Condannata la complottista che imbrattò “la Libertà” di Delacroix

Creato il 15 marzo 2014 da Retrò Online Magazine @retr_online
mar 15, 2014    Scritto da Gabriele Ciuffreda    Attualità, Cultura 0

Condannata la complottista che imbrattò “la Libertà” di Delacroix

Poco più di un anno fa, Ingrid Capola decise di imbrattare con un pennarello indelebile, uno dei capolavori più famosi, suggestivi e studiati dell’epoca moderna: “La Libertà che guida il popolo” di Eugène Delacroix.
Il 14 marzo a Lille la donna è stata condannata a otto mesi di reclusione con la condizionale. Sfiorando l’eufemismo, a Igrid è andata pure bene: per il danneggiamento di un’opera d’arte affidata ad un museo, la donna rischiava fino a sette di prigione e un pagamento di una multa di 100 mila euro.
La 29 enne dovrà sottoporsi obbligatoriamente a una terapia psichiatrica e diverse sono le pene amministrative a lei inflitte dal tribunale: divieto di frequentazione di musei per un tempo prova di due anni, risarcimento di 1255,80 euro per danni materiali e altri 5 mila euro per danni morali.
Fruitori dei soldi la sede distaccata del Louvre a Lille, nel nord della Francia.

Ingrid Capola il 7 febbraio 2013 attende l’orario di chiusura del museo  e  una volta davanti al patriottico quadro impugna il suo pennarello e scrive sulla superficie del dipinto “AE911” per 30 cm di lunghezza e di 6 di altezza.  A fermarla un visitatore e un agente di sorveglianza icreduli.

La sigla AE911 è l’acronimo di un movimento americano che agisce attraverso il sito www.ae911truth.org, con iscritti sostenitori della teoria complottista che vedrebbero gli Stati Uniti colpevoli di un auto-attentato durante gli attacchi a New Tork alle Torri Gemelle l’11 settembre. L’organizzazione, che vede iscritti  architetti, ingegneri oltre che semplici cittadini (circa 15000) rivendica un’inchiesta indipendente del Congresso sui drammatici fatti del Word trade center.
L’associazione smentì immediatamente qualsiasi coinvolgimenti nell’attentato  al dipinto di Delacroixmconsiderando l’atto della donna un caso isolato ed estremo.

Dalla perizia del danno e dalle prime dichiarazione della direzione del Louvre, la scritta risultò superficiale e facilmente eliminabile. E per fortuna fu così, dopo una verifica da parte del dipartimento di Pittura del Louvre, il quadro è stato restaurato perfettamente continuando ad attirare centinaia di migliaia di visitatori ogni anno.

Eugène Delacroix nel 1831, ispirato dalla rivolta popolare avvenuta a Parigi nel luglio dello stesso anno, e contro le politiche reazionarie di Carlo X diede alla luce “La Libertà che guida il popolo”. Capolavoro assoluto ed simbolo emblematico del Romanticismo e delle sue aspirazioni. La donna a seno nudo issando una bandiera tricolore incarna nello stesso momento la patria e la libertà, valore costituzionale fin dagli albori della Rivoluzione francese. La figura femminile viene raffigurata con sembianze classiche quali la “Nike” e le divinità greche, un ibrido tra dea e donna del popolo completamente fuori luogo nel contesto del dipinto, con tutti i riferimenti all’epoca di apparteneza: il borghese intellettuale col cilindro che imbraccia un fucile, il rivoluzionario proletario che sguaina la spada e il ragazzino alla destra della “Francia”, simbolo di coraggio e delle nuove generazioni.
Davanti a tutto ciò i cadaveri, a rappresentare il sacrificio alla causa.

Ciclicamente l’opera di Delacroix è stata nella storia un punto di riferimento per i moti rivoluzionari e di protesta della storia contemporanea: dalla guerra civile spagnola ai  moti del maggio del ’68 passando per  la liberazione della Francia dopo la seconda guerra mondiale.
Nella sua ingenuità Ingrid Capola , tramite il sabotaggio di un simbolo assoluto di libertà, volle attirare l’attenzione inneggiando agli stessi valori elevati dal Delacroix che lei stessa, in maniera ignobile, stava deturpando.


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