Commenti su Una giornata straordinaria di Patrizia M.

Da Luciamarchitto

Un bambino di docici anni, il giorno dopo la strage di Piazza della Loggia, si reca insieme a sua sorella pià grande, in piazza. E vive l’avvenimento come qualcosa di straordinario. Qualcosa che non dimenticherà mai.
Raccolsi la sua testimonianza nel trentennale della strage. Testimonianza che trasformai in monologo teatrale, che qui riporto.

Non pensavo ci potesse essere tanta gente, così tanta, tutta insieme.
Se guardo in basso le scarpe si confondono con altre scarpe e la strada non si riesce a vederla. Intorno a me corpi e corpi e ancora corpi che si spostano piano, si confondono  le facce e le teste, allora guardo più in alto e vedo bandiere, striscioni e pugni chiusi.
Vedo le bandiere sollevarsi nell’aria e gonfiarsi sulla testa di tutte queste persone di cui sento il calore e qualcosa d’altro che non so cosa sia.
E poi qualcuno si avvicina e mi tocca, rivolta le tasche, cerca qualcosa che non trova e io non ho paura.
Mia sorella dice che ho solo dodici anni.
Ma le mani continuano a toccare il mio corpo.
Non ho paura di quelle mani.
Che cercano qualcosa e non trovano niente e sono contente di non trovare niente.
Guardo le bandiere che si alzano sopra la mia testa e sono rosse le bandiere.
Rosse.
E gli striscioni che si allungano e mi sovrastano.
E io non lo so come, come è possibile che tutte queste persone possano e riescano a mettersi in fila e avviarsi verso la colonna.
Si avviano verso la colonna.
Silenziose col pugno chiuso.
Alzato sopra la spalla, sopra la testa.
Contro il cielo, verso la colonna.
Pugni e bandiere sulla mia testa.
Le bandiere come uccelli si alzano nell’aria.
I pugni chiusi e fermi contro il cielo, verso la colonna, uniti, uguali, potenti.
Le bandiere sono rosse.
I pugni sono tutti uguali.
Le bandiere sono rosse e i pugni sono alzati e sono tanti e sono tutti uguali e si sollevano vicino alla colonna che si è riempita di fiori colorati e alcuni sono bianchi e sono rose.
E non vorrei staccare gli occhi da tutta questa piazza e da tutta questa gente e da tutte queste bandiere ma mia sorella mi dice che bisogna andare.
E forse ha paura.
Mia sorella che di anni ne ha diciotto e ieri è tornata solo a sera a casa.
E io lo so che in questa piazza una bomba è scoppiata.
Ma non ho paura, le bandiere e le persone l’hanno occupata adesso.
Cammino insieme a mia sorella allontanandomi dalla piazza.
L’eco dei megafoni mi segue.
E lo so che sono morte delle persone, lo so, lo sento nel passo di mia sorella.
All’angolo, prima che tutto scompaia, mi giro verso la piazza, le bandiere, rosse, si alzano sulla folla, sventolano e so che ho vissuto oggi una giornata straordinaria.