Appena ieri davamo la notizia dell’apertura di una commissione di inchiesta parlamentare in Iran per indagare in merito alla tragica morte del blogger Sattar Beheshti. Neanche un giorno dopo, il regime iraniano riesce ad uccidere ogni speranza di giustizia: Alaeddin Boroujerdi, capo della Commissione Sicurezza Nazionale e Politica Estera, ha immediatamente sottolineato che dai primi rilevamenti fatti dagli “esperti”, “non è stata rinvenuta alcun segno evidente di violenza fisica sul corpo di Beheshti, nel periodo della sua prigionia“.
Che dire? Purtroppo siamo alle solite e poco è valso che ben 41 prigionieri rinchiusi ad Evin abbiamo scritto una lettera per denunciare di aver visto sul corpo di Sattar Beheshti, chiari segni di torture! Ancora una volta, così come è successo per tutti i dimostranti iraniani uccisi dalle forze di sicurezza nel 2009, il regime stende un lenzuolo nero sopra alla vicenda, legittimando vergognosamente uno stato di abuso dei diritti umani senza precedenti.
Mentre scriviamo, gli attivisti iraniani diffondono la notizia della tragica morte di Jamil Soveidi, anch’egli prigioniero politico, membro della minoranza araba che vive nella regione iraniana dell’Ahwaz. Soveidi è stato arrestato un mese fa da uomini del Ministero dell’Intelligence iraniano (MOIS) ed è stato torturato fino a quando ha esalato l’ultimo respiro…
Assassini!