CON LA RUSSIA, MA….E SE…. di GLG

Creato il 12 novembre 2015 da Conflittiestrategie

Giampaolo Rossi con la Russia senza se e senza ma

Articolo senz’altro approvabile per l’essenziale, ma non certo senza importanti distinguo. Serve a poco dover fare scelte tra Usa e Russia senza dire fino in fondo quale gioco si sta giocando; un gioco in cui l’Europa è….. fuori gioco e dovrebbe solo appoggiare o gli uni (quanto sta già facendo da buona vassalla degli Usa) o l’altra (atteggiamento che, privo di qualificazioni, sarebbe quasi tanto negativo quanto il primo).

Intanto, ancora una volta mi permetto di ricordare come il sottoscritto abbia rilevato che l’islamismo radicale rappresenti comunque un potenziale pericolo futuro per la Russia nelle Repubbliche centro-asiatiche anche ammesso che ormai la Cecenia sia “pacificata”; ed è quanto scrive anche Rossi. E’ indubbio che l’appoggio di fatto dato dagli Usa all’Isis – essi si servono, in modo relativamente coperto, di altri paesi per questo appoggio; e inoltre ogni tanto fanno finta di essere anche loro contro il radicalismo islamico, e hanno effettuato qualche bombardamento minore di pura facciata – ha la funzione di tenere occupata la Russia, di crearle insomma problemi tali da rendere molto complicato ogni eventuale possibile maggiore contatto tra essa e importanti paesi europei. Perché ci si ostina a scordare che l’area fondamentale per gli Usa, quella che vogliono sempre “a posto” in funzione dei loro interessi mondiali, è proprio la zona europea; soprattutto dopo che il crollo del campo “socialista” ha consegnato alla loro influenza tutta l’Europa e non solo quella occidentale come durante l’epoca “bipolare”.

Durante la presidenza Bush jr., quando gli Usa credevano di poter ripristinare un sostanziale monocentrismo, essi erano più possibilisti; attenti a quanto succedeva, ma se Berlusconi – di cui comunque si fidavano – stabiliva qualche rapporto con Putin e favoriva accordi tra Gazprom ed Eni, erano abbastanza “larghi di manica”. Successivamente, è apparso loro chiaro che, pur restando il paese più potente (e prepotente), si mettevano in moto i prodromi di un futuro multipolarismo. Allora, il Berlusca (almeno dal 2011, e forse un po’ prima) non ha più avuto spazi di manovra. Ha mantenuto dei canali di contatto (personale) con Putin – poiché interessa pure a quest’ultimo mantenerli (un interesse credo sempre più limitato) – ma ha dovuto appoggiare un più forte schieramento dell’Italia in completa sudditanza pro-Usa; da qui le svariate vicende – Monti, Letta, rielezione presidenziale di Napolitano e infine Renzi – sfociate nell’attuale nostro governo di puri servi.

In questo momento, sia con la vicenda ucraina sia con quella siriana, sono in atto complesse manovre (direi tattiche) – svolte lasciando largo spazio ad un disordine funzionale alle finalità da ottenere con sufficiente elasticità e ammettendo larghi margini di “errore” – tramite le quali la Russia sembra soprattutto interessata a consolidare la propria situazione interna e nelle aree viciniori (o dove comunque sono in atto da tempo determinati rapporti di “alleanza” come con Assad), assumendo un atteggiamento più tiepido nei confronti dei rapporti con l’Europa. Non si è notato abbastanza che, nei primi momenti della crisi ucraina, la Germania non aveva affatto assunto una posizione avversa alla Russia (anzi). Poi, si è rapidamente accorta che quest’ultima era in difficoltà – malgrado le troppe chiacchiere sui successi di Putin; poiché la finalità americana era proprio quella di mettere il paese eurasiatico sulla difensiva e di impedirgli una vera politica verso “ovest”, rigettandolo semmai in direzione della Cina, amica molto infida come lo è sempre stata, anche quando erano due paesi detti “socialisti” e “fratelli” – e allora ha cambiato rapidamente posizione allineandosi alle posizioni oltranziste sulle sanzioni, ecc.

Tutti pensano quasi che la Russia, bombardando l’Isis, sia in fase offensiva. Invece, è tutto il contrario. Dirò di più: gli Stati Uniti fanno la voce grossa, sostenendo la caduta immediata del “tiranno” (Assad appunto) e affermando che la Russia sta bombardando i “buoni” ribelli siriani avversi a quest’ultimo. In realtà, sono convinto che russi e americani si tengano in contatto per non andare oltre certi limiti nel loro contrasto. Gli Stati Uniti sanno inoltre che, in un certo senso, i russi stanno compiendo un’azione in grado di esentarli dall’obbligo di combattere veramente l’Isis. Cosicché quest’ultimo è pur sempre tenuto sotto controllo e, nel contempo, gli Usa possono non mostrare una durezza che potrebbe inimicare loro l’islamismo, anche oltre i cosiddetti radicali del Califfato.

In ogni caso, tutto ciò che si sta svolgendo nel Medioriente (e pure in Ucraina) appartiene all’ambito della tattica. La vera strategia statunitense, lo ribadisco, è quella di rendere il più difficile possibile (anzi si vorrebbe proprio renderla impraticabile) ogni mossa russa tesa a stabilire migliori ed efficaci rapporti con almeno alcuni importanti paesi europei. L’area mondiale di principale interesse strategico per gli Stati Uniti è precisamente l’Europa, non la zona del Pacifico come si sostiene per ingannare gli avversari: le potenze oggi in relativa crescita nel tendenziale multipolarismo che si va affermando sia pure in modo abbastanza stentato. Teniamo ben presente questa “stella polare” e faremo pur sempre un minor numero di errori nella valutazione della situazione mondiale, affetta da crescente disordine.