Concertazione, parola sconosciuta nell’Ovalia italica

Creato il 26 marzo 2012 da Ilgrillotalpa @IlGrillotalpa

La rubrica “Mischia aperta”, di Antonio Liviero per Il Gazzettino

Il meraviglioso effetto dei 74mila dell’Olimpico sembra già svanito. Il rugby italiano torna alla dura realtà. Il suo sistema di vertice, ridisegnato in fretta e furia un paio di anni fa con l’ingresso di due squadre professionistiche in Celtic League, scricchiola
pericolosamente.
All’inizio della settimana il primo colpo: la rottura della fragile pace tra Benetton e
Fir, con un secco comunicato della franchigia veneta in cui si respingono le «decisioni
unilaterali» del consiglio federale. Ieri il deflagrare della situazione finanziaria degli
Aironi con le indiscrezioni su dimissioni pesanti ai vertici della Fir: quelle del vicepresidente
Cesare Barzoni, avvocato e uomo politico di Viadana, molto vicino agli Aironi.
Il suo passo indietro, nell’aria da qualche settimana, non trova ancora conferme
ufficiali: ma voci convergenti in questo senso arrivano sia da Viadana che da ambienti federali. E ieri mattina l’interessato, raggiunto telefonicamente dal nostro giornale, non ha smentito le dimissioni, trincerandosi dietro un garbato, ma abbastanza eloquente, “no comment”.
La sua lettera sarebbe stata recapitata al presidente Fir, ma il consiglio non ne sarebbe
ancora stato messo al corrente. In attesa di saperne qualcosa di più, i rumors
attribuiscono il disagio di Barzoni, uno dei due rappresentanti italiani nel Board della Celtic, al rispetto degli impegni nei confronti della franchigia lombarda, in difficoltà economica. Vero che la Fir ha messo a disposizione gratuitamente uno staff tecnico al completo del valore approssimativo di 400mila euro. Che non è poco. Ma a quanto pare non basta, anche
perchè la federazione sarebbe pronta a mettere mano alla fidejussione degli Aironi per fare fronte ad eventuali passivi di bilancio.
Un problema quello economico che ha investito anche i rapporti con Treviso. L’erogazione
del milione della tassa annua di partecipazione alla Pro12 in aggiunta ai 2 milioni per gli ingaggi aveva portato il Benetton al ritiro del ricorso contro la riduzione degli stranieri. Purtroppo la crisi si è di nuovo aggravata. Questioni normative e di metodo. Il club veneto rivendica un coinvolgimento diretto nelle decisioni che lo riguardano, alla luce degli ingenti
costi finanziari sostenuti (oltre il 70% del budget) e della conseguente necessità di rendere
più competitiva la squadra. Nessuno nega l’impegno economico della Fir, ma a Treviso vogliono che venga riconosciuto il proprio, oltre ad una più ampia autonomia nella gestione tecnica.
In Ghirada si chiede un tavolo di confronto franchigie-Fir per concertare le scelte più
importanti. In tutte le parti del mondo le squadre di vertice sono riunite in leghe e
associazioni che ne fanno valere il peso. Il fatto che in Italia i club professionistici
siano stati ridotti a due, non fa venire meno questa normalissima esigenza che può essere
assolta, appunto, dall’istituzione di un tavolo permanente attorno al quale comporre divergenze e concertare strategie comuni. Ho l’impressione che il futuro del rugby italiano passi da qui. Il cerino ora ce l’ha la Fir.


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