di Paolo Cardenà -
Con la manovra di stabilità varata dal Governo e propedeutica (secondo la loro visione) al raggiungimento del pareggio di bilancio nel 2013, vengono ridotte di un punto percentuale le aliquote IRPEF più basse (dal 23% al 22% e dal 27% al 26%). Questo provvedimento solo apparentemente produrrà degli effetti positivi nelle tasche degli italiani poiché, già dal prossimo luglio, l'IVA, che come è noto, colpisce i consumi, verrà aumentata dell'1% e quindi l'aliquota al 10% passerà all'11%, mentre quella al 21% diventerà al 22%. Questo provvedimento, andrà a colpire ancora una volta le classi meno abbienti del paese e soprattutto quelle più bisognose, costrette a vivere con io redditi più bassi (pensionati e lavoratori dipendenti). Come è noto, in Italia, i redditi più bassi (ad esempio quelli riconducibili al livello delle pensioni più basse), sono già completamente detassati per effetto delle detrazioni da pensione e/o lavoro dipendete, che annullano il prelievo fiscale a carico del contribuente. Quindi, con questa manovra, il pensionato o chi vive di basso reddito, non troverà alcun giovamento per il taglio dell'Irpef praticato dal Governo. Allo stesso tempo, subirà l'impatto dell'aumento dell'IVA che colpirà i consumi di beni che sconteranno le nuove aliquote poste all'11% e al 22%, comprimendo ancora di più la capacità di spesa delle famiglie, già ridotta all'osso. Ma l'aumento dell''Iva non è l'unica beffa che subiranno le classi meno agiate, poiché gli aumenti delle imposte indirette (IVA), determineranno degli effetti inflattivi dovuti anche agli arrotondamenti (in eccesso) che la catena di distribuzione e commercializzazione dei beni praticheranno sui prezzi dei beni, colpendo il consumatore finale che si vedrà diminuito il potere di acquisto. Inoltre, il Governo, nello stesso provvedimento, ha previsto anche un aumento delle franchigie per le detrazioni di imposta e introdotto un tetto massimo alle detrazioni, che farà aumentare il carico fiscale anche per i redditi superiori ai 15.000, favorendo un ulteriore impoverimento della classe media, che accelererà la discesa verso il disagio economico e sociale e verso gli inferi della povertà.