Con il nastro rosa

Creato il 24 novembre 2014 da Povna @povna

Quest’anno, prima di scegliere se ricominciare, ci hanno messo tutti un po’ di tempo: perché il tempo per la ‘povna è merce sempre più rara, perché una quinta è quinta, ma – senza di loro, per come è nato e si è evoluto, da sempre – lei il cineforum non lo voleva fare.
“Prof., io ho piscina” – le spiegava Cirillo Skizzo, sapendo di toccare il tasto giusto.
“Io la riabilitazione” – aggiungeva Piccolo Giovanni, che si è operato seriamente a un ginocchio.
“Io dovrò farla” – seguiva Weber che si è spappolato il menisco.
“Io dovrò studiare tanto” – diceva Stuffy (e come dargli torto).
“Io verrò” – sosteneva Earnest (con poco o nessun credito, perché lui, spesso, magari in buona fede, ma millanta).
“E’ dura, prof.” – chiosava pacato Teofilo, che di loro tutti è il più affidabile; e, di fronte alla sua perplessità, la ‘povna si è sentita un po’ mancare.
Però dispiaceva: a lei; a loro; un poco a tutti.
“Prof., quando ricomincia il cinema?” – venivano a chiederle dall’altra quinta.
“Prof., ma il cineforum?” – chiosava Emily in versione punk, con la sua voce intelligente.
E poi c’erano le Giovani Marmotte.
“Se i Merry Men non ce la fanno a fare tutto ci siamo noi, oramai siamo esperti” – la spronava la voce entusiasta di Armadietto.
“A me piace il cineforum, ci tengo tanto” – si aggiungeva Babe, convinto.
“Una scuola senza cinema non ha senso” – buttava lì convinto Hipster.
“Ehi, quest’anno ci sono anche io” – faceva notare Ciuffettino dal suo banco – “posso dare una mano”.
Così la ‘povna ci ha nuotato sopra, ha smontato e rimontato orari, ed è arrivata a un compromesso. Meno incontri, grandi registi e film, un occhio attento ai possibili percorsi della quinta hanno trovato la quadratura del cerchio.
E, dopo un mese passato a caccia di iscrizioni, classe classe, il debutto è avvenuto oggi, in aula video, al solito orario.
La ‘povna si aspettava diverse facce nuove, come sempre il primo giorno. E poi l’aveva preavvertita Cirillo Skizzo: “Prof., quest’anno si sbanca: se vengono tutti ci tocca far due turni”.
La ‘povna un po’ aveva riso, un po’ era stata orgogliosa e un po’ preoccupata, ma non troppo: perché tra la prenotazione e la presenza corre poi sempre, per difetto, una ricca percentuale.
Ciò nonostante, il numero quest’anno sfiora addirittura i quaranta. Molti sono vecchie conoscenze: ex-alunni, oppure alunni di altre classi che lei ha portato in Appennino e già così se ne va una trentina schietta. La ‘povna già oscillava tra gongolio e sgomento nel contarli, quando, dall’ingresso fanno irruzione in massa: Piccolina, Bella, Marianna, Remedios, Jane Andrews, le Sorelle, Sottovoce allargano le bocche in un sorriso scintillante – e la ‘povna ritrova schierate le sue splendide ragazze.
“Siamo qui, prof.!” – telegrafano con gli occhi.
E poi, motteggiando: “Quando è che ci tira una scarpa?!”.
La ‘povna si commuove, ma fa finta di niente. E benedice quell’ispirazione saggia che le ha fatto cominciare la rassegna di quest’anno nel suo nome.