Come uscire dalla gabbia dei soliti pensieri 1 parte

Da Roby

“Non siate uno di quelli che, pur di non rischiare il fallimento, non tentano mai nulla”.

Thomas Merton

Torniamo ai pensieri che sono sempre più o meno gli stessi, giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno.

Il post da cui è scaturito questo pensiero ha avuto un notevole seguito di commenti, segno dell’interesse che il tema in questione ha destato.

“La padronanza dei meccanismi mentali si conquista mediante un condizionamento costante e progressivo, niente di più niente di meno”.

Mi viene in mente questo.

Quando vai a trovare un bambino e la sua mamma nelle sale di un ospedale dopo il parto, ti accorgerai che non c’è molta differenza tra un bimbo e l’altro.

Si, c’è chi ha qualche capello e chi non ne ha, c’è chi ha lineamenti ben disegnati e chi invece, diciamocelo pure, è un pò bruttino

Fa parte del gioco della natura.

Ma la materia, la materia prima è simile.

Se pensi che quel bambino crescerà e diventerà una persona adulta ti puoi pure chiedere cosa fa la differenza tra un bambino che, crescendo, diventa una persona realizzata, vincente e portatrice dei propri talenti sviluppati e un’altro bambino che, diventando adulto, troverà grandi difficoltà nel realizzare se stesso e la sua felicità.

E se la risposta stesse semplicemente nella capacità di utilizzare quella materia iniziale, di utilizzarla bene raffinandola con il tempo e con lo sviluppo delle proprie potenzialità?

Come se cioè la capacità costante di trasformare il mondo interiore dia il là all’ingresso in un mondo di vita reale straordinario!!!

Alla fine torniamo sempre allo stesso punto.

Quello che conta è come tu reagisci a ciò che ti succede.

Le cose succedono, accadono; in certi casi non possiamo farci assolutamente nulla.

Ma, se in ogni caso, ogni giorno, pian piano abituiamo la mente a cercare  comunque in ogni vicenda l’aspetto positivo, il famoso “bicchiere mezzo pieno”, la qualità della vita tende immediatamente a aumentare e a rendersi più ricca ed elevata.

Questo è anche parte della mia esperienza personale che ho raccontato con dovizia di particolari nel mio infoprodotto.

Diventa un primo semplicissimo e basilare esercizio quello di “obbligare”, meglio di “forzare” noi stessi a trovare un “quid” di buono anche nelle situazioni o negli stati d’animo negativi..

E’ convincersi che nella vita forse non esistono errori ma solo lezioni, insegnamenti.

E’ convincersi che non esiste un’esperienza da chiamarsi “negativa”.

E’ convincersi che esistono solo occasioni per imparare, per crescere, per procedere, lezione dopo lezione, insegnamento dopo insegnamento, sulla strada della conoscenza di sè, e quindi del dominio di sè.

Quando ci si autoconvince di questo, si comprende e ci si rende consapevoli che attraverso la lotta si cresce….e il dolore o quello che si percepisce come “negativo” possono diventare o meglio, essere, degli splendidi maestri.

Per raggiungere questa consapevolezza interiore è necessario dar più spazio all’immaginazione e un pò meno alla memoria…ma di questo  parlerò in un prossimo post.