Coming soon: il romanzo di Anna Lisa

Creato il 05 novembre 2011 da Sulromanzo

Tutto è partito da un blog come tanti, in cui una giovane donna come tante racconta sé stessa e le sue passioni.

Un giorno il mondo diventa nero: c’è una diagnosi, c’è un cancro al seno.

A trent’anni.

Su quel blog, da quel giorno, si parla di cancro.

Il titolo del blog diventa: Ho il cancro.

Potremmo dire che quel blog diventa narrativo di per sé, siccome la malattia, quella malattia, è di per sé altamente narrativa.

Quella donna, però, non parla soltanto di cancro: Anna Lisa è capace di appassionarsi invidiabilmente per ogni cosa che le capita, è lei stessa che fa succedere attorno a lei piccole cose che diventano, nel racconto, straordinarie. Perché tutto sommato non sta male (è in quella fase in cui una persona è seriamente ammalata ma non sta fisicamente male), ma soprattutto perché Anna Lisa sa appassionarsi e perché Anna Lisa sa raccontare.

Il blog è molto seguito, ma tutto sommato è soltanto uno dei tanti blog molto seguiti che non hanno i riflettori del grande pubblico.

Finché le condizioni di Anna Lisa peggiorano. La malattia invade il suo corpo, Anna Lisa incomincia a stare male seriamente, e tanto più la malattia si fa aggressiva tanto più l’autrice se ne fa beffe, rilanciando la bellezza dei momenti di quiete dal dolore fisico e psicologico, la bellezza composta dei gesti delle persone a lei care da sempre e dei pensieri e dei gesti delle persone care da poco, anche solo virtualmente, giacché a quel punto la comunità virtuale dei lettori ha premuto sulla vita reale e in alcuni casi sono nate indimenticabili storie di amicizia vera.

Nella primavera scorsa, un lettore segnala il blog a Mario Calabresi. Egli legge e decide un piccolo grande gesto: adotta il blog di Anna Lisa sull’edizione online del suo giornale.

Ecco il grande pubblico: la sua storia è conosciuta adesso dai lettori del sito LaStampa.it, la sua storia diventa nazionale.

Da un paese vicino Lucca.

Anna Lisa continua a peggiorare ma i suoi racconti riempiono il cuore e le vite dei lettori: l’autrice e Anna Lisa sono una persona sola, i racconti sono straordinari, Anna Lisa è straordinaria.

L’autore, Anna Lisa, sa appassionarsi e sa raccontare.

In estate le sue condizioni di salute peggiorano irrimediabilmente e a luglio viene ricoverata a Livorno, al reparto Cure Palliative.

Ad agosto la sorpresa: il fidanzato la chiede in sposa, la cerimonia alla cappella dell’ospedale, il giorno 15 del mese di agosto.

La notizia fa, letteralmente, il giro del mondo. Complice la visibilità adesso dal sito LaStampa.it, i media nazionali si accorgono di lei: Mediaset e Rai mandano i loro inviati, si interessano anche il Corriere della Sera e una interminabile serie di quotidiani locali e di settimanali nazionali.

Anna Lisa è intervistata anche dalla BBC.

Gli accessi al blog sono migliaia ogni giorno, Anna Lisa è nel cuore dei tantissimi che vivono con apprensione l’aggravarsi delle sue condizioni, fino al decesso, che avviene nella notte del 4 ottobre scorso.

A questo punto due link:

-   il sito di Anna Lisa

-   il bell’editoriale di Mario Calabresi, pubblicato in prima pagina sull’edizione cartacea di La Stampa del 5 ottobre.

Al netto del coinvolgimento emotivo che condiziona chi segue una persona con affetto tutti i giorni seppur senza averla mai incontrata – il che evidentemente non significa non averla mai conosciuta, parlare in questa sede del blog di Anna Lisa e della sua storia acquista un senso che va oltre la futura uscita in libro di quel blog e di quella storia.

Prima di morire, Anna Lisa ha firmato il contratto con Mondadori.

A giudizio di chi scrive, che è lettore di quel blog da prima che passasse anche su LaStampa.it, quel blog era meritevole di essere elevato a narrativa ben prima del clamore mediatico. Per questo mi auguro che Mondadori sappia valorizzare il materiale di cui è divenuta proprietaria, che non derubrichi a un rosa fumé il racconto della vita di Anna Lisa.

Probabilmente il clamore mediatico ha facilitato l’avvicinamento di Mondadori all’opera di Anna Lisa, probabilmente secondo una certa logica editoriale Mondadori ha testato che quegli scritti avevano già un buon riscontro di pubblico, ma queste sono appunto logiche editoriali in cui non mi addentro e che, soprattutto, non importano.

Io sono convinto che quel blog fosse già letteratura, non perché l’oggetto era la malattia ma, semplicemente, per le qualità di Anna Lisa.

Anna Lisa sapeva appassionarsi, Anna Lisa sapeva raccontare.

Molto semplicemente: Anna Lisa aveva un grande talento per la narrazione.

In attesa del libro, voglio trascrivere uno dei suoi pezzi più significativi. E’ datato 20 giugno 2011, si intitola “No bono”, e c’è qui dentro tutto il suo talento come scrittrice, ci sono tutte le sue qualità di donna.

Io ho un amico che si chiama Moustapha.

Ha 23 anni (o 24? Uhm... non ricordo...), è senegalese e di mestiere fa il "vu cumprà". Anche se, a dirla tutta, è un "vu cumprà" un po' particolare... Non è di quelli che ti chiamano, ti stressano per comprare qualcosa... No, lui no. A lui le cose gliele devi chiedere e se ha voglia vende, altrimenti pazienza, venderà ad un'altra persona o venderà un altro giorno. E' un "vu cumprà" stanco. E' un "vu cumprà" che comincia a lavorare alle dieci la mattina e all'una smette perché deve mangiare, pregare, fare la pennichella. Ricomincia alle quattro, per un paio d'ore o tre, non di più. Abita a Carrara e d'estate lavora là, sulle spiagge, d'inverno a Montecatini Terme.

E' a lui che devo il nomignolo "Giuliadottore". E' lui che iniziò a chiamarla così quando gliela presentai.

Io gli voglio un mondo di bene e lui ne vuole a me.

Quando gli dissi della malattia lui mi disse "no bono (con la prima o acuta), mi dispiace, ma te sei tanto bella e tanto brava, passerà". E continua a dirmelo tuttora, ogni volta che ci sentiamo per telefono.

"No bono" è la sua tipica espressione di disappunto.

Se vede qualcuno fumare dice "no bono".

Nel periodo in cui non ero fidanzata e andavo a giro la notte per locali mi diceva "no bono".

Quando seppe che mi stavo licenziando dal posto dove lavoravo all'epoca e dove ci vedevamo tutti i giorni mi disse "no bono".

E a me quell'espressione è rimasta. L'ho fatta un po' mia perché mi piace, mi fa tenerezza.

E giovedì, quando sono andata a Livorno per avere i risultati della tac e per fare la chemio, vedendo gli sguardi delle mie oncologhe, notando una certa accuratezza nel visitarmi, ho pensato immediatamente "NO BONO".

E infatti, gente mia, no bono per niente.

Dopo il tumore al seno ci voleva una metastasi ai linfonodi del torace e ai polmoni.

Ma evidentemente non bastava: ci voleva anche una metastasi all'encefalo.

E probabilmente tutto 'sto popò di roba non era sufficiente perché... reggetevi forte... ho ANCHE una metastasi al fegato.

La chemio, evidentemente, non sta funzionando per cui me l'hanno cambiata e giovedì l'ho subito cominciata.

Da giovedì sono a letto con la febbre alta, un'astenia abbestia, incapace di fare qualunque cosa, piena di dolori, con grosse difficoltà a respirare (adesso risolte grazie al cortisone) e con le mucositi in bocca.

E che altro volete che aggiunga?

Come volete che mi senta?

Ogni parola sarebbe inutile e non mi va di star qui a piangermi addosso e lamentarmi.

Continuerò a lottare, come ho sempre fatto, consapevole del fatto che forse non vedrò mai la laurea della Petra, non conoscerò mai la fidanzata di Jacopo e mi perderò il diploma di Sara. Ma so anche che quello che mi resta da vivere me lo godrò il più possibile. Nei momenti in cui starò bene penserò... a star bene, punto e basta.

E vaffanxxxx.

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