Con un poco di zucchero di Chiara Parenti

Creato il 16 gennaio 2015 da Nasreen @SognandoLeggend

Con un poco di zucchero

di Chiara Parenti

Titolo: Con un poco di zucchero
Autore: Chiara Parenti
Serie: //
Edito da: YouFeel / Rizzoli
Prezzo: 2.99 €
Genere: Romance
Pagine: 200

  

Trama: A trent’anni suonati Matteo Gallo, aspirante scrittore senza soldi e senza speranze, è costretto a vivere con la sorella Beatrice e “loro”, Rachele e Gabriele, i due scatenatissimi nipotini. Nessuna delle tate finora ingaggiate è riuscita a domarli. Ma ecco che, come per magia, un pomeriggio di fine settembre, un forte vento che spazza le nubi dal cielo porta tata Katie. Beatrice e i suoi bambini restano subito incantati da questa ragazza inglese un po’ stravagante e scombinata, che fa yoga, mangia verdure, va pazza per i dolci… e che con le sue storie fantastiche e i suoi giochi incredibili è in grado di cancellare l’amaro della vita. Matteo invece cercherà (o crederà) di sottrarsi al suo influsso: ma sarà tutto inutile, perché Katie compirà su di lui la magia più grande. Quella dell’amore. Dall’autrice del romanzo rivelazione dell’estate 2014 “Tutta colpa del mare (e anche un po’ di un mojito)” una nuova, divertente e supercalifragilistichespiralidosa storia d’amore, che fa rivivere il mito di Mary Poppins.

di Danylù

È andato tutto bene, o quasi, finché non ho letto il titolo del suo primo romanzo: “Tutta colpa del mare (e anche un po’ di un mojito)” che ricorda vagamente “Tutta colpa della neve e anche un po’ di New york”… Vagamente eh, il titolo non è spudoratamente uguale. (Troverete le prove inconfutabili qui: Tutta colpa della neve…)

Da subito mi è sembrato di trovare uno stile molto simile tanto da pensare che sia la stessa autrice sotto pseudonimo, oppure le sfornano con lo stampino. La stessa sensazione si ripete anche per la trama a dir poco superficiale — no no, attenzione, questa lo è ancora di più di quelle di Virginia — e chi ha letto i libri in questione si chiederà: come è possibile che una storia sia ancora più banale?

Ebbene si, è possibile. Ho letto cose che voi umani… 

In effetti definirlo un romanzo è un po’ troppo azzardato, piuttosto lo qualificheri come un racconto lungo che si legge in un due, tre orette al massimo. Leggero. Simpatico. La narrazione è scorrevole, semplice, abbastanza accattivante da farti passare sopra al fatto che, anche in questo caso, i contenuti sono davvero scadenti.

Però attenzione. La protagonista è VEGETARIANA.

Sono di parte lo so, ma mi piace il fatto che ogni tanto qualcuno dia importanza a personaggi che non  mangino necessariamente oche, polli, maiali e cose del genere.

L’unico problema di questa vegetariana, a parte il nome KATIE (non ne posso più di questo nome, giuro, scrivo un romanzo la cui protagonista si chiama Kate e la faccio morire in condizioni tragicissime e cruente!), è quello di essere una vegetariana un po’ standardizzata, sembra più una caricatura che un personaggio reale.

Non mangia carne e pesce, pratica yoga, parla di consapevolezza, sostiene Greenpeace, manda tutti in ritiro spirituale, insomma, esistono vegetariani-fanatici ma appartengono più a quella classe di new-agers che pensano di cambiare il mondo indottrinando la gente sulla conoscenza di se stessi, del proprio io e sul non mangiare carne.

Per carità, preferisco una persona del genere piuttosto che un estremista islamico (colgo l’occasione per dare la mia solidarietà a CHARLIE HEBDO, ndr.), e continuo a prediligerlo a un testimone di Geova, non me ne vogliate, quanto meno un vegetariano, seppur macchiettistico, prova a cambiare le cose evitando di mangiare carne, quindi impattando meno sull’ecosistema generale, e non abbuffandosi di carne solo perché un ipotetico Dio, spuntato da chissà quale mente malata di qualche scribacchino di duemila anni fa (chissà che droghe usavano!), gli ha suggerito di sottomere gli animali e cibarsene.

Che poi parliamoci chiaro, siccome questo Dio parlava a gente diversa, ognuno la verità se la scriveva a suo piacimento, così troviamo: “Ecco, io vi do ogni tipo di graminacee produttrici di semenza, che sono sulla superficie di tutta la terra, e anche ogni sorta di alberi in cui vi sono frutti portatori di seme: essi saranno il vostro nutrimento. E a tutte le fiere della terra, a tutti i volatili del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e che hanno l’alito di vita, io do come nutrimento ogni tipo di erba verde (Gen. 1,29-30). E Dio benedisse Noè e i suoi figli, e disse loro, “…Ogni essere che si muove ed avrà vita sarà vostro cibo; come vi diedi le piante verdi, ora vi do tutto”. (Gen. 9,1-4)

E allora mi chiedo: ha disturbi di personalità questa divinità che cambia idea dopo qualche verso? Comunque non sto facendo la recensione della Bibbia (uhm, però potrebbe essere una buona idea, la prenderò in considerazione), per cui ritorno sui miei passi e sul libro in questione.

Ciò che critico è un personaggio costruito su un cliché fin troppo abusato quello del vegetariano esageratamente artefatto. E le analogie non finiscono qui, mi ritrovo a notare tante similitudini anche con l’altro libro della Bramati, “Meno cinque alla felicità” (non mi sono preoccupata di verificare quale dei libri fosse stato scritto prima dal momento che l’intento non era quello di fare una comparazione tra romanzi).

Parliamo dei nipotini di Matteo Gallo, la voce narrante di questo libro: un maschietto e una femminuccia i cui caratteri ricordano, ancora una volta, i nipoti di Costanza, protagonista di Meno cinque alla felicità.

Insomma, bisogna davvero avere il cervello in pappa per non rendersi conto che ci propinano sempre le solite storielle: tutte uguali, tutte scritte per farci sognare, allontanandoci dalla realtà, per farci immedesimare in qualcun altro e farci vivere la sua “fantastica storia d’amore”.

Così il rospo si trasformò in principe… E la Principessa venne risvegliata con un bacio… E la Strega cattiva morì, e la maledizione scomparve e bla bla bla e tutti vissero felici e contenti. Felici de che?

Okay, mi fermo qui. Rischio di scrivere un trattato teologico-psicologico-sociologico-critico-letterario.

Bello stile. Scorre. Ma nient’altro. I’m so sorry.

Darei due stelle e tre quarti, ma non esiste questo punteggio, così mi limito a due stelle e mezzo.

Alla prossima cari appassionati sognalettori (ihihihih, la finisco molto in stile tata Katie).

Chiara Parenti dice: sono arrivata sul vostro pianeta 34 anni fa e ci sto molto volentieri. Sono giornalista e addetta stampa, ma lavoro anche con i libri che mi piacciono tantissimo. Abito a Carraia-County, una spolverata di casine tra i campi e l’A11, in provincia di Lucca. Sono brava a fare la raccolta differenziata e odio i cetrioli e le pulizie di primavera. La settimana in cui ho lavorato come rappresentante di aspirapolvere è stata la più terrificante della mia vita. Dotata di almeno 45 personalità diverse che albergano allegramente nella mia testa, adoro scrivere storie, per poter dar voce a ognuna di esse. Sono pigra e fermamente convinta che se una cosa è troppo lontana per essere presa senza alzarmi dal divano, allora è una cosa che non mi serve. Il mio motto è: non fare oggi quello che puoi tranquillamente fare domani. Ho un Topino Adorato, una Lady Gaga come gatto, e scrivo cose buffe su un blogghino che si chiama Il Giardino d’estate, che aggiorno con una cadenza giornaliera. Cioè settimanale. No, forse quindicinale. Insomma, ogni volta che me lo dicono le vocine nella mia testa.


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