Compleanni babilonesi
Creato il 28 novembre 2012 da Tnepd
Sono sicuro che molti dei frequentatori di questo blog vengano qui a dare una sbirciatina nella speranza di trovare indicazioni sul fatidico 21 dicembre 2012 e su ciò che ci aspetta. Ringrazio per la fiducia, ma non penso di avere doti di veggente: esprimo solo alcune intuizioni, metto nero su bianco qualche riflessione e lavoro anche tanto di fantasia.
Esattamente ciò che mi prefiggo con questo articolo. Oggi l’Albania festeggia l’indipendenza dall’impero ottomano, avvenuta il 28 novembre 1912. Il Premier regolarmente eletto ha avuto la pensata di farlo regalando ai suoi sudditi un banchetto costituito da mille agnelli. Sono stati allestiti due lunghi tavoli in una piazza centrale a Tirana e ingaggiati non so quanti macellai.
La gente però, a detta della fonte di tale notizia, Studio Aperto di Italia Uno, ieri, non l’ha presa molto bene e si è sentita a disagio di fronte all’idea di una simile carneficina, tutta in un colpo, e io non so se devo stupirmi più per la proposta del signor Sali Berisha o per i malumori dei destinatari di tanta generosità.
Una cosa è certa: la mattanza sa tanto di sacrificio propiziatorio e ricorda l’antico metodo degli imperatori romani racchiuso nella formula “Panem et circenses”, laddove al posto del pane si è pensato di mettere la carne di agnello. Staremo a vedere come il Premier Berisha riuscirà a distrarre, divertendoli, i suoi connazionali dalle conseguenze della crisi economica che toccherà anche all’Albania, già di per sé, storicamente, un paese povero.
Mi viene facile anche preconizzare che, se è vero che il male torna sempre indietro, quei poveri cuccioli di pecora avranno la loro postuma vendetta nei prossimi sconvolgimenti sociali a cui anche gli albanesi, com’è già successo ai bosniaci e ai kossovari, andranno incontro.
Sembra infatti che i Balcani siano un territorio maledetto, in cui i Cavalieri dell’Apocalisse, in primis quello della guerra, scorrazzino spesso e volentieri. Che si tratti di truppe ottomane in fase di conquista o di scontri etnico-religiosi, le popolazioni di quei luoghi hanno conosciuto pochi anni di pace ininterrotta. Per non parlare della miseria congenita che la fa da padrone.
Gli albanesi qui da noi – non nascondiamocelo – hanno la cattiva nomea di fare rapine in villa e di sfruttare la prostituzione, gettando nel fango la reputazione della maggioranza dei loro migranti che invece si guadagnano da vivere onestamente.
C’è però un altro aspetto da considerare, che si affianca al gesto da imperatore romano del signor Beriza, ed è il sacrificio cruento di vite concentrato nello stesso lasso di tempo. Gli agnelli uccisi a Pasqua o a Natale, in Italia e nel mondo, sono molti più di mille, ma le loro vite vengono stroncate lontano dai riflettori mediatici, nel chiuso di macelli improvvisati, nei cortili delle abitazioni private e senza tanti clamori. Nessuno se ne preoccupa.
Qui invece, a quanto sembra, sono stati gli stessi destinatari di tale omaggio a storcere il naso. Che gli slavi comincino a far funzionare la coscienza? Che anche nei musulmani ci sia qualche recondito moto di dignità?
Mi raccontava Jazek domenica scorsa che in Polonia, suo paese d’origine, in questi giorni si sta discutendo sulla millenaria tradizione di mangiare la carpa in casa, uccidendola sul momento tra le mura domestiche. Sembra che ci sia una legge europea che imponga l’uccisione anche dei pesci in luoghi adatti e non nelle cucine private. L’opinione pubblica polacca è divisa tra i tradizionalisti che vorrebbero mantenere l’antica abitudine e coloro che approvano la legge europea. Forse che anche nei polacchi stia nascendo una maggiore sensibilità verso la sofferenza animale? In fondo, però, non credo che per le carpe faccia molta differenza dove venire uccise.
Se partiamo dal presupposto che David Icke abbia ragione nell’affermare che la Confraternita Babilonese non ha mai smesso di esercitare il proprio occulto potere sul mondo, ne deriva che costoro di tanto in tanto compiano riti di sangue, alla spicciolata e, quando si sentono al sicuro dalle conseguenze, in maniera massiccia e plateale.
Si parla di omicidi rituali massonici e sappiamo che il figlio dell’ex rabbino di Roma, Elio Toaff, ha pubblicato un libro, subito fatto sparire, in cui afferma che il sacrificio umano è pratica corrente, benché occulta, di certe sette ebraiche. Il rabbino, prima di morire, ha diseredato suo figlio ed era il minimo che potesse fare per lenire la rabbia dei suoi capi a Gerusalemme.
Nella tradizione cattolica c’è San Simonino, un ragazzo di dodici anni che si dice sia stato catturato e ucciso durante un preciso rituale dagli ebrei della comunità di Trento. A meno che non si tratti di diffamazione, potrebbe darsi che i sacrifici di esseri viventi descritti nel Pentateuco abbiano la loro prosecuzione in tempi moderni sotto forme ancora più raccapriccianti.
A me poco importa sapere con precisione se a compiere tali sacrifici, di animali o di bambini, siano satanisti, ebrei, babilonesi, rettiliani o kazari. Ciò che non si può mettere in discussione è che ogni anno nel mondo scompare un numero impressionante di minori, di cui non si ha più notizia.
Ogni anno i telegiornali ci deliziano con casi di omicidi senza un movente, in cui a morire sono spesso minorenni (Yara Gambirasio, Sara Scazzi, ecc.), con un clamore mediatico che si trascina per mesi e mesi, quasi a tener viva la fiamma dell’indignazione ottenendo l’effetto opposto, che è quello di anestetizzare le coscienze e far considerare all’opinione pubblica, come normali, certi fatti di sangue.
Anche nel caso di Erba c’è un bambino massacrato insieme ad alcuni adulti, opera più di una squadra di professionisti che di una coppia di squinternati amanti infastiditi dai rumori del vicinato.
Idem con il piccolo Samuele.
A finire in prigione, come ha fatto notare l’avvocato Paolo Franceschetti, sono studenti, casalinghe, soldati di basso grado e agricoltori analfabeti. Le persone di un certo livello non sono mai colpevoli e la gente può tranquillamente affidarsi ad avvocati, giudici, medici e altri rappresentanti dell’establishment, mentre deve guardarsi dal vicino della porta accanto.
Quando poi capitano casi di giovani pistoleri che fanno stragi nei cinema, nelle scuole o sulla riva di isole da cui non si può scappare, come ha fatto il vichingo Breivik, ci si convince ancora di più che i sacrifici propiziatori sono pratica corrente per certi rettiliani sotto mentite spoglie.
Essendo adoratori del Male, pensano che il sangue innocente versato senza un motivo sia un forte elemento a favore dei loro piani. Poiché del mondo invisibile delle dimensioni parallele alla nostra non sappiamo quasi nulla, a meno di non essere iniziati a pratiche magiche, possiamo benissimo ipotizzare che le cose stiano proprio così: stragi inspiegabili trovano una spiegazione se pensiamo che vi sia, attorno a noi e da qualche parte del multiverso, una o più entità malvagie che traggano piacere dalla morte violenta di esseri viventi, meglio se umani.
Le guerre mondiali e i conflitti locali sono la loro primaria fonte di energia, ma anche mille agnelli uccisi in piazza a Tirana possono andar bene, in attesa di qualcosa di più succulento. Del resto, le macellazioni che ogni minuto nel mondo tolgono la vita a milioni d’animali d’allevamento, sono la base fisiologica che tiene in vita questi presunti Voladores vampireschi, in attesa di dare qualche accelerata alle stragi e di prendere in mezzo vite umane, ritenute forse più desiderabili di quelle animali.
Del resto, non si è mai sentito che Mefistofele abbia cercato di comprare l’anima a qualche mucca o a qualche pecora, benché anch’esse non ne siano prive. Se fossi nei suoi panni troverei più di mio gusto una casalinga che uccide e fa a pezzi marito ed amante, esattamente ciò che fanno tutti i macellai del mondo e ciò che faranno oggi gli assassini ingaggiati da Berisha.
Che gli ebrei di tanto in tanto vadano ad ammazzare gli abitanti di Gaza può essere visto anche in quest’ottica: un tributo al Moloch insaziabile che sta a capo della loro nazione. D’altra parte, non solo lo hanno scritto a chiare lettere nel Levitico, ma hanno avuto a che fare con Enki/Yaweh fin dall’inizio della creazione dell’uomo. E sappiamo quanto a Geova piaccia sentire l’aroma della carne bruciata. Si tratta di vedere, ammesso che sia ancora vivo, se apprezza anche quella al fosforo che emana dai corpi dei palestinesi massacrati periodicamente.
Poi, se qualche animalista si permette di fare un confronto tra l’olocausto animale e quello – presunto – degli ebrei durante la seconda guerra mondiale, si offendono pure.
Ebbene, lasciamo che si offendano! Paragonare le camere a gas nazionalsocialiste, ammesso che siano mai esistite, con le mattanze di animali terrestri o acquatici per il popolo ebraico, ma anche per i loro asserviti Goim, significa sminuire la dignità dell’essere umano, nella fattispecie quello della loro preziosa etnia. E la cosa potrebbe infastidire la Lega Antidiffamazione, con sede a New York.
Poi la discussione andrebbe degenerando e qualcuno tirerebbe fuori immancabilmente la dieta vegetariana di Hitler, finendo così in un vicolo cieco dialettico e facendo abortire ogni altra argomentazione di tipo etico.
Nessuno degli scandalizzati benpensanti che s’indignano per il raffronto animali-ebrei riesce a capire che la violenza è una sola e che è dalla violenza sugli animali che si passa a quella sugli uomini, con estrema disinvoltura. Il giorno in cui uno solo di tali benpensanti ammetterà questo semplice ragionamento, farò una festa in suo onore pari a quella del più fastoso Bar mitzvah. E farò venire anche Moni Ovadia come ospite d’onore a decantare qualche poesia.
Non so se sia vero che la famiglia Bush faccia sacrifici umani, né se la regina Elisabetta sia un rettiliano mutaforma, perché l’unica fonte che ne parla è l’onnipresente David Icke, ma che sulla Terra siano sbarcati alieni manipolatori di geni ci credo con più facilità, perché sono già due gli autori che ne parlano: Mauro Biglino e Zecharia Sitchin. Si chiama “riscontro incrociato” e sull’aspetto rettiloide di tali alieni c’è non solo la testimonianza scritta di Icke, ma quella di Corrado Malanga, che durante le ipnosi regressive s’imbatteva in addotti che parlavano chiaramente di alieni dall’aspetto di rettili.
Se poi ci mettiamo anche i reperti archeologici in cui sono raffigurate statuette di umanoidi in forma di rettile e il famoso “serpente piumato” degli Aztechi, i riscontri si moltiplicano.
Che poi questi rettiliani amino le stragi di agnelli non ne ho certezza, ma posso prenderlo in considerazione. Di sicuro non posso andare a Tirana a chiedere al signor Beriza di trasformarsi sotto i miei occhi. Verrei preso immediatamente dalla security e rinchiuso in qualche manicomio.
Posso solo mandargli mille maledizioni, una per ogni agnello ucciso. Sperando che sia qualcosa di più di un semplice pensiero d’odio e di biasimo nei suoi confronti, ma che si coaguli in un’eggregora che gli faccia venire un cancro fulminante. A lui e a tutti i macellati ingaggiati.
Magari potrei seguire qualche corso di magia per impadronirmi della tecnica, sì da sortire gli effetti desiderati. L’unico dubbio è: ai rettili vengono i tumori?
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