Compendio sulle batterie, come aumentarne la durata e longevità

Creato il 01 agosto 2014 da Enjoyphone

Compendio sulle batterie, come aumentarne la durata e longevità
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Tutti noi almeno una volta nella vita abbiamo provato l’ebbrezza di vedere la percentuale di carica residua della batteria del nostro telefono al 100%, una sensazione fantastica, quasi di onnipotenza – telefonicamente parlando, certo. Peccato solo che questa sensazione non duri più di qualche secondo, qualche minuto se siamo fortunati. E quindi oggi siamo qui a parlare proprio di questo, di come allungare il più possibile la durata delle nostra batteria e di come tenerla in forma e ben funzionante.

Partiamo dall’aspetto che probabilmente interessa di più, ovvero cosa controllare e come settare il telefono per garantirsi un’autonomia che, quantomeno, vi garantisca di arrivare a fine serata:

1) All’interno dei nostri telefoni Android, nel menu delle impostazioni, è presente una voce particolarmente utile per farsi un’idea di come viene spesa l’energia a nostra disposizione. Con gran sorpresa di tutti, questa voce si chiama proprio, “Batteria”. Recandoci nell’apposta area ci troveremo davanti ad un grafico che non rappresenta altro che il processo di scarica e di carica dove, tra le varie cose, viene anche visualizzato il numero di ore di attività del telefono. Fondamentale per capire però cosa ha sottratto più energia è l’elenco di applicazioni e processi che si trova esattamente sotto al grafico di scarica e carica. Da questo elenco, facendo mente locale e pensando a quali applicazioni avete maggiormente adoperato nell’arco della giornata, riuscirete facilmente ad individuare quelle app che hanno, senza particolare motivo, impattato sulla batteria.

Se durante l’analisi di questa lista si riscontra effettivamente un comportamento anomalo di un’applicazione avrete allora a disposizione due possibilità: o provare a terminarla, oppure, se il problema persiste, potete prendere in considerazione l’idea di disinstallarla solo momentaneamente in attesa di un aggiornamento che vada a migliorare il suo comportamento sulla batteria – è infatti molto probabile che con il rilascio di release successive lo sviluppatore individui e corregga i bug che hanno causato il battery drain.

1 BIS) Monitorare il deep sleep. Per chi non lo sapesse il deep sleep è, in sostanza, una diminuzione automatica del clock della CPU quando lo smartphone viene messo in standby che garantisce al telefono stesso di risparmiare batteria, lasciando però al contempo attivi tutti i processi necessari per il corretto funzionamento del sistema. Monitorare questa modalità è molto facile su Android, esistono infatti diverse applicazioni, sia a pagamento che gratuite, che tengono sott’occhio le frequenze alle quali la CPU è costretta a lavorare. Se, analizzando le frequenze più utilizzate dal processore, notiamo un tempo di deep sleep ridotto – compatibilmente con l’uso che abbiamo fatto del telefono – allora è probabile che qualche applicazione sia rimasta attiva in background e che sia andata dunque a sottrarre preziosa energia.

Se la situazione è davvero come quest’ultima descritta non rimane altro da fare che cercare conferma attraverso le impostazioni di sistema, con l’apposita voce “Batteria”, e, in caso di riscontro, intervenire così come descritto nel punto precedente.

2) Può sembrare banale dirlo ma tenere attivi i moduli bluetooth, GPS, WiFi ed NFC senza un particolare motivo comporta un consumo di batteria notevole, così come un uso incessante della vibrazione – come avviene ad esempio durante la digitazione di un testo. Attenzione quindi a disabilitare la vibrazione quando non la si ritiene essenziale e ad utilizzare i moduli precedentemente elencati solamente quando ce n’è effettivamente bisogno.

3) Proseguendo con le cose forse più banali, attenzione al display, ai tempi di timeout e all’intensità dell’illuminazione. Un’intensità d’illuminazione troppo forte, così come un timeout dello schermo esageratamente lungo vanno di pari passo con un consumo elevato di batteria. Anche sapere che tipo di tecnologia usa il display del proprio telefono può aiutare a gestire in maniera ottimale l’energia a nostra disposizione, infatti, per coloro che posseggono un telefono dotato di schermo AMOLED è consigliabile utilizzare un wallpaper nero – o comunque che utilizzi principalmente le sue sfumature – in quanto, proprio questo colore, richiede un consumo minore di batteria per essere visualizzato sul display.

3 BIS) Ultima cosa da ricordare sul rapporto batteria/display: per quanto bello possa essere un live wallpaper nulla può battere il risparmio energetico che comporta un’immagine tradizionale, statica, che nella sua semplicità non richiede carichi di lavoro né alla CPU né alla GPU.

4) Attenzione al tipo di connessione che il vostro smartphone sfrutta per accedere al web. Se infatti, da una parte, l’uso delle reti 3G e 4G ( o LTE che dir si voglia) vi aiuta a non invecchiare precocemente davanti al telefono in attesa del caricamento della pagina o della fine del download, dall’altra, vi fa spendere preziosa energia – specialmente se si utilizza la rete 4G – che invece, adoperando il buon vecchio 2G riuscireste a risparmiare, a fronte però di una velocità di download veramente ridotta (la velocità massima per questo tipo di rete è di 180 Kbps!) e fortemente penalizzante per gli smartphone odierni.

4 BIS) Attenzione anche agli switch di rete. I telefoni, quando non riescono ad agganciarsi alla rete preferita che avete indicato loro (3G o 4G), tendono ad agganciarsi automaticamente alla rete di classe inferiore – in modo tale da garantire la connessione al web – per poi riportarsi sulla rete predefinita non appena questa torna disponibile. Se nell’arco della giornata questi switch sono frequenti allora potreste riscontrare una durata inferiore della batteria in quanto, ogni cambio di cella, comporta al telefono delle operazioni che, ovviamente, richiedono energia per poter essere portate a termine. Sugli smartphone Android è possibile monitorare questi switch di rete recandosi nella voce “Batteria” presente nel menù delle impostazioni e cliccando sul grafico di scarica e carica; così facendo apparirà un ulteriore grafico all’interno del quale, la voce “Segnale rete mobile”, starà ad indicare proprio il numero di switch e il tipo di segnale al quale il telefono si è agganciato.

5) Limitare la frequenza di sincronizzazione dei nostri account – siano essi Gmail, Facebook, Twitter, Feedly ecc. – è sempre cosa buona e giusta. Le varie applicazioni, per rimanere sempre aggiornate, tendono infatti a rimanere attive in background in modo tale da poter scaricare dal web i dati a loro necessari. Inutile sottolineare come questo comportamento, sicuramente utile per chi vuole rimanere costantemente aggiornato, metta sotto stress il telefono e quindi, onde evitare di rimanere senza batteria prima del tempo, è consigliabile disattivare manualmente la sincronizzazione automatica degli account dalle impostazioni di rete dell’applicazione alle quale l’account stesso fa riferimento.

6) Per la serie “il troppo stroppia”, gli amanti dei widgets sono avvisati. Averne troppi all’interno della propria homepage richiede al sistema diverse risorse per tenerli tutti contemporaneamente attivi e sincronizzati; per evitare dunque – anche in questo caso – che il tutto si ripercuota negativamente sulla batteria è consigliabile ridurne il numero in modo da avere attivi sulla home solamente i widgets effettivamente utilizzati.

Ora che ci siamo fatti un’idea di come portare a fine giornata il nostro smartphone passiamo a come prenderci cura delle nostre batterie in modo tale che ci garantiscano, nell’arco del tempo, ottime prestazioni e numerosi cicli di ricarica, facendo però attenzione a sfatare quei falsi miti che ancora oggi circolano sul loro conto. Prima di tutto però, un’infarinatura generale è d’obbligo: oggi, lo standard per i prodotti hi-tech, è rappresentato dalle batterie agli ioni di litio che, già da diversi anni, hanno soppiantato le meno efficienti batterie al nichel cadmio. Rispetto a queste ultime infatti, quelle agli ioni di litio, garantiscono – a parità di capacità – un ingombro ed un peso sicuramente inferiore, una totale assenza del cosiddetto “effetto memoria” (fastidiosa peculiarità delle batterie al nichel cadmio che le portava, se ricaricate più volte solo parzialmente, a perdere drasticamente la loro efficacia) e un effetto di autoscarica completamente trascurabile.

1. La prima volta che una batteria viene posta in carica deve essere lasciata 10/12 ore collegata alla corrente. FALSO. Le batterie agli ioni di litio – a meno che non abbiamo capacità molte elevate – non richiedono un tempo di ricarica così lungo ed è quindi buona norma, onde evitare surriscaldamenti, scollegare la batteria una volta che l’indicatore di carica è giunto al 100%.

2. La batteria deve scaricarsi completamente prima di essere posta in ricarica. FALSO. Le pile agli ioni di litio, come detto, non soffrendo dell’effetto memoria, possono essere ricaricate anche quando all’interno della pila stessa è presente della carica residua e anzi, risulta essere consigliabile porla in ricarica proprio quando la pila stessa arriva al 25-35% circa della propria capacità perché, ricordatelo, le batterie agli ioni di litio tendono a diventare instabili e a surriscaldarsi man mano che la loro percentuale di carica tende a zero.

3. Quando si ha intenzione di non utilizzare una batteria per diverso tempo meglio lasciarla carica al 100%. FALSO. L’ossidazione all’interno della batteria tende ad essere inferiore con cariche residue della stessa pari al 40%. Se dunque avete intenzione di non sfruttare una batteria per diverso tempo è importante, per evitare danneggiamenti, non lasciarla completamente carica o, all’opposto, completamente scarica.

4. Le batterie sono un po’ come le persone, più c’è caldo e più il loro rendimento cala. È infatti dimostrato che alte temperature tendono a far scaricare nettamente più velocemente una batteria e, per questo motivo, risulta essere importante monitorare la loro temperatura ed evitare che la stessa salga sopra una determinata soglia ( 50° circa). A tal proposito, per i dispositivi Android, sono presenti diverse applicazioni in grado di mostrare la temperatura corrente della batteria e, in più di un’occasione, possono rivelarsi utili per la salvaguardia della pila stessa.

NB: la temperatura media alla quale la batteria lavora tende a modificare la capacità massima di accumulo dell’energia. Temperature medie di 32° circa, nell’arco di un anno, faranno perdere alla batteria, al più, il 6% della sua capacità massima. Attenzione quindi, temperature medie superiori a quella appena riportata avranno sulle pile effetti deleteri più marcati.

4 BIS. Teoricamente, per evitare surriscaldamenti e relativi logoramenti della batteria, sarebbe meglio non utilizzare né quick chargercaricabatterie wireless. Infatti, entrambi questi dispositivi tendono, a causa della quantità di energia immessa nel sistema, a far aumentare la temperatura più di quanto normalmente farebbe il caricabatterie standard. A tal proposito però, a seguito dell’esperienza personale sul mio Nexus 5, posso garantire che, utilizzando quick charger appositamente studiati, la temperatura della batteria in ricarica, anche in estate, non supererà mai i 41.5°, rimanendo abbondantemente sotto la soglia di guardia.

Queste dunque le regole d’oro da seguire per garantire alla batteria del proprio smartphone durata e longevità. In ogni caso, se la vostra batteria vi ha completamente abbandonato per un motivo o per l’altro esalando quindi il suo ultimo respiro, ecco che gli Store Online corrono in vostro soccorso, pronti a fornirvi qualunque batteria della quale abbiate bisogno.

Compendio sulle batterie, come aumentarne la durata e longevità
Dr_3Zero


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