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COMO: Inaugurazione mostre di Marco Nereo Rotelli | Progetto simultaneo Italia-Giappone

Creato il 17 settembre 2015 da Amedit Magazine @Amedit_Sicilia

per poi re-inaugurare alla Gallery Tomo il 1 ottobre e festeggiare la terza tappa con l'inaugurazione a Osaka il 2 ottobre negli spazi istituzionali dell'Istituto Italiano di Cultura. Un viaggio che durerà fino al 18 ottobre con la conclusione in contemporanea delle tre mostre.

Una mostra divisa in tre città e che unisce due continenti sulla cultura e sulla parola attraverso gli specchi di luce che Marco Nereo Rotelli ha ideato appositamente per l'occasione.
Una serie di 64 lamine in acciaio di piccole dimensioni che come ideali finestrini, oblò o porte che hanno la profondità dell'immaginario luminoso e la forza della parola tra essere e percepire, tra Italia e Giappone. Siamo di fronte ad un alterazione della visione dello specchio, in quanto l'alterazione dello specchio, genera l'alterazione della forma. Vige l'assioma, alterità è uguale ad identità.

Marco Nereo Rotelli in questo progetto ha fortemente voluto dare attenzione all'immagine che la parola gli suggeriva, applicando una grande forza espressiva senza però mai farne figurazione o soggetto. Tutta la poesia che traspare è amore, ogni velatura d'acido é dipinto, materia astratta dalla superficie come un contemporaneo Rembrandt sull'antica tela.

Traendo ispirazione dalla forma e dall'estetica di modelli del tradizionale ventaglio giapponese, Rotelli crea 14 opere su carta a tinta neutra, con i segni colorati che si ripetono e germogliano in tutta l'esposizione e 14 opere su feltro vivacemente colorato, dove invece il disegno è simbolico, diretto o profondo e pulito nella linea monocromatica.

Un momento importante per la sua ricerca artistica è sicuramente l'approccio barthesiano al concetto di scrittura. Roland Barthes, teorico della Semiologia contemporanea, riteneva di aver ricavato dalla sua esperienza in Giappone un vero e proprio insegnamento relativo a quella che egli definisce "un'etica del segno vuoto".

Infatti, Barthes, in un'intervista del 1969, confermò che "i viaggi in Giappone hanno modificato notevolmente il paesaggio intellettuale in cui vivo, [...] mi ha offerto essenzialmente un'esperienza tutta nuova dei segni".
Pensiero che nasce, infatti, laddove nella realtà quotidiana si ritrova una comunicazione ove il Simbolo, il significante, sovraccarico di molteplici riferimenti, perde la sua ricognizione ad una sola parola, alla sua unicità di significato.

Rotelli è certamente partito da una conseguente riflessione sull'ordine ignoto dei significanti. Con i suoi segni isolati in piccoli specchi, che oserei pensare come specchietti retrovisori, l'artista esprime ai miei occhi l'utopia di uno spazio comunicativo tra significante e significato, vale a dire che il vuoto che circonda il segno rappresenta la realtà rispecchiata.

In altre parole, questi specchi sono punti di congiunzione, un luogo dove simbolo e parola, segno e lingua, convivono, coincidono e rappresentano un'unica realtà.


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