Dalai lama
(…) la maggior parte dei problemi che affliggono gli esseri umani sono determinati dal desiderio sfrenato e dall’attaccamento che consideriamo, erroneamente, entità stabili e durature.
Questa frase potrebbe riassumere tutto il libro, composto da una raccolta di scritti preparati per tempi ed occasioni diverse. Ma ce ne sono tante altre da annotare, enunciate in modo semplicissimo e pragmatico:
Quando comprendi che tutti gli esseri viventi sono accomunati sia dal desiderio di raggiungere la felicità sia dal diritto di ottenerla, ti senti automaticamente in empatia e vicino a tutti loro.
Quanto sopra dovrebbe aiutarci ad affrontare anche le persone che ci stanno sullo stomaco (o sull’intestino…), ma non è facile eliminare i sentimenti che inibiscono la compassione, quali la rabbia e l’odio. Epperò, ci dice il Dalai Lama, la pratica della compassione è l’unico sistema per diventare altruista: sembra una presa in giro, ma è così. Senza considerare che se vogliamo essere più calmi e sereni, dobbiamo essere compassionevoli… insomma, è un serpente che si morde la coda.
Chiaro è che si può essere felici in un mondo imperfetto solo perché
la maggior parte delle nostre sofferenze non sono dovute a fattori esterni ma ad eventi interni come l’insorgere di emozioni negative. Il migliore antidoto per difendersi da questi eventi devastanti è coltivare la nostra capacità di gestire tali emozioni.
Come? Con la meditazione, ovviamente.
D’accordo su tutto, quando parla di psicologia e gestione delle emozioni negative/compassione. Su un punto però non ci incontriamo: il Dalai Lama ripete più volte che l’Onu può/deve diventare un supervisore per i problemi transnazionali (inquinamento, flussi migratori ecc…). Qui secondo me pecca di ingenuità. L’Onu può esser nata con le più belle intenzioni del mondo, ma alla fine è gestita da ricchi e politicanti.
Se vogliamo davvero cambiare qualcosa, cominciamo noi, dal nostro piccolo.