UN CONVEGNO RICORDA A VENT’ANNI DALLA SCOMPARSA SILVANO MARTINI (1923-1992)
Poeta e narratore veronese, Martini è tra i fondatori della rivista Anterem e del Premio Lorenzo Montano
Ci sono scrittori che dedicano la propria vita interamente alla letteratura. Sono scrittori che vivono esclusivamente “per scrivere”, tanto da vivere quasi “di nascosto”, nella discrezione e nella riservatezza, lontano dai riflettori mediatici.
Silvano Martini, la cui opera è stata definita “innovativa, audace, coltissima” da Gilberto Finzi, fa parte di questa aristocratica schiera di letterati.
Ricorre quest’anno il ventennale della sua scomparsa e gli amici poeti di “Anterem” lo ricordano in un convegno che si terrà sabato 17 novembre alle ore 10 presso la Biblioteca Civica di Verona, in collaborazione con il Liceo statale Montanari. Relatori saranno: Stefano Guglielmin, Agostino Contò, Paolo Donini, Tiziano Salari. L’incontro sarà curato da Flavio Ermini e Ranieri Teti.
Dopo l’incontro sarà inaugurata una mostra, a cura di Agostino Contò, con esposizione di libri, manoscritti e documenti del poeta. Non solo: saranno esposti dipinti e sculture di artisti veronesi che sono stati in relazione critica con Martini: Giorgio Adami, Manuela Bedeschi, Gino Bogoni, Silvano Girardello, Cosimo Le Rose, Pierluigi Rampinelli, Franco Verdi.
Nato nel 1923 a Verona, in questa città è vissuto fino alla morte. Ha raccolto la sua opera poetica e narrativa in sei volumi e ha fondato nel 1976 con Flavio Ermini la rivista “Anterem”.
Con la sua ricerca letteraria – di grande fascinazione e forza espressiva – si è sempre tenuto lontano dall’audience e al di qua del mercantile consumo editoriale, anche se ha sempre potuto contare su un selezionato gruppo di affezionati lettori.
Scrittore dell’immaginazione e della purezza linguistica (quali sono stati l’amato Manganelli e Pizzuto), è stato un profondo e originale interprete del fervido clima di ricerca che ha caratterizzato gli anni Sessanta e Settanta del Novecento.
“In questa realtà storica” scriveva Martini “non siamo noi a decidere del nostro destino, ma siamo decisi dalla situazione in cui ci troviamo. Il rischio che corriamo è quello di essere assorbiti dalle forme passive del mondo”.
Ecco perché questo raffinato scrittore con forza ha sempre indicato come percorribile un’esperienza letteraria priva di frontiere e lontana dalle seduzioni del “piacevole” a ogni costo, in nome di una grande libertà espressiva.