Ancora un volta, Dio cammina e agisce in sinergia con l’uomo, non lo lascia solo, lo guida senza limitarne la libertà. Se il solo Spirito fosse stato sufficiente, i cardinali non avrebbero avuto bisogno di votare, sarebbe bastato un sorteggio ed ecco che, come per magia, da un’urna sarebbe spuntato il nome del nuovo Pontefice. Ma il Signore, nella sua infinita sapienza, ha chiesto e continua a chiedere la collaborazione dell’uomo per costruire un mondo d’amore e di pace come lui l’ha sempre sognato.
Prima di approssimarsi alle votazioni, i cardinali celebrano la messa pro eligendo e recitano una particolare e antica preghiera intitolata Ádsumus, dalla parola con cui si apre. Una preghiera solitamente poco nota e però di grande valore in cui invocano lo Spirito Santo chiedendo che li guidi nella scelta aiutandoli a superare parzialità e simpatie personali.
Siamo qui dinnanzi a te, o Spirito Santo Signore; siamo qui oppressi dall’enormità del nostro peccato ma riuniti in modo speciale nel tuo nome.
Vieni a noi e resta con noi; degnati di penetrare nei nostri cuori.
Insegnaci tu ciò che dobbiamo fare, indicaci il cammino da seguire, e mostraci come operare perché con il tuo aiuto possiamo piacerti in tutto
Sii tu solo a suggerire e a portare a compimento le nostre decisioni, perché tu solo, con Dio Padre e con il Figlio suo, hai un nome santo e glorioso.
Non permettere che sia lesa da noi la giustizia, tu che ami la perfetta equità.
Non ci faccia deviare l’ignoranza, non ci renda parziali l’umana simpatia, non c’influenzino cariche o persone; tienici invece fortemente stretti a te col dono della tua grazia, perché siamo una cosa sola in te e in nulla ci discostiamo dalla verità.
Proprio perché riuniti nel tuo nome, fa’ che sempre sappiamo praticare la giustizia temperandola con la pietà così che quaggiù il nostro giudizio non si discosti mai dal tuo, e un giorno ci sia dato, per le nostre responsabilità ben adempiute, il premio eterno. AMEN
L’augurio di ogni cristiano è che i cardinali aprano la mente e il cuore e ascoltino la voce soave dello Spirito. Tanti i nomi dei papabili. Il filippino Luis Antonio Tagle, dato per favorito fino a qualche giorno fa, è finito in ombra mentre salgono le quotazioni dell’italiano Angelo Scola e i cardinali statunitensi Donal e O’Malley. Chiunque sarà il nuovo Papa, avrà il difficile compito di far riavvicinare la Chiesa al mondo dei credenti. Benedetto XVI è stato per alcuni versi grande innovatore, per altri è rimasto legato alla tradizione mancando di compiere quei passi ormai divenuti decisivi.
La Chiesa, sempre pronta ad accogliere i suoi figli, deve ora diventare missionaria e andare incontro all’uomo, come il padre che corre verso il figliol prodigo. Deve sapersi aprire alle istanze della modernità avendo il coraggio di discutere, con mentalità aperta, di temi quali la comunione ai divorziati, il riconoscimento delle coppie di fatto, il testamento biologico. Improbabile che si arrivi a mettere in discussione, oggi, il celibato dei sacerdoti. Ma la Chiesa, per troppo tempo distante dal mondo reale in cui i suoi credenti vivono, soffrono e sperano, deve avere il coraggio di andare incontro ai cristiani e dare loro risposte adeguate ai problemi della modernità, prendendo atto dei cambiamenti in corso nella società e non fingendo semplicemente che determinati fenomeni non esistano, o che basti condannarli per farli scomparire.