Comunità online e chiese: uno stop dai giudici americani

Creato il 25 agosto 2010 da Donmo

Può una comunità che vive soltanto online fregiarsi della denominazione di “chiesa”? La risposta a tale domanda ha implicazioni teologiche non indifferenti, come si può facilmente intuire, che spaziano dal campo liturgico a quello sacramentario e così via. Negli Stati Uniti è stata ora data una risposta a tale domanda, anche se ciò che l’ha originata non sono astratte questioni teologiche ma molto più concreti interessi di dare e avere: Negli States, infatti, le Chiese riconosciute come tali godono di importanti e sostanziosi benefici fiscali.

La Foundation of Human Understunding, una comunità virtuale che vive soltanto in rete e via etere, ha fatto quindi richiesta per essere riconosciuta ufficialmente come “chiesa”, ma la sua domanda è stata rigettata dalla Corte d’appello federale. Quest’ultima, nella propria sentenza, ha stabilito che esistono alcuni criteri minimali perché una chiesa possa essere riconosciuta come tale: un credo, una forma di culto, un insieme di dottrine, una disciplina interna, dei leader riconosciuti, dei membri che non siamo contemporaneamente anche fedeli di altre chiese ed un regolare servizio di culto.

È proprio su quest’ultimo punto che pare si siano infranti i desideri della FHU di vedersi riconosciuta come chiesa. Mentre infatti per i precedenti criteri non pare sussistano particolari problemi, il giudice ha stabilito che il cosiddetto “ministero elettronico” non possa essere ricompreso tra quelli previsti dal legislatore americano. La sentenza farà indubbiamente discutere e ne risentiremo parlare, non solo negli States.



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