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Commenti su Le donne, i cani, il fiore e i temporali di luciamarchitto

Da Luciamarchitto

tubinoVerso la fine di maggio decisi che era ora di abbandonare la macchina in garage e,  approfittando della bella stagione, fare quattro passi a piedi, così feci un abbonamento alla metropolitana. Per arrivare alla fermata più vicina a casa mia bisogna andare in fondo alla via, attraversare due parchi e costeggiare il complesso delle scuole: materna elementare e medie, insomma bisogna uscire  dal quartiere,  in effetti  la fermata si trova in mezzo alla campagna. I due parchi sono ampi, con grossi alberi di tiglio, abeti, querce e ontani, lungo il vialetto che costeggia il complesso scolastico crescono anche dei grossi platani e due gelsi. Mio marito,  sempre a maggio, si era iscritto a un corso di botanica, e nel pomeriggio, insieme al nostro cane, mi aspettava davanti alla fermata e poi lungo il percorso, con il suo quaderno in mano, cercavamo di catalogare le piante. Poi sono arrivati i temporali e nonostante la mia testardaggine spesso, per non arrivare fradicia di pioggia al lavoro, ho dovuto riprendere la macchina. Ma se fa solo due gocce, per dire, al lavoro ci vado con la metro:  mi piace camminare nei parchi quasi deserti, le prime volte mi mettevo le cuffie nelle orecchie e ascoltavo la musica, poi ho smesso per sentire il canto degli uccelli e i piccoli fruscii delle fronde. Spesso nel primo parco ci sono due donne, una sui trenta/quaranta anni e l’altra sui sessanta/settanta, la prima bella rotonda con un sedere che pare una balla di fieno, la seconda è poco più alta, di corporatura normale, né magra né grassa. La prima ha tre cani, due grassi, bassi, vecchi e asmatici, l’altro è nero. Lei li lascia liberi di fare i bisogni dove capita, anche tra le altalene e gli scivoli, senza mai raccogliere niente, d’altra parte spesso si trova dalla parte opposta o comunque non vicina ai suoi cani. L’altra donna ha un cane un po’ più magro che tiene sempre con il guinzaglio, prima lo porta a fare i bisogni nei campi che costeggiano il parco, dopodiché si accosta alla donna giovane, e insieme camminano pianissimo, tanto da sembrare ferme.
L’altra mattina sono uscita di casa cinque minuti prima del solito così quando sono arrivata al parco le donne non c’erano, ma mentre imbocco il vialetto le vedo arrivare e, strano, la donna giovane ha i tre cani al guinzaglio, “forse – penso – li libera solo nel parco per fare un dispetto ai bambini” dalla parte opposta arriva una signora alta con un tubino nero, i capelli biondi, lisci sulle spalle, un paio di scarpe nere con i tacchi alti, non sottili, ma neanche troppo grossi, sembrano fatti apposta per quelle gambe affusolate, che si muovono una dietro l’altra con grazia e precisione, prima un piede poi l’altro, come se fosse una modella, nella mano destra ha un guinzaglio bianco legato al collo di un volpino VOLPINO BIANCO (4)bianchissimo, dal pelo lucido e pettinato, si sente la morbidezza anche da lontano. E’ un attimo:  il gruppo delle due donne con i quattro cani si scontra con la donna dal tubino nero, si imbrogliano tutti i guinzagli, il volpino guaisce, i quattro cani e le rispettive padrone circondano la donna e il volpino, più cercano di districare i guinzagli e più questi si ingarbugliano, la donna del tubino non si agita, resta ferma, ed è strano ma a guardarle dalla distanza che mi separa da loro mi sembra che facciano uno strano disegno, come  di un fiore mosso dal vento, intorno le foglie scure e in mezzo la camelia bianca con un lungo stilo nero, e lo stimma giallo – oro dei capelli che riluce nella luce del mattino.
Non so come riescono a liberarsi, il gruppo delle due donne e i quattro cani vanno verso il parco,  la donna con il volpino se ne va dalla parte opposta, la guardo scomparire oltre l’angolo, oltre il fico profumato, prima del volpino, che mostra, fino all’ultimo istante prima di scomparire, lo scodinzolio della sua coda bianca.
Poi ieri mattina diluviava e stamattina pure, anche stasera per dire, questa estate che ha deciso di fare l’autunno, si è messa di traverso sul mio cammino, costringendomi nell’abitacolo scuro, privandomi del canto mattutino degli uccelli e della bellezza di vedere nascere un fiore sulla strada.


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