Concorrenza sleale a mezzo stampa

Creato il 06 maggio 2012 da Laverita

Per essere un Paese normale avremmo bisogno anche di una Stampa indipendente e non di parte (la parte naturalmente è quella del miglior offerente).
Per questo molti giornalisti non si oppongono a possibili leggi liberticide nei confronti dei blogger, temono la concorrenza.
Il 29 aprile sui principali quotidiani c'era una pagina dedicata al primo viaggio del nuovo treno privato di Montezemolo, Della Valle, Punzo, Generali (15%), Banca Intesa (20%) e Ferrovie francesi (20%).
Il risalto dato alla notizia variava da giornale a giornale, più la posizione era migliore o lo spazio maggiore, più i toni erano trionfalistici: la "liberazione" dal servizio pubblico statale e l'avvento salvifico del liberismo privato!
Ormai quasi nessuno ricorda perché nacquero le Ferrovie dello Stato nel 1905.
In Italia la rete Ferroviaria era affidata, tramite delle convenzioni, a tre distinte compagnie private: la Società Italiana per le strade ferrate meridionali, la Società per le strade ferrate del Mediterraneo e la Società per le strade ferrate della Sicilia. Il problema era conseguenza della logica del profitto, che impediva di investire dove non c'era abbastanza domanda, privando le aree più povere del Paese del principale mezzo di trasporto dell'epoca.
Se da una parte si massimizzano i ricavi, dall'altra si cerca di limitare i costi, a scapito anche della sicurezza, come è capitato in Inghilterra negli anni '90 a seguito della privatizzazione.
Corsi e ricorsi storici, anche oggi la Nuovo Trasporto Viaggiatori dimentica il Sud, concentrando il servizio sulle tratte più redditizie, costruite con i soldi di tutti i contribuenti.
A breve chiederanno anche di pagare pedaggi più bassi perché, secondo una prassi consolidata, l'unico investimento che in questo Paese deve essere ripagato è quello privato.

Ma torniamo ai giornalisti italiani e ai loro articoli promozionali.
Michele Smargiassi su Repubblica del 29 aprile (intera pagina 19) ci svela una grande novità: il wi-fi gratis! Peccato che chi prende il Frecciarossa lo usa già da 2 anni.
Poi si prodiga nel cercare di giustificarne il malfunzionamento già dal primo giorno, spiegando che c'erano troppi dispositivi connessi. Così sembra che il progettista sia stato pessimista, forse non credeva che sarebbero mai riusciti a riempire i 450 posti disponibili.
Per i bagni sempre occupati addirittura si supera, secondo lui, è stato frutto dell'eccitazione. Apprezziamo l'ironia, ma avremmo gradito anche qualche bagno in più. Ad esempio sul Frecciarossa ce ne sono 20, nonostante sia stato progettato 25 anni fa.
Maria Corbi sulla Stampa (29 aprile - pagina 25) è più asettica, evita eccessivi entusiasmi, ma dimentica anche il senso critico.
Ci spiega l'offerta, come avrebbe fatto una brava hostess della Nuovo Trasporto Viaggiatori e aziendalmente minimizza le pecche riscontrate dalle associazioni dei consumatori.
Sulla Nazione, il Resto del Carlino, e il QN a pagina 9, Nuccio Natali ha il compito di celebrare questa effemeride.
Inizia con qualche incertezza facendo notare la calca per salire a Roma Tiburtina, ma poi si riprende, regalando elogi per tutti. Ingenuamente avrà pensato che il trambusto in salita fosse sintomo del successo del nuovo treno, e infatti ha anche sottolineato orgogliosamente che è partito con 6 minuti di ritardo, senza chiedersi quale fosse la vera causa: cioè il numero delle porte, si scende e si sale da appena 10 porte, la metà rispetto a un "vecchio" Frecciarossa.
Poi si lascia prendere la mano dagli elogi, parlando del personale dice che "se fossero pagati in rapporto ai sorrisi avrebbero tutti stipendi da top manager". La battuta ha un risvolto amaro, purtroppo in Italia i giovani, anche se competenti, motivati e laureati vengono sottopagati. Questo vale per gli avvocati tirocinanti, i ricercatori, gli architetti e purtroppo anche NTV non fa eccezione. Non molto tempo fa Eurostat, l'istituto di statistica europeo, ci ha confermato che abbiamo gli stipendi più bassi del continente.
Fulvio Bufi, sul Corriere della Sera, deve accontentarsi di un piccolo spazio, nella parte bassa di pagina 27, che usa per un'onesta cronaca senza sbavature, forse avendo Della Valle tra gli azionisti di RCS sarebbe stato troppo spudorato, e poi il giorno prima sul Foglio avevano già fatto dell'ironia per alcuni editoriali anti Ferrovie dello Stato dei giorni precedenti. Meglio stare calmi per un po', avranno pensato.
Anche il Sole 24 Ore sceglie un basso profilo, relegando il pezzo a pagina 18, a firma An.Mari. Si tratta di un breve articolo, dedicato in buona parte alla denuncia del Codacons sullo sbarramento incontrato da chi viaggia in classe Smart e avrebbe voluto vedere la Prima.
Abbiamo trovato piccoli articoli nelle pagine interne anche su Avvenire, che con un titolo equilibrato da notizia sia delle critiche del Codacons, che dell'entusiasmo per la novità; sul Messaggero, invece ricordano come il coefficiente di riempimento fosse in linea con le partenze per il ponte del primo maggio.

Pochissimi hanno fatto notare che i prezzi sono praticamente uguali, e chi ne parla lo fa per convincerci che la competizione non li fa abbassare, ma sia qualcosa attinente al colore del sedile o alla bellezza del personale femminile. Come la mettiamo allora con la retorica sui vantaggi della concorrenza?
Insomma i privati si scelgono le tratte più redditizie, che avrebbero potuto finanziare i servizi per i pendolari, e fanno pure gli stessi prezzi di quando c'era il monopolio.
Sono due le cose: o i prezzi erano già bassi oppure ci stanno fregando!
Sembra che la concorrenza serva solo a far abbassare gli stipendi di chi lavora, grazie all'assenza di regole che impediscono di fare dumping sociale. Le FS lamentano una forma di concorrenza sleale perché i nuovi concorrenti pagherebbero il proprio personale circa il 30% in meno.
L'unico giornale che ne ha parlato è stato l'Unità a pagina 25, con un articolo della deputata del PD Silvia Velo, che fa parte anche della Commissione Trasporti. Ricorda come questo Governo abbia cancellato inopportunamente la norma che obbligava le imprese ferroviarie ad adottare il Contratto Nazionale di settore, a cui aveva dato parere favorevole anche l'Antitrust. Serviva non solo a tutelare i lavoratori e gli standard di sicurezza, ma anche a garantire regole uguali per tutti.
Con una disoccupazione giovanile al 36% il potere contrattuale dei lavoratori è praticamente nullo e possono permettersi il ricatto: se non ti sta bene ce ne sono altri dieci disposti ad accettare.
Lo fa Marchionne, minacciando gli operai FIAT di portare la produzione in Serbia. Qualcuno gli chieda perché la Volkswagen paga i propri operai 3 mila euro?
Sappiamo che forse è il momento meno adatto, nel settore ferroviario a dicembre dello scorso anno sono rimaste a casa 800 persone, sono anni che chi va in pensione non viene rimpiazzato e i 900 assunti dalla nuova compagnia fanno sicuramente piacere, ma non devono diventare un parametro per livellare verso il basso le retribuzioni e le condizioni di lavoro.
Per una volta guardiamo a quanto prende un capotreno svizzero, un macchinista francese o tedesco, e date agli italiani lo stesso stipendio.
Anche così si contribuisce a far ripartire l'economia, pagando il giusto le persone, che potranno permettersi di spendere di più e far assumere così altra gente, che a sua volta potrà comprare una casa, servizi, viaggiare... insomma vivere dignitosamente.


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