Ecco che arriva, lei, la rivelazione.
Mi spiego meglio.
Provo a spiegare questa osservazione che mi è capitata di intuire ripensando ad un po' di personali faccende sentimentali/professionali del mio passato prossimo e remoto.
A lasciare che la vita accada, che il tempo scorra, resto affascinata da quello che sarà il risultato finale di una particolare situazione (comunque sempre un risultato passibile di continua evoluzione, quindi sempre in divenire). A partire da un/a collega stronzo/a che vorresti non avere vicino, da una storia d'amore che hai vissuto troppo o che proprio non ti è permesso di vivere. Da una ingiustizia che vorresti non sapere, non ci fosse mai stata, dai segreti tuoi e di altre persone che custodisci gelosamente nel tuo cuore.
Ogni situazione, a lasciarla andare come crede, prende strade inaspettate. Resto continuamente affascinata dal rivelarsi delle segrete connivenze della vita. Ogni elemento trova il suo incastro perfetto che poco tempo prima sembrava non esistere. Ogni cosa cambia in modo repentino, il dolore passa, si trasforma. Ogni pezzetto che sembra inizialmente ingiusto, sbagliato, incomprensibile, doloroso o particolarmente brutto (dal mio arbitrario punto di vista), grazie al lungimirante savoir faire del destino trova la sua ragione di esistere. Costruendo e ricostruendo ogni volta una nuova immagine, un nuovo contesto che non avevo non solo previsto, ma nemmeno lontanamente immaginato.
Siamo troppo immersi nel qui e ora, nel presente, per guardarsi dall'alto, E riderne, alle volte.
E' solo con l'età, con il diventare grande, prendendo dimestichezza con lei (la Vita) - senza mai riuscirci troppo bene poi - ho capito che tutto (o quasi) trova un senso, un insegnamento. Ma solo "DOPO"*.
E se ancora non sono riuscita a capirlo significa semplicemente che è troppo presto. E devo capire anche che quella fretta che le cose accadano o no è meglio che impari a mettermela via. Ché io non so proprio un cazzo del progetto.
Ogni volta che ho pensato, imprecando gli dei, a quanto fosse ingiusta la vita, poi ho guardato l'intera trama a distanza di tempo, e ho capito che mi aveva in un qualche suo modo strano salvata da un danno maggiore. Ogni volta che vedo qualcuno che ho amato e mi ha abbandonata, non scegliendomi, o qualcuno che ho abbandonato, non scegliendolo, poi aspetto. E capisco.
Come se, improvvisamente, arrivasse una repentina soluzione, come se si dispiegasse la storia mettendo tutti gli elementi in ordine e tutti i passaggi parziali arrivassero a creare un disegno.
Per farmi capire le fortune, gli errori, le cose da imparare, le cose che servono per diventare donna con soddisfazione di myself, senza troppi rimproveri o sensi di colpa.
E tra le cose che ho da imparare c'è proprio questa qui.
Non avere fretta che la vita accada, lasciarla fare, rispettandone i suoi personalissimi tempi e fidandosi delle sue decisioni.
Anche quando fa così incazzare, così stare male. Quando non sono d'accordo con lei, quando uccide di malinconia e di non-sense, quando manca da morire qualcuno, quando vorrei fosse sempre estate.
(Quanto mancherà prima che io diventi un Buddha, oppure, in alternativa, un uomo figo, ricco e superdotato?)
* DOPO: avverbio di tempo abbastanza generico che potrebbe voler dire secondi, ore, giorni, mesi, anni, lustri, secoli o ere geologiche. Purtroppo non è dato a priori e non sempre la soluzione ci è dato sapere per questioni fisiologiche di caduco soggiorno umano sul globo terrestre.
Questo imbrunire alle 19 credo abbia una vaga incidenza negativa sul mio umore e sulla mia stabilità mentale.