Bisogna fare salti mortali carpiati per raccontare la trama del film senza svelarne i punti nodali che , se rivelati, farebbero diminuire della metà il piacere della visione.
Come un tuono è un film uno e trino che azzarda una finta coralità un po' come l'Haggis di Crash che raccontando varie storie alla fine ne narrava una sola.
E qui è lo stesso: viene narrato in varie tonalità , dal fosco all'elegiaco ( quella corsa con la moto respirando l'aria che gli si para davanti a pieni polmoni per arrivare a quel The place beyond the pines del magnifico titolo originale che è luogo di sogno e di liberazione allo stesso tempo) un percorso che va dalla profondità dell'abisso fino alla luce della catarsi, nascosta lì dove meno te lo aspetti.
Luke è un irresponsabile, riedizione su due ruote del marinaio che ha la donna in ogni porto, che sente finalmente la necessità di mettere radici ma purtroppo per lui le mette nel modo sbagliato visto che imputridiscono in fretta, Avery è un poliziotto che viene meno continuamente ai principi sui quali ha posto giuramento per fare carriera, il giovane Jack vuole scoprire chi era veramente suo padre e corre verso la libertà.
Il tema della paternità percorre come un fil rouge trasversale tutto il film ed è sviscerato in vari modi tutti col minimo comune denominatore di dimostrare quanto è difficile essere genitori nel mondo di oggi.
Tre storie variamente legate tra di loro che narrano un percorso comune verso una catarsi che arriva per ognuno in forme inattese.
Il film di Cianfrance esteticamente è potentissimo soprattutto nella prima parte , quella abbagliata dallo sguardo magnetico di un Gosling( letteralmente sepolto sotto un'infinità di tatuaggi) che ormai sembra abbonato a personaggi laconici da ultima frontiera americana. Vederlo su quella moto e pensare a Steve McQueen è un flash che attraversa la mente fermandosi lì, in un angolino pronto a ritornare fuori in tutta la sua luce accecante quando sfreccia per le strade con il suo destriero a due ruote.
In 140 minuti Come un tuono forse vuole raccontare troppo comprimendo avvenimenti e schiacciando personaggi ( trattato assolutamente male il personaggio di Eva Mendes utilizzato solo per la classica scena madre e doppiato malissimo, mentre il bad fella Liotta lascia il rimpianto di un'apparizione troppo breve).
Una cosa è certa: Derek Cianfrance sa lavorare con gli attori perchè li spinge tutti ad ottimi livelli.
Come un tuono pur lavorando sugli arzigogoli del destino riesce alla fine a dimostrare la sua tesi: è dannatamente difficile essere genitori nel mondo di oggi.
E' dannatamente difficile anche solo viverci.
( VOTO : 7 / 10 )