Ah sì, dimenticavo, fino a qualche tempo fa si chiamava real -politik che tradotto significa: siccome non ho una mezza idea alternativa me ne sto col potere, qualunque esso sia, si chiami Berlusconi col suo conflitto d’interessi, si chiami Casini, suo alleato da sempre o Fini o Montezemolo o quel manager dal tocco magico che è Marchionne. E naturalmente Monti perché si facciano i compiti a casa, una frase che solo a vederla scritta mi fa venire l’orticaria tanto è sciocca e servile.
Tutti e due Angela e Massimo difendono le loro poltrone. Ma mentre la Merkel pare avere ogni tanto un attacco di Westalgie, come i berlinesi chiamano la nostalgia per quello che pareva l’Occidente e non è, un qualche sussulto almeno, D’Alema non sembra ricordare nulla della vita precedente alla bicamerale, come se fosse nato lì strillando ed è tutto uno slancio verso il futuro. Ora è il tessitore principale di un inganno storico: andare come centro sinistra alle elezioni dando l’impressione che “adesso tocca a noi” per poi allearsi con quel magma clerico-fascio-liberista che si chiama centro, raccolto attornio all’Udc. Attenzione non è soltanto un sotterfugio elettorale, è un disegno politico: col porcellum o con il super porcellum che si delinea ,se l’Udc corre da sola difficilmente potrebbe essere determinante sul piano dei numeri. No l’alleanza è proprio strategica, una scoperte di affinità elettive, un voler navigare con i relitti di una classe dirigente fallita di cui non a torto ci si sente parte. E l’alternativa? Improponibile, si dovrebbe vendere la barca.