Le offerte speciali lasciano spazio agli aumenti sui prezzi dei carburanti. Erano riusciti a far rifare il pieno agli italiani, ma adesso il carburante si attesta intorno all’euro e 64 cents al litro per la senza piombo. Per evitare che a settembre si assista ad un vero e proprio shock…Rocco e le pompe: non pensate subito al Siffredi, piuttosto è il Papaleo ad essere protagonista dell’estate pubblicitaria italiana.
Riparti con Eni ha lanciato la riscossa delle compagnie petrolifere al crollo verticale del consumo di benzina e diesel per locomozione, confermandosi come la prima compagnia ad adottare una politica di sconti che, per qualche settimana, ha avuto il merito di rilanciare i consumi dei prodotti da raffineria.
Per qualche settimana ci si è illusi sul fatto che le compagnie avessero compreso che l’unico modo per ripartire fosse optare per una riduzione dei prezzi che invogliasse al consumo. E invece no, il bluff è servito.
Già dai giorni scorsi abbiamo assistito ad una serie di rincari, di un centesimo secondo i notiziari. Tant’è che la Esso, che fino ad una settimana fa vendeva la verde ad un euro e sessantun centesimi,questa settimana offre lo stesso prodotto ad €1,643. Oltre tre centesimi d’aumento, un po’ come gli scudetti della Juventus che per alcuni sono trenta, ma per la Lega Calcio son ventotto. Eni è passata addirittura ad €1,65 (link verificato alle ore 2.06 di oggi, 21 luglio) vanificando di fatto i risultati di immagine conseguiti nelle scorse settimane.
Le motivazioni , che stanno motivando questa nuova serie di rincari di cui abbiamo già riferito nelle scorse settimane, sembrano risiedere nella necessità di spalmare le perdite che i gestori accusano a causa degli sconti: logicamente si vende più benzina nella sola giornata di sabato che in tutto il resto della settimana, quando i prezzi talvolta superano l’euro e ottanta cents. A questo dobbiamo aggiungere il fatto che per ogni litro di carburante venduto, circa sessanta cents finiscono nelle tasche dell’erario, finendo per diventare un’importante entrata fiscale su cui lo stato ha potuto contare in maniera ridotta, essendosi ridotti i litri di prodotto venduto a causa degli infiniti aumenti.
Il rischio dell’estate più calda degli ultimi 30 anni era che ci si disabituasse di colpo a pagare la benzina a quasi due euro al litro.
Dovevano riabituarci al loro assurdo prezzo, ma sono le sostanze a mancare, i liquidi: a settembre, quando tutto questo rumore sarà cessato, ritorneremo a viaggiare con dieci euro di benzina nel serbatoio per andare a lavoro, l’estate sarà passata e il turismo su gomma praticamente estinto. E ci saranno tante “Gela” in giro per l’Italia, perché il fabbisogno sarà nettamente ridimensionato, e con esso la produzione che sarà ridotta.
Gli aumenti ci sono e sono visibili.
in meno di un mese si è passati da €1,564 di tre settimane fa agli 1,64 di ieri sera, sempre in modalità self service prepagato: un bell’aumento, che influisce non poco sui dati dell’inflazione recentemente analizzati.
Peccato per i consumatori, che speravano finalmente di aver detto addio al cartello dei petrolieri. Certo, ci si potrebbe contestare che avendo la Esso iniziato per prima la campagna questa settimana,ha giocato un po’ sul prezzo che domani i consumatori si aspettano alle pompe Eni che sarà (udite, udite!) di un euro e 65: cinque-sei centesimi di sconto, su un prezzo popolare. Ma come al solito, gli italiani non se ne accorgeranno e riempiranno i serbatoi anche questa settimana.
Altro che fine del cartello e inizio della vera concorrenza: era solo una strategia per farci riassaporare il gusto di una passeggiata serale in auto o moto, per riabituarci alla sensazione del serbatoio pieno. Nessuna speranza per la vera concorrenza, episodica.
Non meravigliamoci se nei prossimi mesi le raffinerie inizieranno ad utilizzare la cassa integrazione. E Marchionne eviti di chiedersi perché gli italiani non comprano auto, il motivo è presto detto: preferiscono mangiare.
E queste cose, uno pseudomanager, dovrebbe saperle…