Provo una certa invidia per Daniel Tarozzi, perché ha saputo trovare quello che in questo tempo di scarse motivazioni e molte delusioni è cosa rara: un'Italia pulita e generosa, un'Italia che non dispera ma si è aperta un varco per il futuro, un'Italia che non si piange addosso, ma prima di tutto prova a fare.
Provo invidia per questo giovane collega che ho avuto modo di conoscere qualche settimana fa, in una serata organizzata dalla Fondazione Baracchi in Casentino, tranne poi dirmi che l'invidia non va bene, che in realtà dovrei provare solo gratitudine. Perché Daniel prima ancora di saper trovare, ha dimostrato di saper cercare. Anche andando contro il senso comune, contro i sentimenti e le visioni che hanno messo radici dentro di noi.
Ha saputo cercare, ha saputo trovare, Daniel. Scommettendo su se stesso e su un camper piuttosto malandato con cui per sette mesi ha girato in lungo e in largo per l'Italia. Alla ricerca di idee, progetti, pratiche. Di persone, soprattutto, in grado di dire qualcosa oltre la rassegnazione.
Ne è venuto fuori questo libro, Io faccio così (Chiarelettere). Un libro a suo modo di viaggio, come indica anche il sottotitolo: Viaggio in camper alla scoperta dell'Italia che cambia. Viaggio necessario, perchè sarà pure l'epoca del web 2.0 e dei social che mettono tutti in rete, ma poi per capire davvero il cambiamento devi partire dai volti, di più, devi cogliere quella luce negli occhi.
Daniel ci riesce benissimo. E ai più depressi tra noi - a quelli dell'"E' l'Italia, bellezza" - io questo libro lo consiglio sul serio. Per leggerlo mica come un saggio. Ma come un libro di viaggio, appunto, capace di regalarci finalmente un po' di aria buona da respirare.