Andrea Arnold, 2009 (Gran Bretagna, Paesi Bassi), 123' uscita italiana: 23 luglio 2010 voto su C.C.
Prendete l’apprezzato An Education, romanzo di formazione sulle avventure di una adolescente britannica degli anni Sessanta, e lasciatelo macerare alle intemperie per quarant’anni. Quello che ne verrà fuori è Fish Tank, la convincente “opera seconda” della regista Andrea Arnold, questa volta alle prese con l’educazione sentimentale di una quindicenne della periferia inglese. Katie Jarvis interpreta magnificamente la giovane Mia, il cui carattere anti-sociale è frutto di una situazione familiare “difficile” (madre ancora adolescente, sorellina piccola e sconcertante a carico), una ragazza disabituata a ricevere attenzioni o addirittura affetto dal prossimo che inevitabilmente s’innamora di uno dei partner occasionali portati a casa da mamma’, l'unico che sembra mostrare per lei interesse ed empatia. Scoprirà a sue spese che anche questo improbabile principe azzurro nasconde un bel po’ di scheletri sotto il mantello splendente.
La indovinatissima ambientazione industrial-bucolica di Fish Tank restituisce con grande efficacia la tensione che caratterizza il soggetto (firmato dalla stessa Arnold, fotografia di Robbie Ryan), in bilico tra intenzioni da dramma e melò, tra favola a lieto svolgimento e crudo ritorno alla realtà. L’interpretazione di Katie Jarvis è perfetta, tanto da far impallidire il ricordo della fin troppo esaltata protagonista del già citato An Education, Carey Mulligan. Ruvida, ingenua, intensa, imprevedibile, all’esordio sul grande schermo la Jarvis porta con sé una travolgente ventata di verità. La messa in scena di Andrea Arnold (già premiata per due volte a Cannes e con l’Oscar per il miglior corto), nella quale è possibile trovare al tempo stesso sensibilità e coraggio, propone allo spettatore uno spaccato di realtà prezioso che riporta alla mente le opere dell’acclamato conterraneo Ken Loach: nei suburbs dell’Essex s’intrecciano complesse dinamiche familiari e sociali, distanti anni luce dal mondo dai colori confetto che siamo abituati a ritrovare nelle commediole londinesi – si tratta di un’operazione già intrapresa con successo per la tv dai giovani sceneggiatori inglesi del serial Skins. Da ricordare anche l’interpretazione di Michael Fassbender che appare mirabilmente immune dal morbo di matthewmcconaughey nonostante sia prestante e di bell’aspetto, e rappresenta il partner ideale per la recitazione rabbiosa della giovane Jarvis (confronti spesso accompagnati dalle note di quel Bobby Womack che già Tarantino aveva omaggiato in Jackie Brown). Il film della Arnold riesce persino a rendere inoffensivo un topos cinematografico in genere mortifero: quello della ragazza che ama la danza e sogna di diventare famosa ballando. Cosa volete di più?