È TEMPO CHE PIACENZA RICONOSCA LE UNIONI CIVILI
Il Consiglio comunale metta all’ordine del giorno la discussione della delibera sul Registro
Da alcune settimane assistiamo ad un balletto di rinvii sulla delibera che istituisce il Registro delle unioni civili, licenziata dalle commissioni competenti nella prima metà di ottobre, ma non ancora arrivata in Consiglio comunale. Anche se un gruppo trasversale di consigliere e consiglieri del centrosinistra e del Movimento 5 Stelle è impegnato per arrivare alla discussione e all’approvazione del provvedimento, una parte delle forze politiche – compresi alcuni settori della maggioranza – ha adottato una strategia dilatoria, che subordina alle proprie dinamiche interne la dignità e i diritti delle persone coinvolte in questa delicata materia. Auspichiamo che si abbandoni ogni cinico calcolo di parte, e che si porti al più presto la delibera all’attenzione del Consiglio comunale: in quella sede ciascuno potrà esprimersi nel merito e sarà chiamato a rendere conto delle proprie ragioni davanti alla cittadinanza.
Il riconoscimento delle unioni civili da parte delle istituzioni cittadine rappresenta un passo importante per superare situazioni di discriminazione e favorire l’inclusione sociale di ogni persona e di tutti i nuclei familiari. Infatti, affermando il diritto delle unioni civili ad accedere ai servizi comunali alle medesime condizioni riconosciute alle coppie sposate, il Comune riconosce un principio essenziale in una società solidale: il welfare cittadino è rivolto a prevenire e superare le situazioni di disagio economico e sociale, quale che sia il legame giuridico che unisce i partner di una coppia o il loro orientamento sessuale.
Sottolineiamo che il Registro, uno strumento già adottato da circa 150 comuni italiani, è importante per le tante coppie eterosessuali che scelgono di non sposarsi, ma lo è ancora di più per le coppie gay e lesbiche che, escluse dal matrimonio civile, non hanno possibilità di scegliere. In questo senso, rappresenta una misura attiva di contrasto all’omofobia, coerente con la recente adesione della Città di Piacenza alla Rete RE.A.DY, la Rete Nazionale delle Pubbliche Amministrazioni che combattono le Discriminazioni fondate su orientamento sessuale e identità di genere.
Vogliamo infine sottolineare che la discriminazione basata sull’orientamento sessuale è vietata dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea (art. 21) che, con l’entrata in vigore del trattato di Lisbona, ha assunto lo stesso effetto giuridico vincolante dei trattati (art. 6 TUE).
Per quanto riguarda la giurisprudenza interna, la Corte costituzionale, con la sentenza 138/2010, ha definitivamente riconosciuto la rilevanza costituzionale delle unioni tra persone dello stesso sesso. Scrive la Corte: “L’art. 2 Cost. dispone che la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. Orbene, per formazione sociale deve intendersi ogni forma di comunità, semplice o complessa, idonea a consentire e favorire il libero sviluppo della persona nella vita di relazione, nel contesto di una valorizzazione del modello pluralistico. In tale nozione è da annoverare anche l’unione omosessuale, intesa come stabile convivenza tra due persone dello stesso sesso, cui spetta il diritto fondamentale di vivere liberamente una condizione di coppia”. Con la sentenza 4184/2012, la Corte di Cassazione si è spinta oltre, affermando che “una coppia omosessuale convivente con una stabile relazione di fatto rientra nella nozione di vita familiare, proprio come vi rientrerebbe la relazione di una coppia eterosessuale nella stessa situazione”.
Arcigay Piacenza “L.’A.T.OMO.” (Libera Associazione Tematiche Omosessuali)
Agedo (Associazione Genitori, Parenti e Amici di Omosessuali) - punto di ascolto di Piacenza
Per informazioni: Antonio Soggia, 349 0942136
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