Un altro elemento estremamente significativo dell’applicazione del sillogismo ‘classico’ (quello formale-modale) va rintracciato nella ‘concentrazione ontica‘ che attraverso di esso viene operata; concentrazione che di sillogismo in sillogismo conduce a ‘conclusioni’ di tutta implausibilità ed inaccettabili nella loro ‘assolutezza’.
Di fatto: poiché la conclusione del sillogismo classico predica di un solo elemento (il soggetto della minore) una caratteristica dell’intera classe a cui esso appartiene (predicato della maggiore) e poiché nella predicazione ontica o formale-modale non è data concretamente ‘gradualità’ alcuna di predicazione, accade che ‘TUTTO’ quanto appartiene alla ‘classe’ come tale (=le caratteristiche ontologiche, o essenze) viene ‘concentrato’ in tutta la sua portata predicativa (che in fondo è ontologica) su uno solo dei suoi elementi.
Quando poi questo avviene all’interno di una catena di sillogismi in cui ogni ‘conclusione’ diventa di fatto premessa maggiore di un nuovo sillogismo, non solo [a] tale ‘concentrazione ontica’ aumenta progressivamente trasferendo ad una ‘realtà’ di ennesimo grado inferiore l’intera portata ontica della primitiva predicazione, ma anche [b] l’inevitabile cambio di ‘classe’ di appartenenza del soggetto della nuova premessa maggiore (cioè quello dell’ultima premessa minore considerata) porta inevitabilmente a predicare tale caratteristica ‘concentrata’ di chissà quale soggetto/ente/realtà.
Le conseguenze deleterie di tale ‘caratteristica’ strutturale del sillogismo formale-modale sono visibilissime nella c.d. Scolastica, soprattutto ‘tarda’ e ‘neo’, laddove le predicazioni ‘finali’ o conclusive assumono una portata talmente assoluta da non potersi più confrontare con alcun aspetto né della realtà né, a maggior ragione, della predicazione originaria.