Condannato a morte un dissidente tibetano. Un appello a Pannella e ai radicali

Creato il 21 novembre 2010 da Milleorienti

Riprendo dal blog di Piero Verni un recentissimo post che riporta una terribile notizia: «Sonam Tsering, un giovane tibetano che nel 2008 aveva partecipato attivamente alle manifestazioni indipendentiste svoltesi a Lhasa, è stato oggi condannato a morte dalla Corte di Giustizia della capitale della Regione Autonoma del Tibet. Dopo la repressione della rivoltaSonam Tsering era sfuggito all’arresto ma nell’ottobre 2009 le forze di sicurezza di Pechino lo avevano catturato grazie anche a una taglia messa a disposizione dal governo. Con Sonam Tsering, la cui esecuzione è fissata per il 2012, sono stati condannati altri sette tibetani accusati di averlo aiutato durante la latitanza. Le pene di questi altri imputati variano da uno a sette anni. Fonti attenbili riferiscono che a Lhasa la tensione è forte e la città è presidiata ancor più del solito dalle pattuglie della Polizia Armata e dell’esercito.

Appare chiaro che Pechino ha scelto il pugno di ferro per tentare di normalizzare la situazione in Tibet, sia nella regione Autonoma sia nelle aree tibetane comprese nelle regioni del Quingai e del Sichuan. Solo poche settimane fa la cittadina di Rebkong era stata teatro di una grande manifestazione di studenti tibetani che protestavano contro l’eliminazione della lingua tibetana dalle scuole di ogni ordine e grado. L’agitazione si era ben presto estesa ad altre contee raggiungendo il 22 ottobre anche Pechino dove 400 giovani hanno dimostrato a difesa della loro lingua nell’area della Università Minzu, quella dove studiano le minoranze. E se la reazione poliziesca a queste manifestazioni si era limitata ad una brusca opera di intimidazione, molto dura è stata invece la sentenza della Corte di Appello del Popolo di Lhoka che ha condannato due uomini di affari tibetani, Sonam Bhagdro e Tashi Topgyal arrestati nell’estate 2009, rispettivamente a quindici e cinque anni di prigione per “attività politica sovversiva”.

Non penso sia necessario sottolineare quanto sia grave la notizia. Penso che fin da oggi dovrebbe partire una mobilitazione internazionale per salvare la vita di questo ragazzo e mettere sotto accusa un regime che non vede altro modo per risolvere le questioni se non la repressione più spietata e sanguinaria. Visto che, ahinoi, siamo in Italia dove da diverse settimane è in atto una campagna per salvare dal boia uno dei principali collaboratori di Saddam Hussein (“Nessuno Tocchi Tarek Aziz”) si potrebbe chiedere a Pannella e ai radicali di mobilitarsi a maggior ragione per un giovane tibetano colpevole solo di aver manifestato a favore della libertà del suo Paese».

Fin qui il post di Piero Verni, a cui mi associo, e mi auguro che Marco Pannella,  il Partito Radicale (sulla cui vicinanza alla questione tibetana abbiamo già discusso qui) e chiunque abbia a cuore il rispetto dei diritti umani faccia sentire la propria voce sulla questione.