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Concerti: possono farsi in sicurezza per tutti? Una riflessione

Creato il 06 marzo 2012 da Yellowflate @yellowflate

Concerti: possono farsi in sicurezza per tutti? Una riflessionePubblichiamo un interessante intervento di Giuseppe Triolo relativo alla questione spazi musicali ed incidenti sul lavoro

Ho letto su di un quotidiano nazionale le dichiarazioni di Eros Ramazzotti in cui afferma che da anni non scende al Sud perché mancano spazi adeguati e sicuri, manca professionalità, le costruzioni sono di almeno quarant’anni e mai ammodernate. Da queste parole ho avuto conferma dell’idea che mi sono fatto, cioè che alcuni cantanti farebbero bene a limitarsi a cantare per evitare di dire stupidaggini. Le affermazioni di Ramazzotti sono prive di cognizione di causa. Ramazzotti dimostra di ignorare qualsiasi nozione tecnica relativa agli allestimenti di grandi show, palesando anche gravi lacune in merito alle più elementari nozioni di geografia. Trieste, infatti, dove è successo l’analogo incidente appena qualche mese fa, non è al Sud! Su questi aspetti di geografia, Ramazzotti aveva già manifestato gravi lacune durante un concerto a Catanzaro, gridando al pubblico disorientato ”Ciao Palermo”. A parte tali inevitabili considerazioni, trovo doveroso smentire in tutto le affermazioni di Ramazzotti.
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La Calabria e il Sud hanno strutture tra le più moderne del Paese, nuovi teatri, anfiteatri, spazi di tutti i tipi. Lo stesso palasport di Reggio, inaugurato nel 1991 con Sting, è tra i più moderni, sicuri e strutturalmente all’avanguardia. Ha ospitato Campionati del mondo di varie discipline sportive fino all’altro ieri ed eventi di spettacolo di ogni tipo, dall’imponente Notre Dame De Paris, ai concerti di Renato Zero, Claudio Baglioni, Ligabue, Zucchero, fino allo spettacolo di Checco Zalone dello scorso ottobre. Al Sud ci sono teatri nuovissimi o appena ristrutturati che producono e ospitano lirica, stadi che hanno ospitato i più grandi live all’aperto, da Vasco Rossi a Elton John. Rispetto all’argomento della professionalità, probabilmente, la sua esperienza al Sud non è stata delle migliori. Se così è, dovrebbe piuttosto prendersela con le sue agenzie per la scelta dei promoter, evidentemente improvvisati, a cui hanno affidato i suoi concerti. Concludo ribadendo la mia personale opinione su quanto accaduto a Trieste e Reggio: bisogna ridimensionare alcune ciclopiche produzioni studiate per spazi al chiuso come i palasport.
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Quindici tir di roba non servono alla musica, a chi fa musica, all’Impresa Musica nel suo complesso! Inoltre, secondo me, nello specifico bisogna analizzare le nuovi soluzioni tecniche in alluminio adottate in questi concerti, in sostituzione delle consolidate e rodate strutture layher, con cui sono stati fatti per anni e continuano ad effettuarsi regolarmente, in tutto il mondo, migliaia di concerti in condizioni di totale sicurezza. Se questi gound support sono caduti giù in fase di montaggio, probabilmente, vuol dire che hanno dei livelli di rischio e di inaffidabilità tali da indurre a serie riflessioni, innanzitutto ingegneristiche.

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