Commercio Equo e Solidale: No di FAIRTRADE ITALIA al taglio dei fondi da parte della Regione Piemonte.

Da Alimentisani

Una scelta miope e scorretta quella che toglie 350.000 euro alle realtà che operano da anni in questo settore.

E’ di tre giorni la notizia che la Regione Piemonte ha tagliato di 350.000 euro i fondi destinati al commercio equo nel 2009, grazie ad una legge (la 26) destinata a sostenere i progetti di informazione e di consumo critico in questo settore. Una scelta in decisa controtendenza rispetto ai recenti pronunciamenti della Regione Veneto (che ha invece promulgato e finanziato recentemente una nuova legge in materia) e di altre Regioni che hanno legiferato in passato. Una notizia che ha destato la preoccupazione e lo sconcerto di Fairtrade Italia, che giudica la scelta “miope e scorretta” attraverso le parole del suo presidente. Scorretta perché va a colpire quell'importante e diffuso tessuto di cooperative, botteghe ed associazioni che in Piemonte da anni rappresentano una della realtà più consolidate del commercio equo e solidale in Italia e che avevano pianificato per il 2011 progetti che si vedono dall'oggi al domani costretti a cancellare. Ma è soprattutto una scelta miope perché si taglia in un settore - quello degli acquisti consapevoli e critici- che, nonostante la crisi in corso da tempo, continua a registrare dati di vendita in crescita. Infatti nel 2009 e 2010 i prodotti certificati Fairtrade, per fare solo un esempio, segnano un aumento di vendita a volume di circa il 15 %.

Chiaro segnale di un’attenzione crescente da parte degli Italiani verso una spesa quotidiana che mette assieme qualità (la materia prima dei prodotti alimentari equosolidali è frutto del lavoro di piccoli produttori locali), sostenibilità (nel 60% dei casi sono anche biologici) e l'etica.
Da oltre 20 anni il commercio equosolidale rappresenta la forma più innovativa di fare cooperazione internazionale: riconoscere il prezzo giusto, concedere prefinanziamenti, combattere il lavoro minorile e dare concreta dignità ai lavoratori nei paesi del sud del mondo è la strada più efficace per garantire autosviluppo ad economie e società fragili.
Infine la Regione Piemonte farebbe bene a ricordare che nella filiera dell'equo e solidale in Italia sono attive anche circa 150 aziende nazionali sublicenziatarie che si occupano di trasformazione e confezionamento, soprattutto nel settore alimentare e tessile – ribadisce il presidente di Fairtrade Italia, Andrea Nicolello Rossi. Tagliare i fondi per le iniziative di tipo culturale e formativo sui temi valoriali del commercio equosolidale significa colpire anche quegli imprenditori, lavoratori o cooperative italiane che hanno scommesso sul valore sociale e sulla responsabilità di impresa, siano esse del mondo profit o no profit”.

Fonte:Ufficio stampa Fairtrade Italia

Benedetta Frare

340.9832227 - stampa@fairtradeitalia.it

Benedetta Frare

Ufficio stampa Fairtrade Italia

tel 049 8750823

skype: benedetta.frare

Una scelta miope e scorretta quella che toglie 350.000 euro alle realtà che operano da anni in questo settore.

E’ di tre giorni la notizia che la Regione Piemonte ha tagliato di 350.000 euro i fondi destinati al commercio equo nel 2009, grazie ad una legge (la 26) destinata a sostenere i progetti di informazione e di consumo critico in questo settore. Una scelta in decisa controtendenza rispetto ai recenti pronunciamenti della Regione Veneto (che ha invece promulgato e finanziato recentemente una nuova legge in materia) e di altre Regioni che hanno legiferato in passato. Una notizia che ha destato la preoccupazione e lo sconcerto di Fairtrade Italia, che giudica la scelta “miope e scorretta” attraverso le parole del suo presidente. Scorretta perché va a colpire quell'importante e diffuso tessuto di cooperative, botteghe ed associazioni che in Piemonte da anni rappresentano una della realtà più consolidate del commercio equo e solidale in Italia e che avevano pianificato per il 2011 progetti che si vedono dall'oggi al domani costretti a cancellare. Ma è soprattutto una scelta miope perché si taglia in un settore - quello degli acquisti consapevoli e critici- che, nonostante la crisi in corso da tempo, continua a registrare dati di vendita in crescita. Infatti nel 2009 e 2010 i prodotti certificati Fairtrade, per fare solo un esempio, segnano un aumento di vendita a volume di circa il 15 %.

Chiaro segnale di un’attenzione crescente da parte degli Italiani verso una spesa quotidiana che mette assieme qualità (la materia prima dei prodotti alimentari equosolidali è frutto del lavoro di piccoli produttori locali), sostenibilità (nel 60% dei casi sono anche biologici) e l'etica.
Da oltre 20 anni il commercio equosolidale rappresenta la forma più innovativa di fare cooperazione internazionale: riconoscere il prezzo giusto, concedere prefinanziamenti, combattere il lavoro minorile e dare concreta dignità ai lavoratori nei paesi del sud del mondo è la strada più efficace per garantire autosviluppo ad economie e società fragili.
Infine la Regione Piemonte farebbe bene a ricordare che nella filiera dell'equo e solidale in Italia sono attive anche circa 150 aziende nazionali sublicenziatarie che si occupano di trasformazione e confezionamento, soprattutto nel settore alimentare e tessile – ribadisce il presidente di Fairtrade Italia, Andrea Nicolello Rossi. Tagliare i fondi per le iniziative di tipo culturale e formativo sui temi valoriali del commercio equosolidale significa colpire anche quegli imprenditori, lavoratori o cooperative italiane che hanno scommesso sul valore sociale e sulla responsabilità di impresa, siano esse del mondo profit o no profit”.

Fonte:Ufficio stampa Fairtrade Italia

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