Se quindi riusciamo ad immaginare un Paese in cui il Presidente si adoperi ogni giorno per non finire in galera, in cui l’amministrazione del potere sia stabilmente distribuita fra lo Stato e le organizzazioni criminali A e B, un Paese in cui la quasi totalità della cittadinanza – che d’ora innanzi chiameremo gregge – subisca tutto cio’ passivamente in una condizione di cecità (indotta) e di miserevole insania... se ce la facciamo ad adoperarci in un tale sforzo di fantasia allora possiamo procedere concentrandoci su di una vicenda che riguarda il già citato colosso editoriale di cui tanto male alcuni tendono a pensare.
Accade che un giorno questo editore pubblichi e promuova con i suoi potenti mezzi un libro, peraltro innegabilmente interessante, che ha per argomento l’avversa organizzazione criminale B e che ne tratteggi un quadro di malvagità e violenza che presumiamo le sia proprio. Autore del testo è un giovane ai più sconosciuto che si apprende esser cresciuto nel dedalo di atrocità perpetrate dall’organizzazione B. Egli si propone, pubblicando il suo testo, di denunciare tutto il male che un sistema criminale produce sugli individui costretti loro malgrado a subirlo. Argomento non nuovo ma che egli deve trattare con particolare efficacia tanto che in breve viene riconosciuto dal gregge come il più valoroso tra i condottieri nella lotta del bene contro il male.
La prima domanda che vogliamo porci, forse retorica ma utile al fine della completezza, è: “Perché l’editore in odor di stretta collaborazione con l’organizzazione criminale A pubblica un libro che denuncia la crescente efficacia nell’operare nefandezze dell’organizzazione criminale B?” La risposta non necessita di prolungate meditazioni per essere formulata: “Per danneggiare la concorrenza, per catalizzare gli sguardi vacui del gregge in direzione di B distraendolo in tal modo dalle proprie attività.” Se poi, come si evince dalle premesse, anche lo Stato è particolarmente vicino all’organizzazione A, ne consegue che anch’esso ne trae beneficio.
Possiamo domandarci, a corollario, chi altri si avvantaggi dell’operazione editoriale brevemente narrata. Allo schieramento costituito dall’organizzazione A e dallo Stato possiamo aggiungere l’editore stesso, non tanto per il brillante bilancio finanziario della pubblicazione che ha rapidamente scalato le classifiche di vendita, quanto per aver saputo creare dal nulla un paladino del bene contro il male da potersi annodare intorno al marchio scrollando in tal modo parte del fango accumulatosi nel corso delle udienze in tribunale. Persino il gregge puo’ ben dirsi soddisfatto e tosto si trastulla del suo nuovo idolo luccicante. A conti fatti, neppure l’apparentemente vilipesa organizzazione criminale B si chiama delusa dell’evolversi degli eventi. La sua immagine pubblica ne è uscita idealizzata nella forma se non nella sostanza (che i più ancor oggi rifiutano) e mitizzata nella sua efficacia operativa. Pare anzi che la sua dirigenza attendesse da tempo l’occasione per replicare all’assoluta preponderanza mediatica della ben più nota organizzazione criminale A. Cio’ non toglie che in certi ambienti uno sgarro resta sempre uno sgarro – anche se per qualche ragione evolve in senso positivo – e solo col sangue si puo’ lavare.
Vien da chiedersi, pero’, per quale ragione questo ragazzo mosso da tali limpidi intenti finisca per scegliere, tra i numerosi e pressoché equivalenti editori disponibili, proprio quello di cui tanto si chiacchiera dentro e fuori i tribunali per le vicinanze sospette dei suoi proprietari e dirigenti all’organizzazione criminale concorrente a quella dei suoi aguzzini. Per ragionevolezza si esclude da sé l’ipotesi che il giovane non fosse a conoscenza della natura tutt’altro che cristallina dell’editore il che avvalora la tesi che ne abbia accettati gli emolumenti a ragion veduta. Forse per miopia o per eccesso di cautele nessun altro si era dimostrato interessato alla sua opera? Ci permettiamo di dubitarne. Un testo interessante e pregno di contenuti come quello della nostra storia non sarebbe passato inosservato proprio da tutti, a maggior ragione qualora fosse circolata la voce che addirittura l’editore leader del mercato era pronto a mandarlo in tipografia. Ci permettiamo altresi’ di dubitare che la scelta non sia stata meditata, tenendo conto che l’autore procedeva alla pubblicazione consapevole di mettere a repentaglio la propria incolumità fisica. Egli stesso, nel suo libro, descriveva la crudezza dei modi di coloro che si apprestava a denunciare ardentemente. Quale scudo avrebbe potuto difenderlo dalla loro reazione il giorno in cui le prime copie avessero raggiunto le librerie?
Infine abbiamo trovato chi non gioirà di tutta questa storia: il giovane autore che ha sofferto i traumi di una società malata in un Paese corrotto e - sfinito dalle troppe contraddizioni - ha creduto di poter essere più libero cambiandosi casacca. La sua posizione non è mai stata tanto incerta. Adesso il suo futuro dipende dallo share e dai vezzi di un nuovo padrone che si rivelerà più burbero ed invadente del precedente.
Il suo destino sarà di meteora o di martire, chi puo’ dirlo. Comunque vada, non sara’ stato lui a deciderlo.
Riedizione riveduta dell’articolo “Con un piccolo sforzo” del 28 agosto 2010