In realtà chi parte in vacanza con un carico leggero, magari in funzione di un volo low cost con l’addetto al check in che cala la mannaia sul peso del bagaglio a mano non troverà proprio comodissimo portarsi a zonzo una pesante reflex con tanto di obiettivi.
La qualità delle immagini immortalate con tali dispositivi non si discute ma è indubbia anche la scomodità legata agli ingombri e al peso.
Come immaginare la bagnante leggerissima nel suo microbikini con al collo un mastodontico apparato fotografico?
Come immaginare di poggiare più di mille euro di gingillo elettronico delicatissimo sull’asciugamano vulnerabile alla sabbia e all’acqua di mare?
O lasciare allo scoperto sotto il sole cocente un gioiellino per lo più di colore nero?
Diciamolo chiaramente, la reflex in vacanza è una palla al piede e in montagna, in spiaggia ma soprattutto nei momenti di svago nessuno pretende di scattare foto da concorso fotografico o fermarsi qui e là a piazzare un cavalletto per fotografare un tramonto.
In questo senso ci vengono in aiuto le macchine digitali compatte.
Piccole, stanno quasi anche dentro uno slip e sono molto meno vulnerabili agli agenti atmosferici.
Negli ultimi anni si sono affacciate sul mercato delle piccole macchine fotografiche che hanno i “superpoteri” e sembrano proprio inventate per le vacanze sono le cosiddette subacquee o meglio dustproof, shockproof e waterproof.
“Dustproof” significa resistente alla polvere e allargando il concetto anche alla sabbia.
“Shockproof” perché progettata per resistere agli urti, in genere anche alle cadute da circa un metro e mezzo di altezza.
“Waterproof” indica la capacità di resistere agli schizzi ma anche di scattare sotto il livello dell’acqua da un minimo di tre fino ad un massimo di dieci metri.
Ce ne sono per tutti i gusti e naturalmente di tutti i prezzi possibili.
Non avendo lo spazio per fare una carrellata completa dei modelli in commercio ci limiteremo a dare qualche breve indicazione su come scegliere la macchina giusta per le vostre esigenze.
Chi possiede già una reflex sarà interessato a non spendere troppo avendo già dato con la prima macchina e a questo proposito va precisata subito una cosa: a parità di caratteristiche la macchina subacquea, ovviamente, costa di più, quindi se pensate di fare una vacanza da pantofolai immergendovi al massimo all’altezza degli stinchi, lasciate perdere e puntate ad una compatta normale.
Una macchina subacquea però deve poter fotografare decentemente anche fuori dall’acqua perché ovviamente non si scatterà solo sotto il livello del mare, anzi è vero il contrario, la maggior parte delle immagini sarà all’asciutto.
Scartiamo quindi le macchine che costano molto poco, sotto i 100 euro per intenderci, perché produrranno immagini deludenti dal punto di vista della resa cromatica e della nitidezza.
Il trucco è orientarsi su case produttrici che hanno esperienza nel settore della fotografia e che producono normalmente buone macchine fotografiche.
Non fatevi poi ingannare dal numero di megapixel perché un numero più elevato non è garanzia di migliore qualità.
Non fatevi incantare nemmeno dalle capacità di scendere in profondità perché il prezzo si alza proporzionalmente alla profondità e, a quel punto, meglio investire su una custodia subacquea da accoppiare alla reflex o ad una compatta meno costosa, la custodia infatti garantisce molto di più contro le infiltrazioni d’acqua.
Tornando alle compatte subacquee, si trovano ottime macchine delle marche più conosciute tra i 150 e i 250 euro che è vero, resistono alla polvere, alla sabbia, alle cadute e possono stare in acqua ma solo a certe condizioni ben specificate nel libretto di istruzioni.
Kodak, Sony, Canon, Fuji, Olympus, Panasonic… tutte queste case producono modelli subacquei, il trucco è far finta che siano macchine fotografiche normali valutandone le lenti, la qualità del sensore, la possibilità di essere impostate anche manualmente e naturalmente le dimensioni e il peso.
Per quanto riguarda le protezioni pressapoco si equivalgono a patto di non voler fare un documentario sulle bellezze degli oceani per il National Geographic o sbatterla contro le rocce per scegliere la migliore inquadratura durante una sessione di parapendio.
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