Una recente cena di classe ha risvegliato in me ricordi sopiti: oggi analizziamo una pietra miliare di Verdone, buona lettura!
La trama
Una classe decide di ritrovarsi in un casolare isolato poco fuori Roma. I dissapori, gli scherzi e la miseria umana riaffiorano in un ritratto umano patetico, deludente e a tratti squallido.
Il film
Dal professore di liceo in crisi esistenziale di mezza età con un’amante giovane all’arricchito spaccone, l’attore fallito, la femminista arrabbiata e il politicante arrivista: Verdone non dimentica nessuno e li rende protagonisti di una rimpatriata tra ex compagni di classe.
Le miserie dell’animo umano vengono qui evidenziate in modo cristallino: chi cerca appoggi e aiuti dal politico di turno, chi elemosina pochi spiccioli umiliandosi in varie situazioni, chi rincorre vecchi amori sulla scia del tempo che fu, chi ne cerca di nuovi nelle proprie allieve a scuola. I vari personaggi rievocano i tempi del liceo proponendo caricature di dubbio gusto, sentendosi ancora divertenti dopo 20 anni. Il mattino giunge come l’alba di un nuovo giorno, dove ognuno deve tornare alla sua vita di sempre e fare un bilancio della propria situazione.
La crudele ironia di cui è impregnato l’intero film rende questi ritrovi occasioni discutibili in cui rivedersi invecchiati e, se possibile, peggiorati. Ogni personaggio contribuisce a rendere la serata unica, con i suoi problemi, angosce e paure.
È un ritratto che spaventa ma per fortuna non tutte le classi sono così: molti rimangono amici per una vita e continuano a frequentarsi per anni dopo la scuola. Spesso queste cene sono occasioni di paragone per fare la gara tra chi è messo meglio (sposato, con figli, convivente, manager in carriera e così via) e impicciarsi bonariamente dei fatti altrui.
La genesi
Verdone ebbe qualche difficoltà nella presentazione del copione a Cecchi Gori: voleva bocciarlo, troppi personaggi da gestire, troppo lungo (due ore), una pellicola sostanzialmente malinconica.
La cosa tremenda delle cene di classe, come sottolinea Verdone in un’intervista, è che le persone tendono a rifare i personaggi che interpretavano a scuola, con risultati spesso deliranti.
Concludendo
Nei personaggi di Verdone emerge una leggera amarezza di fondo, legata spesso a un voler apparire ad ogni costo per quello che non si è. Da Tony Brando (interpretato dal cognato Christian De Sica) a Nancy Brilli come padrona di casa, passando a Massimo Ghini nei panni del politico Valenzani (cocainomane e senza scrupolo alcuno), Verdone propone e racconta varie personalità dai retroscena talvolta inquietanti con garbo, gentilezza e una buona dose di ironia.
Una piccola perla del 1988 che esce dai canoni del “multi-personaggio” di Verdone e ci regala una situazione che abbiamo vissuto tutti, nelle nostre rispettive riunioni personali con i nostri ex compagni di classe.
Da recuperare assolutamente.
Voto: 9/10
Marco