Nella gerarchia dei sentimenti, quello della compassione è il sentimento supremo. Infatti, nelle lingue derivate dal latino, la parola compassione deriva da cum=assieme, passio=sofferenza, cioè soffriamo assieme, nel senso che non possiamo guardare con indifferenza le sofferenze altrui; oppure: partecipiamo al dolore di chi soffre con amore.
In generale la parola compassione ispira diffidenza; cioè designa un sentimento ritenuto mediocre, di second’ordine, che non ha molto a che vedere con l’amore. Amare qualcuno per compassione significa non amarlo veramente.
Invece nelle lingue che formano la parola compassione non dalla radice passio bensì dal sostantivo sentimento, la parola viene usata con un significato quasi identico, ma con la forza nascosta che le dà un senso più ampio, per cui avere compassione (co-sentimento) significa vivere insieme a qualcuno la sua disgrazia, ma anche provare insieme a lui qualsiasi altro sentimento: gioia, angoscia, felicità, dolore. In quest’ultimo significato la compassione designa quindi la capacità massima di immaginazione affettiva, l’arte della telepatia e delle emozioni.
(Carmelo Bonnano in Estimo ed esercizio professionale)