La classe operaia andava in paradiso, ai tempi dell'autunno caldo, anche nel pianeta calcio. E Angelo Domenghini, che il 25 agosto entra nel club dei settantenni (io dei 51enni), l'operaio l'ha fatto davvero, a Bergamo, prima di gettarsi nell'avventura del calcio. Un'avventura straordinaria che in pochi anni dall'oratorio l'ha portato ad essere uno dei grandi della storia del calcio. Grande e misconosciuto, perché di quell'epoca resta il sapore dei guizzi nervosi di Mazzola, della classe inarrivabile di Rivera, dei gol prepotenti di Riva. Ma dietro tutto questo c'era "Domingo", stile sgraziato e spirito indomito che si inventò un ruolo di ala a tutto campo prima degli olandesi, capace di macinare chilometri, sputare l'anima a supporto del gruppo e decidere le partite con fiondate micidiali da 40 metri (le "ciabattate" celebrate da Brera nel suo prediletto "cursore di cieca furia podistica") maledettamente efficaci.(il Messagero)
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