Charlotte e gli scorpioni - Ciaaaaaaaaaaaaaao! Grazie, qualunque cosa tu abbia voluto dire, lo prendo per un complimento.
A. - Veramente, sembri un soldato dell'89.
A. - Mio nonno è morto.
C. & ss. - Nooo! Mi dispiace, piccoletta.
A. - E il mio criceto sta male.
C. & ss. - Ossignore: si direbbe che hai Saturno contro. Forse è meglio non uscire questi giorni.
A. - No, il criceto ha mal di pancia, io pure ce l'ho. Però oggi gli abbiamo fatto il brodino. Lui provava a berlo, ma beveva beveva e il brodino restava sempre lì.
C. & ss. - Mica glielo hai messo nel piatto?
A. - Nooooooooo! E' buffo: lui non è capace di mangiare il brodo, io però lo aiutavo.
C. & ss. - Devi avere pazienza con quelli che non sanno fare le cose. Se non sanno fare una cosa non significa che siano stupidi. Comunque brava che ti prendi cura di quelli che non possono prendersi cura di loro stessi. Ma scusa, il nonno è passato in secondo piano di fronte al criceto malaticcio?
A. - Che c'entra. Sono triste, io. Il nonno è andato lontano: in Paradiso.
C. & ss. - Starà bene, in buona compagnia.
A. - Lo so. Ma il criceto invece se ha mal di pancia sulla terra, soffre e basta.
Charlotte & co. vorrebbero sciogliersi in un pianto a dirotto. Ma di fronte a questo tesorino per modo di dire non ci si possono permettere passi falsi, lo sanno tutti. E' tempo di sfoderare la freddezza del soldato dell'89.
A. - Perché mi guardi con quegli occhi?
C. & ss. - Ho solo questi, A., mi dispiace. Cos'hanno che non va?
A. - E' che mi guardi un po' così.
C. & ss. - Ti guardo come ti guarderebbe un soldato dell'89.
A. - Vabbè, però...
C. & ss. - Però cosa?
A. - Mi puoi dare un bacino?
C. & ss. - Certo, aspetta che mi metto le scarpette.
A. - Aspettaaspettaaspettaaspettaaspetta! Che cos'è questa cosa sull'alluce?
A lei non sfugge niente. Le potrei chiedere se mi sono fatta bene la ceretta, se lo smalto secondo lei è da cambiare o posso rimandare la manicure di qualche giorno. Poi le potrei chiedere se mi trova ingrassata o sciupata, se oggi ho più o meno occhiaie di ieri e se devo farmi il trapianto del collo del piede. Potrei. Ma non lo farò perché ho paura di sentire le risposte: oggi tutto, ma non la verità.
C. & ss. - Si chiama callo.
A. - E' come un ossicino in più, ho capito. Lo posso toccare?
C. & ss. - No, ma che me lo chiedi a fare? L'hai già toccato.
A. - Che schifo. Ce l'ha anche mia nonna.
C. & ss. - Che coincidenza. Scommetto che è dell'89 pure lei.
A. - Boooooooooooooooh. Ora lo chiedo a papà.
(C. & ss. - Papà non verrà, come te lo devo dire?)
A. - Che c'è?
C. & ss. - Sono in ritardo: devo andare in sala.
A. - Nooooooooooooo, le altre sono tutte qui, resta con me fin quando papà non arriva.
A. - Ma nooooooooooooooooooooooo. Ora sembri una ballerina bella.
C. & ss. - (Scorpioni, non chiedetele di che anno. Ormai conosciamo la sua idea di tempo ed è controproduttivo - ops controproducente - mettere il dito in una ferita aperta). Sono commossa, tesorina: tuo padre è arrivato. Ciao, piccola A. (Anche per oggi ti è andata bene).
E, tutto sommato, è andata bene anche a me. Da lunetta che ero, sono diventata un soldato dell'89, poi, dopo l'ultima metamorfosi o presunta tale, ero un qualcosa che assomigliava ad una ballerina bella.
Poi mi è andata bene perché: ho capito che la verità non fa venire l'orticaria e che mentire a fin di bene è a fin di bene un par di palle. Ho capito che, se sei triste, sei triste, quindi non dire che sei felice. Che se non ti va, puoi dire no e se ti va ancora puoi dire ancora. E basta.
Ho capito che il valzer degli addii si impara danzando e che prendersi cura di quelli che non si prenderanno cura di te è una medicina. Ho capito che la malinconia ad un certo punto arriva al mare e si perde e che tu ti ritrovi, pure sei un disastro totale, che il tempo stringe e i bilanci trafiggono la tua idea di eternità. Che parlare di cose tristi attutisce la tristezza e che non è colpa tua se un giorno ti svegli e sei un po' così, quindi guardi tutti un po' così. Che le responsabilità vanno prese e i rischi messi in conto. Che le lacrime dietro un sorriso le vede solo la mamma e che lei, alla fine, c'è. Anche se tu sei un impiastro di donna o un aspirante uomo, un potenziale genio o un conclamato scemo. Che stare soli a volte porta bene e che essere superstiziosi porta male. Soprattutto di venerdì 17.
Che senza A. non mi sarei fatta questo viaggio mentale senza colonna sonora e che è un peccato che da grandi si perda la spontaneità. Che se distruggi l'autostima poi la ricostruisci e che distruggere è un punto di partenza più che un punto di vista.
Però i muffin non glieli diamo più, va bene? Papà ha detto che il veterinario è stato categorico.
Con affetto, tua C. & ss.