Ovvero l’esaltazione del processo
“Processo?? Ma come pensavo di trovare un post sulla consapevolezza o sulla meditazione, mi ritrovo in tribunale??” …potresti dirmi…
Per processo intendo il “procedere” ovvero proprio quello che osserviamo mentre stiamo in meditazione: il fluire ininterrotto del “qui ed Adesso”…
Mi spiego subito…
Ti racconto una breve storia che mi raccontava spesso mia madre, purtroppo non ricordo chi ne fosse l’autore originale.
Immagina un tizio nel treno, si preoccupa dei biglietti, del posto delle valigie e, una volta dentro, della méta che deve raggiungere, di quello che deve fare una volta arrivato, se è la stazione in cui deve scendere, insomma pensa a tutto tranne che a quello che gli sta avvenendo attorno.
È talmente concentrato su quello che avverrà che si perde l’Adesso. Poteva godersi un panorama stupendo, campagne, tramonti, città, o delle piacevolissime persone con cui scambiarsi pezzi di vita e invece stava concentrato sulla valigia o su quello che non esiste ancora.
L’autore – chissà chi era?- di questa storiella dice che con la Vita facciamo esattamente lo stesso. Ci preoccupiamo di quello che ci succederà domani, ci diciamo che oggi non possiamo essere felici, fino a che non avremmo raggiunto qualcosa nel futuro. Rimandiamo al futuro la nostra felicità.
Ci diciamo che Adesso non è il momento, e, di fatto, rimandiamo la nostra stessa vita.
La nostra vita non è il punto di partenza, né il punto di arrivo, la nostra vita è il viaggio..
È il processo, non l’obiettivo.
E poi cos’è l’obiettivo: la morte? Ci hai mai pensato?
Non è un punto di arrivo, la morte è un processo. È contro-intuitivo ma se ci pensi, la morte non è in contrapposizione alla vita, ma è la vita stessa.
Cominciamo a morire esattamente nel momento in cui cominciamo a vivere. (e viceversa). Inizi il processo che ti conduce alla morte lo stesso giorno in cui hai iniziato il processo chiamato vita. È lo stesso processo!!!
Come mi diceva Mario Maranzana, un attore che faceva il ruolo di Tiziano Terzani nell’ultimo spettacolo teatrale che ho prodotto: “La vita è la più mortale delle malattie: non se ne esce vivi” –forse citava qualcuno anche lui, ma chi? boh oggi la memoria mi fa cilecca…
Ma vediamo come goderci un po’ la vita… Intanto ti racconto come ho imparato a godermi il viaggio verso casa.
Ero ancora un ragazzotto, gli autovelox non esistevano e visto che mi piaceva anche allora vivere al mare, ci trascorrevo lunghi periodi.
Quindi facevo il pendolare. In macchina. Ero giovane ed avevo fretta. Correvo, volevo arrivare al più presto. Se non c’era traffico e non dovevo attraversare tutta la città, ci impiegavo anche solo 20 minuti. Spesso 40 minuti, visto che la mancanza di traffico è utopia…
Oltre a fare la felicità dei benzinai, ero in tensione per tutti il tragitto. Arrivavo stanco.
Un giorno vado con un mio amico che faceva il pendolare da sempre, sai uno di quelli che parla a macchinetta?.. riesce a mettere talmente tante parole in fila che non riesci a stare appresso a quel che dice –del tipo che ridevo ad una battuta detta nel discorso precedente a quello che sta raccontando in quel momento- Insomma, credevo che avrebbe corso anche in macchina.
Invece… lento… lentissimo… mi sembrava una lumaca.. Mi innervosiva, la mia abitudine mi faceva dire tra i denti “..’zzo corri, dai! spingi su quel benedetto acceleratore, che famo notte”. E invece nulla… Lui era pacifico, tranquillo, raccontava cose simpatiche, e quando siamo arrivati era bello rilassato.
Guardo l’orologio per vedere quanto tempo della mia vita avevo perso e… 4 minuti?? Solo 4 minuti? C’è un semaforo a Roma in cui ho calcolato che ne aspettavo 5-6.. Se avessi trovato quel semaforo rosso avrei perso più tempo!
Mi sono accorto così che lui, ogni giorno, non perdeva 4 minuti in più a spostamento, ma ero io a perderne dai 20 ai 40 minuti a spostamento non vivendo o vivendo male per tutto il tragitto!!
Quei 4 minuti in più cambiavano la qualità degli altri 40!
Da allora mi godo il viaggio. E mi sono goduto bellissimi spostamenti. Ormai sono diventati i momenti in cui mi godo di più la vita. Ascolto musica, guardo il panorama, studio, mi rilasso, medito -specie se non guido e prendo il treno, cosa che faccio sempre più spesso.
Così ho cominciato a farmi le vacanze viaggiando in moto. Evitavo le autostrade e mi facevo le strade più panoramiche. Ogni spostamento faceva parte della vacanza. Anzi era diventata la parte centrale della vacanza.
Sono andato in lungo e largo per l’Europa. Ricordo in particolare, mentre andavo verso Vienna e Budapest, lo spettacolo che le alpi tra l’Austria e la Slovenia, che mi offrivano ad ogni curva. Ogni curva apriva un orizzonte diverso, pieno di colori magnifici ed un'aria fresca e cangiante. Uno dei momenti che ho vissuto più intensamente della mia vita.
Prima di dirti cosa puoi fare in pratica per goderti di più la vita, voglio raccontarti ancora una storia, quella di Giulia.
Giulia è felicemente sposata e ama suo marito. Lo ama profondamente. Solo che.. un giorno si accorge di essere attratta da un altro uomo.
Ci esce e… si bacia con quello che vive come “l’amante”. Poi mentre si accorge che sta baciando un uomo diverso dal marito, scappa e torna a casa.
Racconta tutto a Maria e le dice: “Basta io sapevo già di amare mio marito e con questo e tutto finito”.
Poi ci esce di nuovo, lo ribacia, riscappa e ridice all’amica: “basta! Per me conta solo mio marito, quello lo voglio allontanare”.
E poi parlando con Maria ogni tanto esce il discorso “dell’amante” dicendole “è finita, io voglio mio marito, con quello era solo un paio di baci fugaci, non ci penso più”. Non ci penserà più, ma è lei a parlarne.. di certo non Maria…
Ciononostante, secondo me, Giulia dice il vero. (il “secondo me” è fondamentale: Io non sono Giulia non posso sapere realmente ciò che prova, posso solo farmi delle fantasie e questa è la mia.)
Questo è realmente (sempre nella mia immaginazione) ciò che prova e che desidera. Solo che è sia l’obiettivo che vuole raggiungere, sia una parte della realtàdel processo di Giulia.
Mi spiego meglio.
Supponiamo che alla stazione di partenza troviamo Giulia innamorata del marito che sta cedendo ad una debolezza baciandosi con l’altro. Poi c’è la stazione di arrivo, ovvero l’obiettivo, quello in cui Giulia si vede lontana dall’amante e in braccio al marito. E il processo qual' è?
Il processo è molto vicino all’obiettivo: Giulia torna a casa, abbraccia il marito e si è allontanata definitivamente dall’amante, solo che nella mente di Giulia l’amante è ancora un poco presente, ogni giorno di meno e alla fine quasi sparirà.
La fregatura è se Giulia lo nega alla amica, nega una parte di sé (ovviamente non lo sappiamo, ma continuo con la mia fantasia), che invece emerge da quello che dice e quello che fa. Ed è ben peggio se lo nega anche a se stessa.
Quindi?
Quindi poniamoci degli obiettivi, facciamo programmi, basta questo perché le nostre energie si indirizzano e si focalizzano verso il raggiungimento degli obiettivi, (leggi il Il bicchiere mezzo pieno e la psicologia della gestalt) avere un obiettivo significa ritrovarsi già automaticamente avanti in quella direzione.
Contemporaneamente godiamoci il viaggio, ad esempio come Giulia, tu hai le idee chiare? Non vuoi quel tipo come amante, vuoi il tuo partner?
Ok, avere le idee chiare è utilissimo e ti avvicina tantissimo alla méta allo stesso tempo stai nel processo, goditi tutto quello che c’è: l’attrazione, l’eccitazione, la riscoperta del corpo, la riscoperta di tuo marito, eccetera eccetera.
Sei più completa/o, ricca/o e serena/o. Puoi permettere di fare esistere persino quello che non vuoi, se sei serena/o ed hai le idee chiare, non ti preoccupa più che ogni tanto ti viene un pensiero.. semplicemente lo osservi e sta lì, presto in evidenza torna la determinazione sentita (se è davvero sentita ovviamente) di stare con il tuo partner.
Tieni l’obiettivo in primo piano e permetti anche al resto di esistere seppur nello sfondo.
Uno dei miei insegnanti di Counseling ripeteva spesso: “Fai programmi come se la tua vita fosse eterna e vivi oggi, come se fosse il tuo ultimo giorno di vita” – anche questo non lo diceva forse Seneca? Boh.. di certo marco Aurelio diceva di vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo..
Cosa puoi fare in pratica:
1) Programmati la vitaricordandoti gli obiettivi a cui tieni di più, ripetili mentalmente quotidianamente (la mattina appena alzata/o? la sera prima di coricarti? Vedi tu)2) Ogni mattina (questo per forza la mattina)pensa a come vivresti l’intera giornata come se fosse il tuo ultimo giorno di vita. Fallo! Vivi ogni momento della giornata come se fosse l’ultimo. Includi tutte le parti che emergono nel tuo fluire e godine!
Attenzione! Se facendo questo esercizio ti dici cose del tipo: “mah è inutile perché se fosse il mio ultimo giorno di vita di certo non farei tutto quello che mi tocca fare oggi” non pensare velocemente che ad essere inutile sia quest’esercizio.. valuta, almeno per un istante se ad essere inutile, non è proprio la vita che stai conducendo!
Se ti è piaciuto questo argomento potrebbero piacerti anche questi articoli (e condividilo!):Il bicchiere mezzo pieno e la psicologia della gestaltL'Adesso il "luogo" per essere feliciLa Coazione a Ripetere, il Karma e la Buca nel marciapiedeCome uscire dal “Pensiero compulsivo”.o "Pippe mentali"
Image : Freedigitalphotos.net - “Business Man Start Running" by savit keawtavee