Con un presente precario quale futuro ci aspetta?

Creato il 26 marzo 2013 da Cibal @CiroBalzano26


Quando anni fa
, si parlò per la prima volta della crisi finanziaria che come una bolla era scoppiata negli Stati Uniti e stava per investire come un uragano ogni nazione che era strettamente connessa al mondo della finanza d’oltreoceano, iniziai ad avere realmente terrore per il mio futuro, e come me, tanti altri giovani italiani,universitari e non.
Nonostante le mille rassicurazioni diffuse attraverso ogni mezzo mediatico dagli esponenti del governo di allora, nel tentativo ultimo di sostenere con tutte le forze possibili una roccaforte che costruita con il cartone era esposta ad ogni tipo di intemperie, la crisi colpì dopo poco tempo anche la nostra amata nazione.
Ogni sogno, che con fatica e sacrificio si cercava di realizzare nonostante le mille difficoltà tutte italiane,  veniva infranto dalle mille bugie di un’aristocrazia crudele che guardava troppo poco ai reali problemi del resto della popolazione. A contribuire a questo periodo di incertezze e paura sociale, c’era e c’è sempre stata la politica, quella che è sempre stata deputata a risolvere i problemi, a curarsi dei propri elettori, a risanare l’insanabile, che con i suoi esponenti continuava a coprirsi amichevolmente per le palesi disfatte e rimandava al mittente tutte le accuse per ciò che si manifestava ai nostri occhi ed alle nostre orecchie come un profondo mutamento sociale ed economico derivante da colpe politiche immonde.

Passano gli anni ma la pellicola è sempre la stessa, un film con immagini trite e ritrite con un sottofondo di note stonate, finito il film rimane una trama scarna di ogni significato che non ci ha lasciato nulla da imparare.

La situazione odierna peggiora di giorno in giorno.
L’attuale situazione politica non permette una programmazione lucida riguardo al futuro prossimo, data la contingenza abbastanza complicata con la quale dobbiamo convivere ormai da alcuni anni e purtroppo le uniche mosse politiche messe in atto dagli esponenti politici\tecnici di questo ultimo anno si sono limitate al solo e semplice rendiconto economico più le ormai ovvie e sempre puntuali manovre depressive volte a sfiancare l’unica fascia di popolazione che come sempre paga ogni tipo di crisi economica.
Un’analisi accurata dal punto di vista sociale può facilmente appurare che l’eterogeneità legata ai diversi ceti sociali sta pian piano scomparendo, si può dire che sia già scomparsa, lasciando di fatto spazio ad un bipolarismo effettivo nella nostra società tra poveri e ricchi. Oggi con il termine povero non si evidenzia più un “dimenticato”, un “tralasciato“, un “disadattato” e quindi non una piccola parte di popolazione che non ha le possibilità di accesso ai servizi come la restante porzione di popolazione ma oggi ci si riferisce anche a tutti quegli individui che sono stati travolti dal tritacarne economico che violentemente ha distrutto anche ogni forma di ammortizzatore sociale, una torma esagerata ha ingrossato le fila dei “nuovi poveri” contraddistinta dagli ormai famosi “Esodati“, oppure dai separati che hanno perso il lavoro, dai numerosi disoccupati costretti ad abbandonare le proprie aziende perché ormai fallite.
Quindi lo scenario che oggi a noi si manifesta è davvero inquietante. Tra le numerose preoccupazioni,come non bastassero da sole, anche la precarietà ,ormai termine inscindibile dalla nostra nazione, del nuovo governo Bersani che si presuppone, dati gli ostacoli Grillini, non di lunga durata ma si spera capace almeno di attuare una politica volta a sovvertire i meccanismi della già citata precarietà e dell’incertezza futura, termini ormai quotidiani nella giungla sociale in cui viviamo.

Cibal



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