Comunque vada, dovrebbe essere un successo

Creato il 12 novembre 2011 da Domenico11

Questione di ore e ci dovremmo avviare ad un esecutivo guidato da Mario Monti. C’è una gran voglia di archiviare al più presto la stagione berlusconiana, diciassette anni vissuti in apnea, rincorrendo annunci sempre più mirabolanti, una “rivoluzione liberale” promessa e mai realizzata, il rimpianto e la delusione di tanti per ciò che poteva essere e non è stato, come in una famosa poesia di Gozzano.
Non mancano però i colpi di coda. Il Pdl è lacerato, Alfano non sembra in grado di produrre una sintesi che tenga insieme chi non vuole sentir parlare di governo Monti (Brunetta, Rotondi, Matteoli, Sacconi) e chi invece è più possibilista e, anzi, lo considera un passaggio ineludibile in questa fase (Frattini, Scajola, Alemanno, Formigoni, Lupi). L’appoggio esterno può rappresentare un compromesso accettabile? Forse no. Perché a quel punto bisognerebbe valutare la reazione di Terzo polo e Pd, che non avrebbero alcun interesse ad intestarsi provvedimenti di lacrime e sangue, con il Pdl e la Lega a martellare l’opinione pubblica in un’infinita campagna elettorale. Maroni è stato chiaro: da lunedì la Lega è all’opposizione e oggi finisce il ciclo politico iniziato nel 1994, con l’alleanza tra Bossi e Berlusconi. È un “tutti liberi” e non si capisce quale potrebbe essere l’approdo. Proprio il timore di perdere il fedele alleato e di vedersi sbriciolare tra le mani il partito trattengono Berlusconi dallo sposare apertamente la soluzione Monti, altrimenti vissuta come una vera e propria liberazione. Per molti, all’interno del Pdl, la rottura con la Lega è un prezzo troppo alto, soprattutto fino a quando Casini insisterà nel suo terzismo.
Tutto sembra quindi condurre a Monti, da ultimo anche la correzione di tiro di Di Pietro, inizialmente per le elezioni anticipate. Comunità internazionale e mercati si sono già espressi in maniera favorevole, dimostrando un protagonismo al limite dell’ingerenza negli affari di uno Stato sovrano. D’altronde, sono stati Fmi e Bce a decretare la fine dei governi di Grecia e Italia, circostanza sulla quale comunque si dovrà riflettere per capire quale sarà il destino delle democrazie nei prossimi anni.
Monti o non Monti, se il prossimo governo non vuole fallire la propria missione, deve prendere pochi ma significativi provvedimenti, dei quali peraltro si parla da tempo immemorabile. Senza esempio e credibilità, nessuno avrà mai l’autorevolezza necessaria per potere imporre sacrifici. Ecco perché tra i primi provvedimenti, da prendere ora, non da promettere per il prossimo decennio, occorre inserire l’abbattimento dei costi della politica (riduzione del numero dei parlamentari, pesante decurtazione dello stipendio, abolizione di vitalizi, privilegi e benefits) e una robusta patrimoniale. Seguiti da una legge sul conflitto d’interessi affinché “non accada mai più” e da una riforma della legge elettorale che restituisca al cittadino il potere di scegliersi i rappresentanti in Parlamento. Un cronoprogramma da realizzare nel più breve tempo possibile e poi andare al voto. Ma questa classe politica sarà capace di uno scatto di dignità?

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