Comete, SOHO è a quota tremila

Creato il 16 settembre 2015 da Media Inaf

La numero 3000 l’ha stanata domenica 13 settembre un volontario tailandese, Worachate Boonplod. Uno fra i tantissimi aderenti al progetto di citizen science Sungrazer. Finanziato dalla NASA, Sungrazer Project permette a chiunque ne abbia voglia di spulciare nella banca dati delle immagini raccolte – durante oramai vent’anni di permanenza in L1 – dal telescopio spaziale SOHO per vedere se c’è qualche cometa ancora sconosciuta.

Intuizione geniale, quella di garantire agli appassionati libero accesso al database del Solar and Heliospheric Observatory (questo il nome completo della missione): di tutte le nuove comete scoperte (la numero duemila risale al dicembre 2010), in media solo una su venti è stata scovata da astronomi professionisti. Tutte le altre le dobbiamo a persone come Boonplod, disposte a sacrificare qualche ora – magari, appunto, nel fine settimana – pur d’avere una parte attiva in una grande avventura scientifica. Persone di che tipo? «Ci sono scienziati, insegnanti, scrittori… Abbiamo anche avuto due tredicenni», ricorda Karl Battams, scienziato solare presso il Naval Research Laboratory statunitense e responsabile del Sungrazer Project dal 2003.

Merito loro, dunque, ma anche dell’imprevista abilità di SOHO nell’immortalare le comete. In origine, infatti, la missione congiunta ESA/NASA non era stata progettata per dar loro la caccia. Il suo scopo principale è studiare il Sole e l’ambiente che lo circonda, tenendo sott’occhio fenomeni come il vento solare e le espulsioni di massa coronale. Ma la posizione in cui si trova, L1 appunto (il primo dei punti lagrangiani), oltre a essere ideale per osservare la nostra stella è anche molto vantaggiosa per cogliere al varco un particolare tipo di comete: quelle note come comete radenti (sungrazer, in inglese). In altre parole, le più spericolate: sfrecciano talmente vicino al Sole che solo le più massicce riescono a uscirne abbastanza in salute da avere poi l’opportunità di provarci una seconda volta.

Temerarie e preziose. Oltre a essere, come tutte le comete, insostituibili ambasciatrici dalle regioni più recondite del Sistema solare, le comete radenti sono anche una sorta di traccianti naturali del campo magnetico nelle regioni attorno al Sole. Le loro code di gas ionizzato, in particolare, si comportano come enormi maniche a vento agitate dal vento solare, aiutando così gli scienziati a ricostruirne il movimento in dettaglio.

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Fonte: Media INAF | Scritto da Marco Malaspina