COMPÌTA, un progetto di ricerca-azione

Creato il 10 aprile 2014 da Spaceoddity
Lo scorso lunedì 7 aprile, all'I.T.I. "Vittorio Emanuele III" di Palermo si è svolto un incontro per presentare il lavoro del gruppo di docenti che cooperano attorno al progetto COMPÌTA - Competenze dell'Italiano. La giornata di lavori ha avuto inizio con il saluto dell'U.S.R. (Ufficio Scolastico Regionale) nella persona della professoressa Maria Rosa Turrisi ed è stata moderata dalla professoressa Michela Sacco Messineo, ordinario di Letteratura Italiana presso l'università di Palermo.
COMPÌTA, come spiega Andrea Manganaro - professore di Letteratura Italiana nell'ateneo di Catania - è un progetto integrato del MIUR che vede la partecipazione di dodici università italiane (con la "Aldo Moro" di Bari capofila) e di 42 scuole (122 classi) distribuite su tutto il territorio nazionale. Ciascuna delle parti in causa ha un suo ruolo specifico e infatti ciascuna di esse ha un suo posto nel C.T.S. (comitato tecnico-scientifico) del progetto, a nessuna di loro però spetta un ruolo specifico di guida: al Ministero spetta la cura dell‘innovazione del sistema educativo nel suo insieme e a livello nazionale, all'Università il confronto costante rispetto alle ricerca delle discipline insegnate, ai docenti la sperimentazione operativa in rete. E rete è una delle parole chiave dell'idea e della giornata di lavori. L'idea che ha attraversato tutto l'incontro è stata proprio la collaborazione attiva ai fini di una didattica che sia proficua, più ancora che innovativa in sé. Come sostiene il prof. Manganaro, senza una riflessione teorica sulla letteratura, ogni innovazione didattica può essere vana, se non addirittura dannosa, e che solo nel cooperare di tutti coloro che sono impegnati a insegnare i valori della letteratura si troveranno formule utili e sempre attuali. In questo senso, ho trovato importante la testimonianza della prof.ssa Ambra Carta che è riuscita a collegare la propria esperienza della scuola, in un biennio del professionale, con quella attuale all'università, individuando la necessità per i professori - tutti - di riposizionarsi rispetto al loro ruolo e alla loro disciplina.
Al centro del lavoro di COMPÌTA c'è la competenza letteraria, dunque il progetto è rivolto direttamente ai docenti del triennio: ma poiché tali competenze non possono essere disgiunte da quelle linguistiche, il lavoro del docente è integrato e procede almeno dal primo all'ultimo anno della scuola secondaria superiore, confrontandosi con problemi anche spinosi della vita scolastica. In tal senso, l'intervento forse più incisivo nella mattinata è stato quello molto vivace del prof. Federico Batini (ricercatore di Scienze dell'Educazione all'Università di Perugia), che ha affrontato il problema della dispersione scolastica. I drop-out sono, infatti, la prova che l'insegnamento spesso non riesce a influire nella vita dei nostri alunni, al punto che molti di loro preferiscono addirittura abbandonare una scuola che non ritengono utile. Finché non si sarà in grado di accettare le "buone ragioni" che spingono a un'uscita di scena così drammatica in termini sociali, non si sarà in grado di approntare una didattica davvero efficace.
Tornano perciò alla mente le parole con le quali il prof. Giovanni Marchese, preside dell'I.T.I. "Vittorio Emanuele III" aveva dato avvio ai lavori: la competenza, ha detto il dirigente scolastico, aggiunge il valore dell'esistenza umana alla semplice conoscenza. Un progetto come COMPÌTA è importante prioprio perché mira all'abbandono della conoscenza in nome della scoperta del sapere. È il sapere che incide sulla vita dei nostri alunni e che consente di portare avanti un discorso molto più profondo rispetto a un montaggio più o meno ingegnoso dei contenuti; è attraverso il sapere che si evita di fare della cittadinanza un semplice tema di discussione, bensì il fulcro stesso della nostra professione.  Alla conoscenza, infatti, si arriva in vari modi, molti dei quali - e su questo siamo d'accordo tutti - parecchio più appetibili di quelli che può offrire la scuola, ma solo una scuola che rifletta sui propri metodi e sui suoi destinatari può dare accesso al sapere. Un po' sullo stesso piano si è mosso, ma con strumenti diversi, il prof. Pasquale Guaragnella, ordinario di letteratura italiana all'università "Aldo Moro" di Bari, capofila del progetto: questi, autore di una bellissima lezione sul Saggiatore di Galilei, ha presentato a tal proposito tre criteri ineliminabili nell'insegnamento letterario: il criterio edi verità, il criterio di libertà e il criterio della bellezza.
La competenza letteraria, così come viene promossa da COMPÌTA non è stata, in effetti, definita nel corso della giornata se non attraverso una differenza rispetto alle conoscenze tradizionali riversate in classe (ora dai docenti durante la spiegazione, ora dai ragazzi durante le verifiche) e con l'ausilio di quattro diversi assi che la dovrebbero sottendere: conoscenza, comprensione, riappropriazione e valutazione sono stati il Leitmotiv dell'intera giornata, con particolare enfasi posta sugli ultimi due termini. Attraverso la riappropriazione, infatti, il ragazzo interviene nel dialogo didattico con tutto il suo vissuto e la sua sensibilità, interagendo e riformulando quanto appreso non solo secondo la sua personalità attuale, ma aprendosi a una trasformazione plastica dovuta proprio all'incontro con questi nuovi contenuti.
La finalità dell'acquisizione di nuove competenze letterarie è altissima e, personalmente, la condivido da sempre: quella di creare dei lettori, cioè delle persone in grado di interagire in modo produttivo e cosciente con un testo. Ma è appunto una finalità. Una finalità dell'insegnante, si intende, in quanto a noi spetta lo sguardo attentissimo sempre rivolto ai ragazzi di oggi e un lavoro sempre teso all'uomo di domani. Ciò che sostanzia il nostro lavoro è proprio l'intervento su questa metamorfosi. Perciò, il momento della valutazione, in una didattica orientata ai ragazzi, assume un rilievo particolare: non si può sintetizzare con facilità il lavoro svolto in un numero, quali che siano gli strumenti - le griglie - di cui ci possiamo servire; di contro è importante che in ottica metacognitiva, il ragazzo sia perfettamente consapevole di cosa ha imparato e di quanto è cresciuto attraverso quei contenuti.
Del resto, la valutazione è un momento fondamentale anche per i professori che partecipano al progetto. Per questo, il pomeriggio di lavoro dell'incontro su COMPÌTA è stato dedicato alla presentazione dei lavori di quattro colleghe che partecipano al progetto. Sotto la guida del prof. Pasquale Guaragnella, le professoresse Lucia Orini, Patrizia D'Arrigo, Luisa Mirone e Paola Liberale hanno presentato i loro lavori già svolti, non nascondendo le difficoltà operative (soprattutto in rapporto ai diversi tipi di scuola superiore dove si è attivato), ma rilanciando per i prossimi anni: i risultati, infatti, non solo non sono mancati, ma sono stati spesso anche sorprendenti e hanno consentito di recuperare al lavoro di classe molti di quegli studenti che con una didattica "frontale" (o comunque lineare e polarizzata tra cattedra e aula) avrebbe rischiato di perdere. Ciò conferma ancora una volta che alla base di un insegnamento che incida sulla società - e in particolare sugli adolescenti - c'è un dialogo e non più un discorso. E che, per citare ancora il prof. Batini, l'apprendimento dei ragazzi passa per una loro responsabilizzazione diretta nel processo educativo.

Sia chiaro, COMPÌTA è un progetto ancora in fieri, disponibile ad accogliere nuovi colleghi che vogliano sperimentare. Il progetto non ha una pagina web dedicata, ma si possono trovare alcune informazioni concrete nel blog dell'ADI SD e materiali di lavoro sul sito della casa editrice Loescher, dove è possibile scaricare anche i quaderni di lavoro realizzati dai partecipanti al progetto.

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