Una decina di anni or sono, per motivi familiari dovetti lasciare la città di Trieste dove stabilmente risiedo, e trasferirmi, per un periodo abbastanza lungo, alla sede di Marghera, città non molto distante ma socialmente molto diversa dall’ambiente triestino. Vi erano, tra l’altro, folte comunità d’immigrati in particolare bengalesi e nord africani. Questi ultimi, davano diversi problemi alle forze di polizia, essendosi organizzati in bande operanti nell’intensissimo traffico di droga che dilagava, e dilaga ancora, su quel territorio.
In quei mesi di permanenza in quella città, avevo preso l’abitudine, ovviamente, di frequentare alcuni pubblici locali; uno, in particolare, era stabilmente frequentato da nord africani, i quali, di frequente, venivano fermati nel corso di retate compiute dalle varie forze di polizia operanti sul territorio. Essi solevano chiamare tutti gli appartenenti alle forze dell’ordine, a prescindere dal corpo di appartenenza specifica, con la denominazione di “la pulia”. Con alcuni, pochi in verità, di questi nord africani, era possibile a volte scambiare qualche frase ed ottenere qualche parola di risposta.
Una sera uno di essi entrò nel locale con evidenti tumefazioni sul volto. Avendo già in precedenza parlato con lui, chiesi: «Cosa ti è successo?». «“La pulia”» rispose lui. Nei giorni successivi, parlando con altri nord africani, e, soprattutto, con locali più in confidenza con gli stessi, potei ricostruire una situazione che, qualora fosse vera, consisteva in questo: quei nord africani, di cui alcuni non in regola con i documenti di soggiorno, erano soliti tenere sempre in tasca una piccola somma di denaro, 20-50-100 euro, in quanto, allorché erano fermati da alcuni operatori di giustizia (non da tutti in effetti, ma da alcuni sì) se non avessero avuto quelle somme da consegnare loro, sarebbero stati sottoposti a percosse a prescindere da tutto il resto. Se, invece, avevano quella somma, potevano contare su un rilascio indolore anche se privi di documenti validi di soggiorno. Qualora invece avessero detenuto delle dosi di droga, le possibilità erano queste: la verbalizzazione, che essi però tentavano assolutamente di evitare, l’abbandono della dose di droga senza sequestro e con relativo pestaggio, l’abbandono della dose e della somma di denaro senza pestaggio; in questi ultimi due casi, naturalmente, c’era il rilascio senza conseguenze giuridiche per gli stessi.
La suddetta situazione, del resto egregiamente già rappresentata nel film americano “Serpico”, rientra, in effetti, in alcune, seppur pesanti, forme di malcostume che alcuni operatori di giustizia (non tutti certamente) pongono in essere purtroppo da sempre, in tutte le epoche ed in tutte le polizie, e la casistica storica ne dà anche ampio resoconto.
Un giorno, però, uno dei nord africani, in particolare confidenza con uno dei locali, si lasciò andare a questa affermazione: v’era un appartenente alla Guardia di Finanza, soprannominato col nomignolo di “Ciccio”, il quale aveva fatto loro la seguente anomala proposta: erano essi disposti a vendere, per suo conto, la droga che lui avrebbe fornito loro? Non riuscii a sapere, però, se la cosa poi si realizzò o meno; debbo, però, dire che, come ex appartenente al Corpo, tra me e me ci rimasi male, nonostante fossi stato, in 28 e passa anni di servizio, testimone di esperienze abbastanza negative, tutte quelle, cioè, che negli archivi riservati del Comando Generale sono sigillate nel settore delle inchieste disciplinari e penali a carico del personale, un settore purtroppo con una certa mole di lavoro, che non viene resa nota all’opinione pubblica.
Perché scrivo ora queste cose quando ormai anche i tempi giudiziari relativi a quei fatti sono trascorsi? Appunto perché allora ci rimasi molto male e tacetti; qualcuno potrà accusarmi di dire il falso, ma tutti sanno che non sono mai stato solito a mentire, e che cose simili, purtroppo sono accadute. Potrà parere strano, ma ho sentito il dovere morale di scrivere questo dato, che ora può avere solo un generico ed innocuo significato storico.
C’è, naturalmente, anche un’altra ipotesi, e cioè che “Ciccio” volesse, così facendo, penetrare meglio, per fini di giustizia, in quel mondo di piccoli trafficanti. Auguriamoci che fosse davvero così.
Vincenzo CerceoColonnello in congedo della Guardia di Finanza