potrebbe diventare un’app, allora, inviate loro un twitt con #rilascialintervista @_Scrid, così magari li convinciamo a rispondere