Comunicazione, dialogo e conflitto tra genitori e figli

Da Angelo84

Il termine comunicazione deriva dal latino "communicare", che significa letteralmente "mettere in comune".
la comunicazione è il mezzo attraverso il quale inviamo e riceviamo informazioni dall’ambiente esterno. Comunichiamo in diversi modi:
  1. "Linguaggio gestuale": Che consiste nel inviare messaggi in modo volontario e/o involontario, attraverso espressioni del corpo (sguardi, mimica facciale, gesti, movimenti).
  2. "Linguaggio iconico - visivo": si realizza attraverso l'immagine, ad esempio abbiamo il linguaggio architettonico o la pittura.
  3. "Linguaggio verbale": Consente nella comunicazione mediante segni orali e scritti, ognuno dei quali è formato da due particelle; il "significato", che è l’idea che vogliamo trasmettere attraverso la parola, e il "significante", è l’insieme di lettere e di suoni che nascono dalle varie combinazioni.


Nella comunicazione ci sono due soggetti fondamentali; l’emittente, colui che invia il messaggio, e il ricevente (o destinatario), che è colui a cui il messaggio è destinato.
Tutto ciò non avviene in maniera neutra. Una comunicazione provoca emozioni e reazioni nelle persone (gioia, dolore, commozione, ansia, ecc.); a seconda della cultura di appartenenza, del grado d’interesse e di ascolto, ecc.
L'incontro comunicativo si realizza attraverso il "dialogo".
Quando parliamo di dialogo, intendiamo un confronto verbale. Esso viene dal greco "dià" (attraverso) e "logos" (discorso).
Generalmente quando si fa un lavoro di ricerca tra la tipologia di educazione che i genitori intendono dare ai propri figli, e il tipo di comunicazione che si realizza all'interno dell'ambiente familiare, vediamo come nelle famiglie più armoniche vi è un dialogo aperto, i figli si confrontano di più con i genitori, si confidano con essi, seguono volentieri le regole familiari.
Viceversa, nelle famiglie più disarmoniche si rileva un maggior conflitto nel dialogo genitori-figli, i giovani tendono a cavarsela da soli rischiando con molta facilità di avere brutte esperienze di vita, non si confidano con i genitori, sono viziati, crescono senza regole e sono meno integrati nel contesto sociale e più propensi a vivere in realtà come il gruppo e il branco, nel quale si sentono accettati e compresi.
Ciò ci fa comprendere meglio come i giovani siano fortemente sensibili al tipo di approccio che i genitori cercano di instaurare con essi, vi è un forte desiderio di essere ascoltati, e cercano in modo particolare la condivisione e l'amore.
Molto spesso i genitori mancano nel non riuscire a leggere piccoli segnali che il figlio lancia loro (il rientrare tardi la sera, andare male a scuola, trascorrere molte ore in camera da solo, ascoltare musica a tutto volume, ecc.), che sono richiami che non cercano "rimproveri", ma vogliono stimolare il genitore a un incontro dialogico, un giovane adolescente mette alla prova il padre e la madre per vedere fino a che punto questi lo amano e sono disposti ad ascoltarlo, tollerarlo, correggerlo. Quando si cade nel rimprovero, nel rifiutare il figlio, questo si chiude maggiormente in sé, si sente non amato, tende ad allontanarsi dalla famiglia, a ribellarsi a questo "non amore" nei suoi confronti.
Il rimprovero, spesso, viene ritenuto dai genitori come un modo per riprendere il figlio quando sbaglia, mentre il giovane che lo subisce lo interpreta come una presa di posizione da parte degli adulti, un modo per far capire che lui non può avere ragione.
Il dialogo, e la discussione, devono essere sempre aperti. Non c'è uno che ha ragione completamente, o torto del tutto. Si parla e si espongono le proprie ragioni, senza prese di posizione autoritarie.