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Conferenza stampa: David Garrett presenta Il violinista del diavolo

Creato il 25 febbraio 2014 da Oggialcinemanet @oggialcinema

25 febbraio 2014 • Speciale Cinema - Eventi, Vetrina Cinema

David Garrett, il Paganini del 2014.

Il musicista David Garrett, classe 1980, metà tedesco, metà statunitense è il protagonista de Il violinista del diavolo, il film di Bernard Rose (il regista inglese dell’horror onirico Candiman), che uscirà in sala il 27 febbraio, in cui è interprete del celebre musicista genovese Niccolò Paganini e arrangiatore della colonna sonora. Garrett è famosissimo per essere uno dei violinisti contemporanei più talentuosi in circolazione, conosciuto dal grande pubblico per il suo repertorio di musica crossover (riarrangiamento di musica contemporaneo per il violino) in particolare per il suo repertorio rock che spazia dai Metallica ai Guns and Roses. Come Paganini, Garrett iniziò a suonare il violino precocemente: il suo primo strumento lo ricevette all’età di 4 anni e a 10 fece in pubblico la sua prima apparizione. E’ celebre per aver suonato in un programma in inglese, nel 2008, con il suo costosissimo stradivari “Il volo del calabrone” in un minuto e sei secondi, un pezzo per il violino – hard core potremmo definirlo, perché velocissimo e difficilissimo – che lo ha fatto entrare nel guinness dei primati. Il musicista-attore era presente a Roma alla conferenza di presentazione del film Il violinista del diavolo dove ha detto: “Amo le sfide con me stesso e mi sono detto proverò a fare Il volo del calabrone nel modo più veloce possibile e ci sono riuscito”.

Perché hai scelto di interpretare Paganini?

Chiunque inizi a studiare il violino prima o poi si deve confrontare con le opere di Paganini, perché la sua musica articolata testa le capacità tecniche di un violinista. Per me Paganini è un’icona e aver potuto lavorare su una colonna sonora composta dalle musiche di questo genio è stata una sfida e un sogno che si è avverato.

David-Garrett

David Garrett alla conferenza de “Il violinista del diavolo”

Nel film quanto c’è di vero e quanto di mitologia?

Ci sono molte leggende sulla storia di Paganini, lui ha cercato di non far trapelare molto sulla sua vita privata proprio per lasciare quest’aura di mistero intorno a lui. Oggi diremmo che è stato bravo soprattutto dal punto di vista pubblicitario: si sa che meno si dice di sé e più si attira pubblico. Quando ci si avvicina a Paganini si deve sempre giocare con questa leggenda, perciò abbiamo mantenuto l’aspetto misterioso, ad esempio inserendo nella storia l’episodio in cui si racconta che Paganini potesse suonare un intero concerto con una sola corda di violino, rimanendo a metà tra verità e mito. Per la scelta della musica abbiamo preferito una linea quasi pedagogica, inserendo i pezzi che mostrassero le innovazioni che Paganini apportò nella classica, come il pizzicato con la mano sinistra, i toni alti, la velocità incredibile con cui suonava: è come se avesse costruito una Ferrari 200 anni fa. Lui è stato un po’ il Jimi Hendrix della musica classica, ha ricoluzionato tutto e ha inventato tantissimo.

Quindi anche nella musica classica bisogna essere rock and roll per diventare mito?

Nel film Paganini assume sostanze proibite. In realtà quelle sostanze, come il mercurio ad esempio, servivano a curare malattie sessualmente trasmissibili e non per farsi un trip come negli anni ’70. Però queste sostanze creavano spesso dipendenza. Credo che nonostante Paganini facesse uso di sostanze stupefacenti amasse la vita. Un artista ha una vita fatta di gioia e stress, perciò non condanno chi decide di fare “un certo tipo di vita”, a patto che il risultato artistico non ne risenta

Ami di più la musica classica o il crossover?

La musica classica è la mia casa, dove mi sento a mio agio, la amo profondamente. Però anche quando casa tua ti piace, ogni tanto ti concedi una vacanza, così quando ci ritorni la apprezzi ancora di più. L’importante è che ogni sforzo dell’artista sia fatto per il pubblico, per attirarlo, soprattutto quando si ha in mano un buon prodotto. Per me il crossover è una necessità. Non lo suono per diffondere tra i giovani la classica, lo sento dentro. E in fin dei conti anche Paganini faceva così: prendeva musica popolare e faceva delle variazioni. Così il pubblico riconosceva la melodia e ne era attirato.

C’è qualcosa che ti accomuna con Paganini o qualcosa che di lui non riuscirai mai ad eguagliare?

E’ difficile confrontarsi con questa figura dove vige sempre l’ambiguità. Io ho lavorato sulle sue partiture soliste, ma ad esempio le orchestrazioni originali del maestro non esistono. Perciò ho fatto gli arrangiamenti sul mio gusto, soprattutto ho lavorato per evitare che i pezzi risultassero datati. Direi che i confronti sono fuori luogo.

David Garrett con il suo Stradivari

David Garrett con il suo Stradivari

Anche tu hai un manager che è un diavolo come il personaggio di Urbani nel film?

Anche io ho avuto i miei problemi. Se non sei forte e non riesci a creare distacco, il tuo manager potrebbe approfittarsi di te. Ad un certo punto ho deciso di scegliere una persona che ascoltasse cosa volevo fare della mia vita e della mia carriera. La relazione è sempre molto critica, perché il manager fa di tutto per spingere la tua carriera al massimo. Si deve cercare un equilibrio, anche se è difficile.

Farai altri film da attore?

Inizialmente dovevo solo occuparmi degli arrangiamenti della colonna sonora de Il violinista del diavolo. Solo dopo abbiamo deciso che il ruolo di Paganini sarebbe stato più convincente se fosse stato interpretato da un vero violinista, perché il violino è uno strumento molto visivo e si vede quando l’attore non lo sa suonare. Meglio avere un musicista vero e non Al Pacino, mi sono detto. Tutto quello che vedete nel film io l’ho vissuto sulla mia pelle, perciò è tutto facilitato. Lo stress, gli impresari…ho cercato di essere me stesso. Credo che questo film resterà l’unico.

La colonna sonora del film è contenuta nel disco prodotto dalla Universal “Garrett vs. Paganini”, in cui è possibile ascoltare anche un duetto con il tenore Andrea Bocelli.

Federica De Masi per Oggialcinema.net

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